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22 anni in carcere da innocente: ora è libero grazie alla madre della vittima

Pubblicato: 21/07/2019 12:10

Un caso incredibile negli Stati Uniti, dove un uomo ha passato 22 anni e mezzo in carcere da innocente. Da testimone è passato ad indiziato ed infine a condannato, per un delitto che non ha mai commesso. L’accusa di stupro e omicidio di una sua cara amica l’ha accompagnato per tutti questi lunghi anni in carcere, ma ora la verità è finalmente venuta a galla. A scagionarlo dalle accuse, tuttavia, è stata la caparbietà della madre della ragazza uccisa, che ha praticamente scoperto da sola il vero assassino della figlia. Entrò in cella a 20 anni, ora esce che ne ha 42. Ironia della sorte, 22 anni è lo stesso tempo trascorso in carcere da innocente in Italia da Giuseppe Gulotta.

Lo stupro e l’omicidio di Angie Dodge

Era il 13 giugno del 1996, quando la polizia trovò il corpo senza vita della 18enne Angie Dodge nella sua casa di Falls, Idaho. Qualcuno l’aveva accoltellata e stuprata. Le indagini inizialmente proseguirono senza risultati, finché nel gennaio del ’97 gli agenti arrestarono per un delitto simile un ragazzo che conosceva Angie. Christopher Tapp, amico della vittima, venne convocato come testimone, nella speranza che potesse individuare l’assassino. Tapp disse di non ricordare quell’uomo, ed incredibilmente, dopo un estenuante terzo grado da parte degli agenti, divenne il principale sospettato. Il test del Dna provò la sua estraneità ai fatti, ma lo arrestarono e condannarono comunque. Rischiò perfino la pena di morte, ma alla fine gli diedero l’ergastolo. I giornali avevano dato un volto e un nome all’assassino della giovane Angie, gli agenti avevano fatto il loro dovere, la comunità della cittadina dell’Idaho poteva quindi tornare a dormire sonni tranquilli.

La madre di Angie non ci sta e prosegue da sola le indagini

Per tutti il caso era ormai chiuso. Ma non per la madre di Angie, Carol Dodge. Per lei Tapp era innocente, mentre il vero assassino ancora a piede libero. Così continuò da sola le indagini, ingaggiando detective privati e riascoltando per mesi le registrazioni dell’interrogatorio di Tapp. I nastri non provavano nulla, se non la forte pressione psicologica posta dagli investigatori al giovane, portandolo ad una confessione estorta con forza. Nel 2014, Carol riuscì a far valere in tribunale quella prova del Dna che scagionava Tapp e che inspiegabilmente avevano ignorato tutti. Ma non bastò: cadde l’accusa di stupro, ma per il giudice Tapp restò l’assassino di Angie. Carol però non cedette, ormai risolvere il caso era la priorità massima della sua vita. E la sua perseveranza alla fine è stata premiata.

Dopo 22 anni, la verità è venuta a galla

Carol entrò in possesso di una traccia di Dna archiviata nel dossier sull’omicidio e la fece analizzare da un esperto di genealogia. Tramite un’innovativa tecnica forense, trovò 7 persone legate al Dna del killer. Una di queste, Brian Leigh Dripps, nel ‘96 abitava proprio davanti alla casa dei Dodge. L’uomo ha confessato immediatamente sia lo stupro che l’omicidio alla polizia venuta ad interrogarlo, scagionando così Tapp. All’uscita dal carcere, la calma di Christopher Tapp è surreale, vista l’ingiustizia subita. E le prime parole da uomo libero sono per la sua amica. “Spero che questa storia serva a non dimenticarvi di Angie Dodge. Spero si possa imparare da questo errore”, dice alla Abc. “Per me ora inizia una nuova vita. È un nuovo mondo, e intendo godermi ogni singolo giorno”. Dopo tanti anni, finalmente libero. Grazie principalmente a Carol Dodge, una donna che ha lottato strenuamente per scoprire la verità.