Vai al contenuto

Manduria, la fidanzata di uno dei coinvolti diventa super testimone

Pubblicato: 02/05/2019 09:52

È stata diffusa una notizia sconvolgente nel contesto della vicenda del pestaggio di Manduria: pare infatti che la fidanzata di uno dei ragazzi coinvolti si sia palesata che testimone contro il branco. A diffondere la notizia nella giornata di ieri è stato Il Corriere della Sera, che ha riportato alcuni dettagli riguardo alla supertestimonianza.

Lei aveva visto i video su Whatsapp

I legali di alcuni dei ragazzi coinvolti riportano che attualmente i minorenni si troverebbero in uno stato di forte turbamento, così come le loro famiglie. Non si tratta di giovani provenienti da una dimensione di degrado, bensì ragazzi di buona famiglia. Il ragazzo la cui fidanzata è andata a deporre non era tra gli 8 fermati di qualche giorno fa: ha scoperto delle violenze quando il fidanzato le ha girato alcuni dei video via WhatsApp. Quando li ha visti, ha deciso di andare dalla polizia e consegnare i filmati, per poi deporre raccontando quello che sapeva della loro provenienza e cercando anche di aiutare gli inquirenti ad identificare alcuni dei giovani presenti nei filmati.

Tutti gli articoli sul pestaggio di Manduria

Nel commissariato in cui ha fornito la sua testimonianza, la ragazza ha incontrato il fidanzato sconvolto ed agitato: “Lui piangeva e anche io mi sono commossa, gli ho chiesto se lui era coinvolto in quella brutta storia“, ha raccontato la giovane, che ha affrontato il ragazzo per avere da lui una verità su questo dramma.

L’allerta scattata grazie ad un’insegnante

Nonostante il clima di omertà che ha contraddistinto questa terrificante vicenda, la giovane supertestimone non è stata la sola ad essere intervenuta per avvisare le autorità. Uno dei ragazzi infatti, tempo fa aveva fatto vedere i video ad un’insegnante di sostegno della sua classe, ribadendo più volte che uno dei ragazzi presenti nel video era proprio lui. L’insegnante aveva avvisato la famiglia, che l’aveva informata del fatto di aver messo “in punizione” il ragazzo. A quel punto la professoressa si era mossa in un’altra direzione avvisando, tramite la sua coordinatrice, i servizi sociali. Inspiegabilmente, quest’ultimi non avevano dato grane peso alla presenza di una vittima (un uomo torturato e maltrattato) quanto più al giovane coinvolto.