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Ustica, 39 anni dopo: una tragedia che l’Italia non dimentica

Pubblicato: 27/06/2019 11:58

Oggi, 39 anni fa, 81 vite cessavano di esistere in un battito d’ali. Erano i passeggeri e l’equipaggio dell’aereo Italia IH870, precipitato nei mari di Ustica il 27 giugno 1980: non ci furono superstiti. Ci sono voluti anni per avere non solo sentenze, ma anche dei risarcimenti alle famiglie delle vittime e per capire una verità che comunque, sotto alcuni aspetti, risulta ancora misteriosa.

Ustica è la storia dell’insabbiamento, e al contempo della ricerca, dei legami tra questi due aerei e delle connessioni tra 4 potenze mondiali (Stati Uniti, Italia, Libia e Francia) tutte presenti nel cielo poco prima che il DC-9 Italia s’inabissasse sul fondo del mare di Ustica.

Un aereo precipitato nel vuoto

L’aereo Italia, quella sera, era partito da Bologna e sarebbe arrivato a Palermo in serata: un viaggio breve, un aereo colmo di passeggero pronti per una vacanza al mare, o per tornare a casa. L’aereo non sarebbe mai atterrato: cadde in mare dopo le 20.59 di quella sera, ora dell’ultimo contatto.Le registrazioni della scatola nera confermeranno in seguito che i piloti non parlarono tra di loro con preoccupazione né segnalarono guasti o avarie: i loro dialoghi risultano interrotti improvvisamente, come se fossero stati sorpresi dagli eventi.

Molte le ipotesi fatte negli anni su cosa potesse essere accaduto quella notte. Quello che si è scoperto è che in volo, quella notte, in quel punto, l’Italia non era solo. C’era l’aereo di linea, certo, ma c’era anche un Mig libico che fu poi ritrovato in rottami sulla Sila, tra giugno e luglio. Ad ascoltare il cielo, quella notte, c’erano anche gli americani con gli F-14 e i francesi, con i loro caccia.  Nel cielo, quella notte, i caccia americani volavano molto probabilmente per abbattere l’aereo su cui viaggiava Mu’ammar Gheddafi (di passaggio sui cieli italiani) che però, avvisato dai servizi segreti italiani, aveva mancato l’appuntamento con la morte fuggendo dalla zona di pericolo: la mala sorte aveva invece colpito un MIG libico, quello ritrovato carcassa in Calabria, probabilmente membro della squadra aerea di Gheddafi.

Ogni perizia effettuata (esplosivistica, autoptica, missilistica) è rimasta inconclusa oppure ha dato origine a dibattiti e contrasti nell’interpretazione dei risultati, per cui non c’è mai stata una dichiarazione in merito alla responsabilità di qualcuno o di qualcosa, che sia stata pienamente accettata e data per “definitiva”.

I processi

Quello che si sa, però, è che i processi (lunghi, eterni estenuanti) qualche risposta l’hanno portata: nel 2011 le famiglie delle vittime sono state risarcite con 100 milioni  100 milioni di euro dal ministero della Difesa e quello dei trasporti, accusati di non aver vigilato in maniera corretta e, in seguito alla tragedia, di aver ostacolato l’accertamento dei fatti. Nel corso di quest’anno sono stati rigettati i ricorsi ministeriali su tali sentenze di risarcimento.

La strage di Ustica ha però mietuto altre vittime: Aldo Davanzali, proprietario di Italia, ha perso tutto ciò che aveva e la sua compagnia è crollata in miseria. per lui è stato a suo tempo considerato un risarcimento di 1700 miliardi di lire, ed altri miliardi sono stati vagliati per il recupero del relitto.

Nel 2010, l’allora Presidente Giorgio Napolitano aveva fatto alcune dichiarazioni che dimostravano l’intento, da parte delle istituzioni, di accettare delle responsabilità sull’accaduto: “Occorre il contributo di tutte le istituzioni a un ulteriore sforzo per pervenire a una ricostruzione esauriente e veritiera di quanto accaduto, che rimuova le ambiguità e dipani le ombre e i dubbi accumulati in questi anni”.