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Lazio, rom discriminati nell’assegnazione degli alloggi: indaga l’UE

Pubblicato: 15/05/2019 15:35

È stato avviata da parte della Commissione Europea una proceduta di pre-infrazione che ha per oggetto la Regione Lazio. Si tratta di un’indagine preliminare volta a rilevare se sussiste o ha avuto modo di sussistere la violazione di una norma del diritto dell’Unione Europea. Sotto il severo occhio della Commissione c’è l’assegnazione degli alloggi popolari per quanto più specificatamente riguarda le persone di etnia rom.

Case popolari nel Lazio: rom discriminati

A comunicare la volontà di indagare della Commissione Europea è stata l’Assessore Programmazione Economica, Bilancio, Demanio e Patrimonio della Regione Lazio, Alessandra Sartore. La notizia è filtrata durante una seduta del Consiglio regionale voluta dal presidente Buschini per l’esame sulla Relazione informativa annuale della Giunta al Consiglio regionale in relazione alla partecipazione della Regione alle politiche dell’Unione Europea.

La Commissione Europa avvia una procedura di pre-infrazione

Secondo quanto diramato da Bruxelles e giunto in Italia per bocca della Sartore, la Commissione Europea è dubbiosa sul trattamento riservato dalla Regione, unicamente all’assegnazione delle case popolari, alla popolazione di etnia rom. In realtà si parla di mera discriminazione ai vertici dell’Ue, messa in atto dal momento in cui per poter essere assegnatari di una casa popolare verrebbero richiesti dei requisiti che per il loro stato i rom non possiedono quali, per l’appunto, la residenza e lo sfratto.

Bruxelles indaga

Non è un caso isolato che le persone di etnia rom vivano da nomadi all’interno dei campi rom della Capitale, senza alcun tipo di residenza. “Quanto riportato nella mia relazione in Consiglio regionale – ha chiosato la Sartore – Fa esclusivamente riferimento allo stato dell’arte e, come corretto, segnala che, nell’eventualità della proceduta di infrazione, la Regione si troverebbe nelle condizioni di dover valutare la compatibilità della Legge regionale 12/1999 con la Direttiva 2000/43/CE“.