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Thailandia, morte più di metà delle 147 tigri salvate dal Tempio degli Orrori

Pubblicato: 08/10/2019 15:53

Nel maggio 2016, 147 tigri vennero tratte in salvo dal tempio buddista Wat Pha Luang Ta Bua, noto come Tiger Temple, in Thailandia. Il merito fu di un’indagine nata dall’associazione no-profit Cee4Life e da National Geographic, che denunciarono un’atroce storia di maltrattamenti. 86 tigri, a causa di stenti, dello stress del ricollocamento e di alcune malattie, sono poi morte negli ultimi 3 anni. Ad oggi, quindi, solo 61 sono sopravvissute dopo il salvataggio. Il tempio dove le allevavano per scopi turistici entrò al centro delle polemiche per i maltrattamenti e per le accuse di traffico illegale. Ma le 86 tigri decedute avrebbero sviluppato problemi respiratori e patologie di diverse tipo a causa delle condizioni di vita inaccettabili non solo di quegli anni, ma anche dei successivi.

Il Tempio degli orrori e dei maltrattamenti

Migliaia e migliaia di turisti da tutto il mondo si recavano al Tempio delle Tigri, nella regione thailandese di Kanchanaburi, per una foto con i grandi felini. 3 anni fa, dopo la scoperta dell’uso di droghe per sedare le tigri, riproduzioni forzate con individui dello stesso ceppo, il ritrovamento di 40 cuccioli morti e maltrattamenti di vario genere, vennero prelevate dal tempio le 147 superstiti. Le autorità le trasferirono allora in due strutture pubbliche, nella provincia di Ratchaburi. Il Tiger Temple chiuse i battenti, e i processi legati allo scandalo sono ancora in corso. Secondo diverse associazioni animaliste, tuttavia, i santuari per la fauna selvatica messi a disposizione dal governo di Bangkok si sono dimostrati decisamente inadatti al ricovero delle tigri. Ciò avrebbe aggravato i gravi problemi fisici e di stress che già affliggevano le povere bestie, provocando questa inaccettabile strage.

Le cause della strage

Il virus del cimurro canino, secondo quanto denunciato dagli animalisti, sarebbe la causa principale dei decessi. A ciò si aggiungono i problemi respiratori, la paralisi della lingua, la mancanza d’appetito, l’affaticamento generale. Ma anche complicanze genetiche dovute alla riproduzione forzata per endogamia, ossia fra membri dello stesso ceppo. Le tigri erano state allevate in cattività, dunque non erano in grado di ritornare allo stato brado. Le autorità thailandesi le hanno perciò chiuse in gabbie troppo piccole, che hanno favorito la proliferazione delle malattie.

Gli animalisti: “Scandaloso, inaccettabile”

Molto dura la denuncia di Edwin Wiek, a capo della ong Wildlife Friends Foundation Thailand. “Il cimurro è risolvibile con cibo e integratori adeguati, accesso ad acqua pulita e abbastanza spazio per muoversi, ma il ristretto budget del governo ha reso questo impossibile. Le tigri venivano infatti tenute in gabbie anguste, facilitando la diffusione della malattia. Le autorità avrebbero dovuto chiedere un aiuto esterno, invece hanno continuato a lavorare per conto loro. Dello stesso avviso, si legge su National Geographic, Will Travers, presidente di Born Free Foundation. “Francamente la morte di oltre metà delle tigri salvate da Tiger Temple, nel giro di pochi anni, è scandalosa. Serve un’indagine completa e indipendente che riporti direttamente all’ufficio del Primo Ministro, e quanto emerso dovrà essere di dominio pubblico”.

Il grave problema del commercio illegale di animali

La notizia della morte di 86 esemplari ha riacceso i riflettori sul fenomeno delle tigri in cattività e sul commercio illegale che ruota intorno a loro. L’accusa principale delle associazioni animaliste è diretta allo scarso impegno, economico e giuridico, dei governi per fronteggiare i problemi del bracconaggio, del turismo e del commercio delle tigri e di altri grandi e meravigliosi animali. Secondo gli animalisti, le autorità non dimostrano il necessario interesse nel salvaguardare queste maestose creature. La replica del governo di Bangkok, tuttavia, non si è fatta attendere. Le autorità hanno annunciato che continueranno a prendersi cura delle 61 tigri ancora in vita, le quali sarebbero regolarmente seguite dai veterinari.