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Poliziotto ucciso in pieno giorno: aveva arrestato il figlio di El Chapo

Pubblicato: 08/11/2019 18:00

Una vera esecuzione in pieno giorno. Il cartello della droga di Sinaloa ha ucciso un poliziotto di 32 anni con 150 colpi. L’uomo era tra coloro che, poche settimane fa, avevano arrestato il figlio del signore della droga El Chapo.

L’arresto e il rilascio del figlio

Scene di ordinaria follia in Messico, paese in cui imperversa la guerra al narcotraffico e ai cartelli, sempre più potenti nella zona. Tre settimane fa, il 18 ottobre, con un’operazione di polizia era stato arrestato Ovidio Guzman Lopez, figlio del famigerato El Chapo, boss che sta scontando l’ergastolo negli Stati Uniti.
La soddisfazione per l’arresto, tuttavia, era durata poco: a seguito dello stesso, i narcos presenti nella città di Culiacàn, hanno dato inizio ad una vera e propria guerriglia. Guidati dal fratello di Ovidio, i narcotrafficanti del cartello di Sinaloa hanno preso in ostaggio miliari e poliziotti, esigendo l’immediato rilascio del figlio di El Chapo. Con grande imbarazzo, la polizia ha rilasciato Ovidio Guzman, ma a quanto pare i narcotrafficanti non avevano finito.

L’agguato in pieno giorno

Le terrificanti immagini di una telecamera di sorveglianza mostrano infatti cosa è successo ad uno degli oltre 30 poliziotti coinvolti nell’arresto del figlio di El Chapo. L’agente di polizia Eduardo N., 32 anni, entra in un parcheggio a bordo della sua Nissan bianca e subito dietro di lui arriva un’altra auto.
Da questa scendono 2 uomini che, armati di mitra, aprono il fuoco sull’auto del poliziotto. La polizia ha riferito che sono stati sparati oltre 150 colpi di mitra, per un esecuzione in pieno giorno direttamente collegabile con il fallito arresto del figlio del boss della droga.
Non è bastato, quindi, l’arresto di uno dei signori della droga più potenti al mondo, quel El Chapo le cui storie fanno accapponare la pelle. Nella regione di Sinaloa, si continua a combattere una vera e propria guerra, che costa la vita a molti poliziotti come Eduardo.