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Riforma Pensioni 2021: cosa bolle in pentola

Pubblicato: 30/09/2020 14:34

Il Governo Conte 2 manda in ‘pensione’ Quota 100. E’ questa la novità di spicco della Riforma Pensioni 2021, ma non l’unica.

Non è all’ordine del giorno il rinnovo” di Quota 100 – ha annunciato il premier Giuseppe Conte al festival dell’Economia di Trento. Quota 100 voluta da Conte I viene bocciata da Conte II.

Il presidente del Consiglio ha annunciato altri interventi previsti per la Riforma Pensioni 2021. Conte punta sulla differenziazione nel trattamento pensionistico. “Dobbiamo fare una lista dei lavori usuranti” ha spiegato il premier.

L’interesse dei sindacati è garantire a tutti la maturazione dei 41 anni di contribuzione. Si valuta la proroga di Quota 41, Opzione Donna, il prolungamento e potenziamento di Ape sociale e l’introduzione della pensione di garanzia per i giovani.

Vediamo in dettaglio tutte le novità sulle pensioni che potrebbero essere introdotte dalla nuova Legge di Bilancio 2021.

Riforma Pensioni 2021: Quota 100 alla scadenza non sarà rinnovata

Quota 100, che consente l’uscita anticipata dal lavoro a tutti coloro che ne sono esclusi per mancanza di requisiti, ha una scadenza: 31 dicembre 2021.

Nel 2022, non sarà rinnovata: si concluderà la sperimentazione di una misura che offre la possibilità di andare in pensione in anticipo quando la somma tra età anagrafica e contributi versati dà come risultato 100 (età minima di 62 anni e 38 anni di contributi). Tale misura comporta un taglio dell’assegno di almeno l’8%.

Riforma Pensioni 2021: un occhio di riguardo per chi svolge lavori usuranti

Per le occupazioni usuranti non possiamo prospettare una vita così lunga” ha evidenziato Conte. I lavoratori che svolgono attività gravose ed usuranti. dal 2022, potrebbero andare in pensione a 62 o 63 anni con un’anzianità contributiva di 36 o 37 anni senza alcuna penalizzazione.

L’opportunità di andare in pensione a 62 anni dovrebbe essere valutata dai sindacati. Per questi ultimi è, comunque, prioritario assicurare l’uscita dal lavoro a tutti con 41 anni di contribuzione.

I sindacati hanno anche proposto l’aumento delle pensioni minime per il 2021 a 780 euro per tutti i lavoratori e di estendere la quattordicesima ai pensionati attualmente esclusi.

Gli assegni pensionistici verranno rivalutati? E’ ancora presto per rispondere.

Pensione anticipata a 64 anni?

L’età pensionabile 2021 per la pensione di vecchiaia resta invariata a 67 anni sia per gli uomini sia per le donne.

E’ in cantiere l’ipotesi di flessibilità per tutti gli altri lavoratori (tolti coloro che svolgono lavori usuranti). Tale ipotesi prevede, dal 2022, una soglia di uscita minima dal lavoro a 64 anni di età con almeno 37-38 anni di contributi.

Tale ipotesi include una penalizzazione associata al calcolo contributivo per ogni anno anticipato rispetto alla pensione di vecchiaia (67 anni). Una penalizzazione nell’ordine del 2% almeno per ogni anno di anticipo rispetto ai 67 anni di età.

Quota 41, Ape Sociale, Opzione donna: un pacchetto di oltre 500 milioni

Nel piano di Riforma pensioni 2021 su cui si sta lavorando, rientrano ulteriori tre interventi:

– proroga di Quota 41 (per i lavoratori precoci, invalidi al 74%, caregivers, ecc.), che prevede 41 anni di contributi versati;

– proroga di Opzione Donna che consente alle lavoratrici di andare in pensione a 59 anni (autonome) o 58 anni (dipendenti) avendo maturato almeno 35 anni di contribuzione. Una pensione anticipata che comporta una forte penalizzazione sull’assegno;

– prolungamento e rafforzamento dell’Ape Social. I sindacati chiedono l’estensione dei beneficiari a coloro che svolgono attività gravose, usuranti e più esposte al rischio di contagio da Covid-19.

Un pacchetto che potrebbe valere oltre 500 milioni e per il quale il Governo intende usare cautela. La priorità è dare la precedenza all’attuazione della Riforma fiscale 2021, all’avvio dell’assegno unico ed a non generare nuovo deficit per la Legge di Bilancio.

Pensione di garanzia

Il Governo Conte ha in programma anche di incrementare il Fondo previdenziale integrativo pubblico con la pensione di garanzia per assicurare ai giovani con carriere discontinue una copertura previdenziale concreta.

Per i giovani che rischiano un basso trattamento come assegni di tipo sociale, la proposta è svincolare l’assegno Inps da 1,5 volte il minimo per rendere il trattamento più flessibile evitando il rischio di andare in pensione dopo i 70 anni di età.