Giovannino, il piccolo abbandonato all’ospedale Sant’Anna di Torino dai genitori, è il bambino di cui tutta Italia sta parlando in queste ore. Il piccolo, che soffre di una rara patologia dell’epidermide chiamata ittiosi Arlecchino, è stato “rifiutato” dalla famiglia che non se l’è sentita di gestire una patologia così impegnativa ed invalidante. A poche ore di distanza dalla notizia, arriva – a sorpresa – la dichiarazione di Alena Seredova che confessa di aver conosciuto e tenuto in braccio il piccolo.
L’incontro tra Alena Seredova e il piccolo
La Seredova è da tempo parte attiva di una Onlus che collabora proprio con il Sant’Anna di Torino. Ad un mese dalla nascita si è imbattuta in Giovannino, un bimbo con cui si è subito instaurata una forte empatia. “L’ho visto a settembre” ha detto la modella al Corriere della Sera. “Mi hanno presentato questo cucciolo, mi hanno raccontato la sua storia e vederlo è stato un momento molto forte”. A sorpresa, la Seredova ha palesato una certa comprensione anche verso i genitori del piccolo che invece, nelle ultime ore, sono stati bombardati di critiche. “Ho pensato a quanto dovesse essere stato doloroso per i genitori decidere di lasciarlo. So che sono più o meno miei coetanei, che l’hanno avuto con una fecondazione assistita e che, nonostante, tutti gli esami preventivi, era stato impossibile diagnosticare in anticipo una malattia così rara. Non mi sento di giudicarli”.
La stessa patologia alla nascita?
Alla nascita, anche ad Alena Seredova fu diagnostica la stessa rarissima patologia. Una diagnosi che fu poi smentita a stretto giro: “A Praga, i medici pensavano che avessi l’ittiosi anch’io. Papà ricorda sempre che, quando mi vide nella culla dell’ospedale, tutta coperta di squame, fece un balzo all’indietro per lo spavento, poi cominciò a piangere”. L’ittiosi arlecchino necessita di ungere sempre la pelle che si tende per l’eccessiva secchezza fino a rompersi. Così anche alla piccola Alena fu riservato un trattamento palliativo in quanto la patologia, tutt’oggi, non ha una cura: “Fecero quello che oggi fanno a Giovannino: lo ungono per dare sollievo alla pelle che tira. Per una settimana, mi ungevano tutti i giorni, immergendomi in una bacinella di olio emolliente. Dissero a mia madre che sarei sempre stata male, che non avrei potuto prendere il sole. Poi, la mia pelle fece la muta, come quella di un serpente, e non ho mai avuto problemi cutanei di alcun tipo”. Adesso per Giovannino si cerca una famiglia e l’augurio di Alena è quello che il piccolo possa “essere accudito con amore”.