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Siria, 40 civili uccisi nell’offensiva turca: le proteste internazionali

Pubblicato: 13/10/2019 00:15

L’offensiva della Turchia in territorio curdo continua e cresce il numero delle vittime, specialmente civili, nella Siria del Nord. Secondo le Forze Democratiche Siriane ci sono almeno 200 persone, tra morti e feriti, dall’inizio dell’invasione.

Uccisa Havrin Khalaf, leader curda

Tra le vittime anche Havrin Khalaf, segretaria del partito Futuro della Siria, che promuove inclusione e democratizzazione nel Paese distrutto dalla guerra. Khalaf, secondo l’Osservatorio Strategico Geopolitico, sarebbe stata catturata durante un’imboscata delle milizie turche e decapitata. Altre fonti dichiarano che la 35enne sarebbe morta durante l’esplosione di un’autobomba a Qamishli ad opera dell’Isis. La recrudescenza del pericolo jihadista è diretta conseguenza dei bombardamenti turchi, che sono accusati di accogliere tra le fila delle forze di invasione anche miliziani integralisti.

Le reazioni internazionali: stop alla vendita di armi dall’Europa

Dopo l’inizio delle ostilità da parte della Turchia, l’Europa ha lanciato avvertimenti al presidente Recep Tayyip Erdoğan, che si sono concretizzati con lo stop alla vendita di armi da parte di Norvegia, Finlandia, Olanda, Francia e Germania. Anche il ministro degli Esteri Luigi Di Maio dalla festa del Movimento 5 Stelle ha dichiarato di voler “proporre che tutti gli Stati che fanno parte dell’Unione Europea non possano sottoscrivere contratti di armi alla Turchia“.

manifestazione-torino
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Nelle piazze italiane intanto c’è stata una mobilitazione a sostegno del popolo curdo. A Torino centinaia di persone sono sfilate in corteo da Piazza Castello per chiedere la fine dell’operazione turca, il blocco alla vendita di armi e la rottura delle relazioni diplomatiche con Ankara.

Riunione straordinaria della Lega Araba

Anche i Paesi della Lega Araba si sono mobilitati con una riunione straordinaria che si è svolta sabato al Cairo. È stato condannato l’attacco di Erdoğan e i ministri starebbero considerando sanzioni diplomatiche ed economiche contro la Turchia. È inoltre stato sollecitato un intervento del Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Il timore della Lega Araba è che la regione venga ulteriormente destabilizzata e il rinvigorimento dei gruppi jihadisti.

I timori per il ritorno del terrorismo nero

Il Rojava Information Center su Twitter denuncia la presenza di miliziani di Ahrar al-Sharqiya, gruppo formato da ex membri di al-Nusra, al seguito delle forze di terra turche. Gli stessi jihadisti che avrebbero instaurato un regime basato sulla sharia nella provincia siriana di Afrin, conquistata dalla Turchia con l’operazione “Ramoscello d’Ulivo” del 2018.

I bombardamenti aerei in zone in cui sono detenuti prigionieri dell’Isis sta inoltre favorendo una recrudescenza del gruppo. Diversi miliziani dello Stato Islamico sono fuggiti ieri e gli attentati stanno ricominciando, come dimostra l’autobomba esplosa a Qamishli.

L’appello dell’FDS: una no-fly zone per fermare i bombardamenti

Nella conferenza stampa delle Forze Democratiche Siriane è emersa la drammaticità della situazione. I curdi stanno combattendo su due fronti, ha dichiarato l’alleanza, contro la Turchia e contro i mercenari dell’Isis. “I nostri alleati ci hanno pugnalati alle spalle e hanno permesso alla Turchia di invadere il Nord Est della Siria“, si legge sull’account Twitter. “Più di 200 morti e feriti dall’inizio dell’invasione. Non chiediamo e non chiederemo di mandare soldati della coalizione internazionale a difendere la nostra terra. Chiediamo solo una no-fly zone davanti l’aeronautica turca“.

Turchia: “Conquistata Ras al-Ain”. I curdi smentiscono

La Turchia ha dichiarato di aver conquistato la prima città nel Nord Est della Siria dall’inizio dell’operazione “Sorgente di Pace”. La città di Ras al-Ain sarebbe però ancora contesa: l’FDS ha dichiarato alla Reuters che le forze curde resistono e che si sono momentaneamente ritirate da un quartiere della città prima della controffensiva. Le operazioni aeree e di terra turche continuano, riporta l’Osservatorio siriano per i diritti umani, in tutta la zona di al-Hasakah, sull’Eufrate. Sempre secondo l’Osservatorio le forze affiliate alla Turchia avrebbero giustiziato 9 persone, tra cui Havrin Khalaf, facendo arrivare a 40 il numero delle vittime civili.

Immagine in copertina: Syrian Democratic Forces/Twitter

Ultimo Aggiornamento: 13/10/2019 00:26