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Omicidio Meredith, il tribunale ha deciso: semilibertà per Rudy Guede

Pubblicato: 30/09/2019 11:32

Novità per Rudy Guede, unico condannato in via definitiva per l’omicidio di Meredith Kercher.

Il tribunale di Roma ha accolto in parte la richiesta avanzata dai difesi del ragazzo che avevano chiesto che il 32enne venisse affidato ai servizi sociali. Pare, infatti, che il giudice abbia respinto la richiesta di affidamento ma abbia accolto la richiesta di semilibertà per il ragazzo. L’udienza si era tenuta lo socrso 20 settembre ma solo oggi è stata resa nota la decisione del giudice.

L’unico condannato era già uscito dal carcere

Guede è stato condannato a 16 anni di carcere: lo scorso novembre aveva maturato i requisiti per avanzare richiesta di affidamento ai servizi sociali: già dal 2017, comunque, Guede aveva il permesso di uscire per alcune ore al giorno dal carcere per lavorare al centro per gli studi criminologici di Viterbo.

La difesa di Guede aveva chiesto la revisione del processo, che non era stata però concessa.

In carcere, Guede si è laureato due volte: prima in Scienze storiche del territorio e della cooperazione internazionale, e successivamente in Storia e società.

Meredith, uccisa a 22 anni

meredith Kercher, nel novembre 2007, si trovava a Perugia per partecipare al progetto Erasmus. Condivideva la casa con Amanda Knox e con un’altra studentessa. La mattina del 2 novembre Meredith fu trovata da Amanda Knox, una delle sue coinquiline, e il fidanzato di questa, Raffaele Sollecito. I due, allarmati dalla presenza di sangue in casa e trovando la porta di Meredith chiusa a chiave, avevano chiamato le forze dell’ordine che avevano sfondato la porta trovando Meredith morta e coperta da un piumone. La ragazza era stata sgozzata con un aggetto tagliente ed era morta soffocata per via dell’emorragia di sangue.

In un primo tempo furono accusati dell’omicidio proprio Amanda Knox e Raffaele Sollecito, che si sono sempre dichiarati innocenti. Condannati in primo grado, sono stati invece assolti dalla corte d’assise d’appello perché la loro presenza sulla scena del delitto è stata del tutto smentita. Amanda e Sollecito sono stati vittime, per lungo tempo, di un processo mediatico e di accuse da parte dell’opinione pubblica, che per lungo tempo li ha additati come colpevoli nonostante l’assoluzione.