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Cucchi, processo per depistaggio, il Giudice si astiene: “Sono un ex carabiniere”

Pubblicato: 12/11/2019 11:10

Il processo Cucchi per depistaggio non ha fatto in tempo ad iniziare che è già stato interrotto. A causare lo stop, una decisione del giudice: il magistrato Federico Bona Galvagno ha infatti scelto di astenersi e passare il processo ad un nuovo giudice. La motivazione è semplice: Bona Galvagno è un ex carabiniere in congedo ed essendo gli imputati tutti carabinieri (e quasi tutti vertici dell’Arma) si sarebbe trattato di un giudizio difficile da preservare da polemiche.

La famiglia Cucchi aveva chiesto l’astensione

Non si è trattato di una decisione sconvolgente o inattesa: era stata proprio la famiglia Cucchi tramite i suoi legali, insieme ai legali di altre parti, a chiedere con un’istanza che il giudice rifiutasse il caso.

Ilaria Cucchi si è dichiarata soddisfatta di quanto deciso: “Sono estremamente soddisfatta del fatto che il Giudice Bona Galvagno abbia ritenuto di astenersi accogliendo la nostra istanza. Ringrazio il mio e gli altri avvocati che hanno ritenuto opportuno doverla fare. Avevano ragione”.

Il processo passerà ora nelle mani del giudice Giulia Cavallone.

Il processo per depistaggio

Il processo per depistaggio nasce come costola e conseguenza del processo Cucchi bis. Le indagini sulla condotta dell’Arma hanno infatti portato a conoscenza di legali e magistrati una circostanza sconvolgente: pare infatti che vari componenti dell’Arma, tra cui diversi vertici, abbiano agito per manipolare le relazioni sullo stato di salute di Stefano Cucchi riferite al momento in cui il giovane si trovava nella caserma dei carabinieri Pare, infatti, che alcuni di loro abbiano ordinato modifiche ad hoc delle relazioni, di modo che da esse si capisse che Stefano godeva di ottima salute quando era nelle mani dei carabinieri. Invece, le relazioni iniziali confermavano ciò che ora sarebbe ribadito anche da testimonianze e perizie medico-legali: Cucchi, subito dopo l’arresto, aveva i segni di un malessere indotto.

Alla sbarra ora si trovano: Tiziano Testarmata, Massimiliano Colombo Labriola, Luciano Soligo, Lorenzo Sabatino, Francesco Cavallo, Alessandro Casarsa e Francesco Di Sano. Alcuni di loro ora hanno ruoli estremamente importanti nell’Arma: Casarsa è ad oggi generale, ad esempio.

I reati di cui sono accusati sono (in modalità e proporzioni diverse): falso, omessa denuncia, calunnia e favoreggiamento.