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Salvini, Di Maio e Renzi: i leader azzoppati si sfogano su Facebook

Pubblicato: 24/07/2019 21:04

Sono stati protagonisti indiretti dell’interrogazione del premier Giuseppe Conte al Senato in merito a Moscopoli, benché in Aula non ci fossero e chi c’era non ha parlato. Assente Matteo Salvini, che non nomina nemmeno l’affaire che vede coinvolto il suo ex portavoce Savoini nella sua diretta Facebook, in contemporanea con i suoi diretti rivali Renzi e Di Maio.

I leader feriti si sfogano su Facebook

Alla stessa ora, le 19, poche ore dopo lo scontro in Aula, tutti e tre i leader (o ex tali) sono comparsi sulle loro pagine social per parlare direttamente con i loro sostenitori. Tre stili e tre strategie diverse ma lo stesso mezzo che, nonostante sia un canale che evita il confronto diretto e il contraddittorio, non riesce a nasconderne le debolezze.

Matteo Salvini è stranamente defilato sulla questione dei presunti finanziamenti illeciti dalla Russia e dispiega la sua retorica mettendo la mozione di sfiducia presentata dal PD nel solito calderone dei nemici, tra cui compaiono Carola Rackete e i Casamonica. Ne esce comunque meglio del collega di governo Luigi Di Maio, falciato dopo l’affondo dell’ultimo baluardo pentastellato, la Tav. Renzi, silenziato dalla nuova direzione zingarettiana, tenta l’affondo sui canali social, ma sembra che stia soccombendo nella lotta intestina all’interno del partito che fu suo.

Salvini attacca i 5 Stelle, Di Maio in trincea

Il ministro dell’Interno non nomina mai Moscopoli o Gianluca Savoini nel suo discorso su Facebook, e bolla la vicenda come “storie di James Bond“. Piuttosto colpisce il Movimento 5 Stelle, un animale ferito dopo il sì alla Tav di Conte, ripagato con l’uscita dei parlamentari pentastellati durante il suo discorso. “Non capisco come i 5 Stelle possano continuare a dire no alla Tap, no alla Pedemontana, no ai porti e agli aeroporti“, attacca Salvini.

Il contraltare governativo, Luigi Di Maio, è impegnato a evitare la spaccatura del suo partito per la questione Tav e la sua diretta diventa una raffazzonata giustificazione per il gesto di rottura dei suoi parlamentari: “Voglio dire che ho piena fiducia in Conte, lo ringrazio per essere andato al Senato ma credo fosse un atto non dovuto“, spiega il ministro. Di Maio continua dicendo che andare a riferire in Parlamento sarebbe stato compito di qualcun altro e per questo i senatori se ne sono andati.

Renzi: lo sfogo dopo il silenzio imposto

Anche l’ex presidente Matteo Renzi ritrova su Facebook la sua voce, dopo il brusco alt imposto dalla nuova dirigenza. Il senatore democratico avrebbe dovuto intervenire dopo Conte, ma al suo posto ha parlato Parrini. Sui social attacca duramente Salvini: “Se è in buona fede domani vada in Tribunale a denunciare Savoini” o “sta nascondendo qualcosa“. Renzi definisce il faccendiere “il suo braccio destro registrato mentre chiede una tangente” e difende la scelta della mozione di sfiducia. Nonostante l’invito diretto a Salvini a denunciarlo, l’ex segretario sembra più alla ricerca della centralità perduta. Il tema al centro di questo dispiegarsi di voci, Moscopoli, rimane marginale così come lo rimane il Parlamento, lontano dai giochi di potere che si stanno consumando in ben altre stanze.