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Taglio dei parlamentari, La Russa: “Come ha fatto il Pd a cambiare opinione?”

Pubblicato: 09/10/2019 15:05

Ignazio La Russa ha espresso le sue perplessità sul voto favorevole del Pd al taglio dei parlamentari. La ‘sforbiciata’ sulle poltrone, che di fatto riduce il numero di rappresentanti alle Camere, è uno dei temi più caldi intorno al neonato Governo giallorosso. Secondo l’esponente di Fratelli d’Italia, il cambio di rotta dei dem appare quasi inspiegabile.

L’interrogativo di Ignazio La Russa

Ospite a L’aria che tira, in onda su La7, Ignazio La Russa è intervenuto sul taglio dei parlamentari, diventato legge con un ‘sì’ trasversale che ha contato anche sul voto favorevole dei dem.

Il via libera definitivo alla riforma costituzionale voluta dai 5 Stelle è arrivato dalla Camera con 553 a favore, 14 contrari e 2 astenuti. Il numero delle poltrone passa da 945 a 600 (230 deputati e 115 senatori in meno).

Giornata storica“, ha commentato Di Maio, dopo aver incassato una maggioranza importante tra grillini, Pd, Leu e Italia viva. Favorevoli anche FdI, FI e Lega, ma è proprio sulla posizione del Partito democratico che La Russa ha proposto il suo interrogativo durante la trasmissione condotta da Myrta Merlino.

Come ha fatto il Partito democratico a cambiare opinione nel giro di 2 mesi?“: è questa la domanda avanzata dall’esponente del partito di Giorgia Meloni, che ha sottolineato il netto cambio di rotta della controparte politica.

La posizione sui grillini

Parole incisive anche verso i grillini, come riportato da Adnkronos: ”A loro – ha dichiarato La Russa – dico che noi (Fratelli d’Italia, ndr), quando loro nemmeno esistevano, il taglio dei parlamentari lo abbiamo votato e approvato. Poi è stato bocciato da un referendum popolare sostenuto e voluto dalla sinistra“.

Il senatore rivendica così una sostanziale ‘coerenza’ nell’operato del suo partito, sottolineando di aver sempre sostenuto la necessità di “una riforma della Costituzione“.

Secondo Ignazio La Russa, il voto degli elettori è fondamentale per spazzare via l’architettura di un esecutivo “figlio degli accordi per mantenere la poltrona“.