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Incidente nucleare in Russia: cosa hanno dedotto gli scienziati

Pubblicato: 13/09/2019 19:21

I ricercatori stanno cercando di scoprire le vere cause del misterioso incidente dello scorso 8 agosto in una base navale russa, in cui rimasero uccise 5 persone. Tra informazioni frammentarie e contraddittorie delle fonti ufficiali, gli esperti indipendenti hanno analizzato i pochi dati fin qui disponibili, come la tipologia di radiazioni rilasciate durante l’esplosione. Secondo un articolo pubblicato sul sito della rivista scientifica Nature, tutto questo sembrerebbe effettivamente suffragare la tesi secondo cui si sia trattato di un test missilistico finito male, ma non tutti sono concordi.

Gli isotopi rilasciati nell’aria

L’incidente si è verificato ad un migliaio di chilometri da Mosca, nella base di Nenoksa, una delle principali per quanto riguarda la marina russa. Dopo l’accaduto l’agenzia nucleare Rosatom ha ufficialmente parlato di un test su un sistema di propulsione basato sull’utilizzo di isotopi, mentre il Roshydromet, il servizio federale russo di idrometeorologia e monitoraggio ambientale, ha rilevato un picco di radiazioni nella zona interessata di circa 16 volte i livelli normali. È in tale frangente che sono stati resi pubblici gli isotopi trovati nell’aria e nell’acqua: stronzio-91, bario-139, bario-140 e lantanio-140.

Le deduzioni degli scienziati

Sono proprio queste informazioni che consentono agli esperti di formulare le prime ipotesi sull’incidente. Come ha spiegato a Nature Claire Corkhill, scienziato nucleare che lavora presso l’Università di Sheffield, si tratta di isotopi prodotti all’interno di un reattore nucleare e rilasciati nel caso di un’esplosione. In realtà si sa poco del missile Burevestintnik, il principale indiziato nella vicenda, ma si pensa che possa utilizzare un reattore nucleare compatto come sistema di propulsione. Michael Kofman, ricercatore e analista, non è d’accordo e pensa che un reattore di quel tipo, per poter essere sufficientemente leggero in volo, non sarebbe probabilmente dotato di una schermatura: “Non ha alcun senso che scienziati russi fossero nelle vicinanze del reattore durante il test, senza un’adeguata protezione”, ha dichiarato.

Il rischio per la popolazione

L’esistenza delle 5 vittime porta così Kofman a dedurre che l’oggetto in questione non fosse un missile, ma più verosimilmente un siluro o un reattore nucleare sottomarino o, ancora, un piccolo reattore per applicazioni spaziali. Fatto sta che la preoccupazione per un simile evento è cresciuta anche all’estero, soprattutto considerando il precedente incidente del 2017 che, sempre in Russia, causò una nube radioattiva arrivata poi fino in Europa. Da questo punto di vista le uniche certezze rimangono legate ai dati in nostro possesso: se a Chernobyl le radiazioni furono di ben 7mila volte oltre i livelli di guardia, nell’incidente di Nenoksa sono stati di 16 volte superiori alla norma. Un dato che, secondo quanto riportato dagli scienziati a Nature, potrebbe significare un basso rischio per popolazione.

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