Oggi in aula, nell’ambito del processo ad Oseghale, hanno parlato due testimoni chiave: Lucky Awelima e Desmond Lucky, attualmente detenuti per detenzione e spaccio e precedentemente indagati nell’ambito dell’omicidio di Pamela Mastropietro.
Oltre a loro è stata ascoltata in aula la criminologa Roberta Bruzzone, consulente dell’accusa.
Fondamentali le intercettazioni
Lucky Awelima e Desmond Lucky hanno fortemente smentito l’ipotesi di una loro presenza nella casa di Oseghale il giorno dell’omicidio. Anzi, dichiarano di non essere mai stati lì, né prima né dopo. Questa tesi sarebbe confermata dal fatto che le accurate analisi della scientifica nella mansarda di via Spalato non hanno trovato traccia alcuna dei due nigeriani.
A parlare di loro era stato proprio Oseghale, che sia agli inquirenti sia nelle intercettazioni ha raccontato che sarebbero stati loro ad essere direttamente coinvolti nella morte della ragazza: loro, al contrario, hanno dichiarato di conoscere Oseghale ma solo in maniera superficiale.
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Preziose sono state le varie intercettazioni fatte in carcere in cui i due parlano tra di loro in nigeriano (nel tentativo di non farsi capire).
In una di quelle conversazioni si sente Awelima dire: “Lui mi disse che una ragazza dormiva da lui e quando ci siamo sentiti sentivo che la ragazza piangeva. Mi ha chiamato, io sentivo che qualcuno russava, e mi ha detto se volevo fare sesso con una bianca e io risposto che non mi piaceva”.

Poi, dialoghi sullo smembramento del cadavere: “E qualcuno fosse morto a casa tua, tu cosa avresti fatto? Per questo l’ha tagliata, come facevano loro in epoca loro” dice Awelima, e Desmond: “Perché non l’ha mangiato? Poteva mangiarlo. La testa avrebbe dovuto buttarla ma il cuore lo poteva mettete in frigo e lo mangiava piano piano”.
E ancora Awelima: “Mi vengono i brividi.
Oseghale conosce bene il corpo di una donna, lo faceva prima, sapeva bene dove andare, lui lo sa fare”.
Bruzzone in aula
Roberta Bruzzone è stata incaricata di fornire un quadro psicologico di Pamela all’interno della comunità. Durante il processo ha spiegato come la sua situazione fosse quella di una persona con forti instabilità psicologiche che non potevano essere ignorate da coloro che la incontravano : “Nei suoi confronti era necessario un trattamento precedente che Pamela non ha seguito. Si sono verificate rabbia, instabilità, sessualità promiscua.
Ha agito come un detonatore avendo un rifiuto di quel contesto perché non era in grado di gestirlo. Parliamo di un soggetto profondamente degradato e con una personalità profondamente deficitaria”.
