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Governo Conte chiede la fiducia alla Camera. Fronda nel M5S

Pubblicato: 08/09/2019 12:09

Il neonato governo Conte bis si trova con delle belle gatte da pelare. L’accordo tra i dem e i pentastellati si regge sul filo del rasoio e sono diversi i dossier dirimenti che dovrà affrontare al più presto per la sua stessa sopravvivenza. Innanzitutto la questione delle “poltrone” dei Sottosegretari, che stanno già destando qualche discussione. I malumori più esplosivi arrivano però dai malpancisti del Movimento 5 Stelle, che hanno mal digerito l’accordo con il Partito Democratico. Il presidente Giuseppe Conte, inoltre, dovrà impegnarsi a convincere della bontà del suo nuovo governo, dopo i primi sondaggi che non vedono questa avventura politica come molto gradita agli elettori. Domani la fiducia alla Camera, martedì al Senato, dove il voto potrebbe nascondere qualche ostacolo.

Domani Conte alla Camera: fuori la manifestazione di Salvini e Meloni

La settimana di Giuseppe Conte inizierà con il discorso per chiedere la fiducia alla Camera dei Deputati, dove può contare su una maggioranza abbastanza sicura. Le opposizioni si riuniranno fuori da Montecitorio, con la manifestazione di Fratelli d’Italia e Lega, a cui parteciperanno Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Si sfila Forza Italia, che spiega la sua scelta dichiarando che l’opposizione si fa in Parlamento.

Il premier incaricato presenterà i punti del programma comune delle due forze politiche che sostengono la maggioranza, circa una trentina di obiettivi. Conte punta ad aperture anche da parte delle opposizioni, a cui chiederà di valutare i singoli provvedimenti, oltre a spingere per il coinvolgimento delle parti sociali. In cima alla lista la legge di Bilancio, che il presidente punta a portare a casa entro ottobre. Alleggerimento del cuneo fiscale e sterilizzazione dell’Iva le principali sfide. Le coperture per una manovra che potrà costare più di 35 miliardi sono cruciali, ma si punta ad ottenere maggiore flessibilità dall’Ue, che sembra disposta a concederla.

I nodi tra PD e M5S: i parlamentari ribelli

Nonostante la mediazione di Conte, i due attivisti della maggioranza stanno già incontrando non pochi nodi da sciogliere. Paola De Micheli, ministro incaricato alle Infrastrutture, crea frizioni con gli alleati dichiarando prioritario far partire il cantiere della Tav, e stemperando la richiesta di ritiro delle concessioni autostradali ad Atlantia. Esternazioni che non sono piaciute tantissimo ai pentastellati, già attraversati da una fronda di scontenti.

A guidare l’insurrezione Gianluigi Paragone, che non voterà la fiducia, come stanno valutando di fare anche altri parlamentari. Lo scontento dei frondisti grillini viaggia sulle chat Whatsapp, dove l’alleanza viene vista come un tradimento o peggio un asservimento ai dem. Luigi Di Maio prova a ricompattare le truppe nella sua nuova sede, la Farnesina, dove ha dichiarato che incontrerà almeno una volta a settimana i suoi parlamentari.

La questione dei sottosegretari

L’accusa di essersi piegati al Partito Democratico potrebbe però tornare in ballo con l’assegnazione dei Sottosegretari, almeno una quarantina di caselle da riempire. Ai dem inoltre toccheranno 4 o 5 poltrone in più rispetto ai precedenti alleati leghisti, e da ponderare c’è anche la presenza di LeU, che ha espresso il ministro della Sanità Roberto Speranza in cambio dell’appoggio al governo. I numeri del partito sono necessari ad assicurare la maggioranza, e lo stesso Speranza ha aperto le porte anche ad un’alleanza per le votazioni regionali con i pentastellati.

Prima di pensare alle elezioni, il Movimento deve però risolvere la posizione dei ministri uscenti. Per Danilo Toninelli, secondo Adnkronos, potrebbe aprirsi la porta di capogruppo al Senato. Gli altri dovranno “accontentarsi” di posizioni meno in primo piano, mentre altra partita da giocare sarà quella sulle nomine del ministero dell’Economia di Roberto Gualtieri.

Ultimo Aggiornamento: 09/09/2019 16:01