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Bibbiano, le parole dell’assistente sociale pentita: “Non avevo la possibilità di decidere”

Pubblicato: 01/08/2019 12:06

Per la prima volta, qualche giorno fa, ha parlato una delle voci direttamente coinvolte nelle indagini sul caso Bibbiano. Si tratta di Cinzia Magnarelli, assistente sociale indagata nell’inchiesta Angeli e Demoni che ha collaborato dando informazioni fondamentali per il caso e raccontando come avvenivano le procedure di analisi della situazione. La Manganelli si è anche confidata con il quotidiano La Verità, al quale ha fatto un quadro inquietante della situazione.

Una caccia alle streghe per allontanare i bambini

Le parole usate da Manganelli sono: “caccia alle streghe”. Il servizio sociale, teoricamente, dovrebbe partire dall’idea di aiutare e sostenere le famiglie in difficoltà, e solo in casi davvero estremi prevederebbe l’allontanamento del minore dal nucleo familiare.

Magnarelli ha anche detto che nel processo di analisi del caso, sentiva di non avere un grande dominio di cosa potesse decidere: “Io non avevo la possibilità di decidere. Avevo solo la possibilità di relazionare all’interno di una équipe che prevedeva la presenza del dirigente dei servizi sociali e poi il parere dello psicologo. Alla fine veniva fatta una relazione che comprendeva tutti i pareri e veniva mandata al Tribunale dei minori”.

Il ruolo del Tribunale dei minori

Si insinua quindi la già presente ipotesi per cui non ci fosse l’intento di ricucire situazioni di difficoltà, bensì di sottolineare anche quando non lecito la necessità di allontanamento: “Laddove certe problematiche si sarebbero potute risolvere con il supporto alle famiglie di prediligeva comunque la valorizzazione degli elementi che potevano portare a una richiesta di trasferimento del bambino a sede diversa da quella famigliare”.

Una volta scritta una relazione sul caso (basata sugli elementi finora descritti), il Tribunale decideva sulla base di questa relazione -che, ovviamente, consigliava l’allontanamento. Naturalmente il Tribunale “decideva in base a queste relazioni. Aveva la possibilità di approfondire e sentire le parti, di valorizzare alcuni elementi anziché altri. Il risultato è quello che abbiamo sotto gli occhi”.

Tutto sul caso di Bibbiano