Un enorme seguito, un programma che riscuote successo dal 1994 e la passione per la cronaca giudiziaria. Si parla ovviamente di lei, Franca Leosini. Intervistata da FQMillenium, la giornalista ha raccontato alcuni risvolti del suo lavoro, particolarmente gradito e stimato dal pubblico che da oltre 25 anni la premia con ascolti ineguagliabili.
Storie Maledette, 25 anni di investigazione
Dietro ad ogni tragedia, si muovono le passioni umane, e dietro ogni cronaca giudiziaria c’è una voce narrante che ne sviscera i dettagli salienti, analizza la psiche e cerca di rintracciarne, nel profondo, la ragione. Storie Maledette, programma Rai che da 25 anni tiene compagnia al pubblico, è tutto frutto della mente di una giornalista con la passione per la letteratura e che, quando è chiamata in causa, preferisce scavare, scavare incredibilmente nella storia che ha tra le mani e nell’anima dei protagonisti per non lasciare che la fretta, l’economia delle parole possano mutare il senso, la ragione e la realtà dei fatti.
I tetri risvolti di un delicato lavoro
Intervistata da FQMillenium, la Leosini ha voluto aprire le porte su di sé e sul suo lavoro senza tralasciare alcuni retroscena sconosciuti prima, “rischi” del mestiere si potrebbe dire. Lo racconta lei stessa: “Il protagonista di una puntata di Storie Maledette nel corso dell’intervista, fece un salto e tentò di aggredirmi mettendomi le mani al collo. Voleva strozzarmi“.
La brama di verità, la volontà di capire, di indagare e investigare non senza tralasciare le domande più scomode, ha esposto nel corso degli anni Franca Leosini anche a delle minacce che avrebbero potuto avere nefaste conseguenze. E se l’esperienza a Storie Maledette è già di per sé traumatica, non è nemmeno isolata. Sempre la Leosini, raccontando un altro episodio e un altro tentativo di aggressione avvenuto mentre registrata Aprite quella tomba (titolo della puntata): “Gli feci una domanda scomoda (riferendosi al protagonista) e lui non la sopportò. Mi saltò proprio addosso. Io rimasi impassibile. Purtroppo il regista di allora, sbagliando, staccò e invece avrebbe dovuto continuare a registrare“.