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La Rackete spiega lo stato di necessità: “temevamo suicidio migranti”

Pubblicato: 30/06/2019 12:25

Per l’accuse di resistenza a nave da guerra e tentato naufragio il procuratore di Agrigento ha predisposto per Carola Rackete, capitana della Sea Watch 3 la misura cautelare degli arresti domiciliari. Nei prossimi giorni il gip dovrà convalidare l’arresto, mentre la nave è già stata posta sotto sequestro probatorio. Intanto, secondo quanto dice il decreto sicurezza bis, è scattata anche la sanzione di 16 mila euro.

Carola, in un lungo colloquio con il Corriere della Sera, però, ha spiegato l’esigenza estrema di attraccare, descrivendo la disperazione dei migranti a bordo. Mentre il Ministro dell’Interno Matteo Salvini annuncia all’Italia che “Giustizia è stata fatta“, diversi politici europei si sono riversati sui social in queste ore. Dalla Germania al Lussemburgo si richiede la messa in libertà della capitana Carola Rackete.

Invocato lo stato di necessità

La Sea Watch 3 è attraccata a Lampedusa ieri notte, intorno alle 3, dopo aver speronato una motovedetta della GdF. Quando Carola Rackete ha messo piede sulla terra ferma è stata accolta da tanti applausi quanti insulti. Immediatamente fermata dalle forze dell’ordine, ha chiesto scusa alla Guardia Di Finanza, ma posta ai domiciliari.

Intanto, mentre la legge italiana decide il da farsi su questa delicata situazione, i legali della Ong spiegano l’attracco non autorizzato con speronamento facendo appello allo stato di necessità. Intanto dal Viminale fanno sapere: “Nessuno dei 41 immigrati scesi dalla SeaWatch presenta malattie o problemi particolari come scabbia o disidratazione“.

La situazione disperata

Nelle dichiarazioni riportate dal Corriere della Sera Carola spiega la sua posizione: “Non è stato un atto di violenza. Solo di disobbedienza. Ma ho sbagliato la manovra“. E ancora: “Non era mia intenzione mettere in pericolo nessuno. Per questo ho già chiesto scusa e lo rifaccio: sono molto addolorata che sia andata in questo modo“.

Poi ha parlato del timore per i migranti che montava giorno dopo giorno, notte dopo notte: “La situazione era disperata. E il mio obiettivo era solo quello di portare a terra persone stremate e ridotte alla disperazione. Avevo paura“. Poi ha aggiunto: “Da giorni facevamo i turni, anche di notte, per paura che qualcuno si potesse gettare in mare. E per loro, che non sanno nuotare, significa: suicidio. Temevo il peggio. C’erano stati atti di autolesionismo“.

Francia, Germania e Lussemburgo

Sull’arresto della Rackete intervengono alcuni Stati Europei, che si propongono di accogliere i migranti sbarcati con la Sea Watch 3 e chiedono la messa in libertà della Rackete. Per la Francia parla il Ministro dell’Interno Castaner che dichiara: “Siamo pronti ad accogliere 10 persone bisognose di protezione al pari di altri partner europei che hanno preso simili impegni“. Mentre da Berlino dicono: “Non criminalizzare il soccorso in mare“.

Dal Lussemburgo, invece, il Ministro degli Esteri Asselborn pubblica un post rivolgendosi a Moavero: “Amico, salvare vite è un dovere e non può mai essere un reato o un crimine. Non farlo, al contrario, lo è“.