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Un anno senza Silvia Romano: verità e mistero sulla volontaria rapita

Pubblicato: 19/11/2019 16:17

Il 20 ottobre 2018 un commando di 8 uomini faceva irruzione nel villaggio di Chakama, in Kenya, dove stavano operando alcuni componenti dell’Onlus Fano Africa Miele.

Tra di loro c’era anche Silvia Romano.

Dopo aver ferito 4 bambini, gli 8 uomini hanno prelevato Silvia e l’hanno portata via. Da allora, di lei, nessuna traccia ma tante piste: secondo alcuni è viva, secondo altri è rimasta uccisa in un blitz, secondo altri ancora sarebbe stata data in sposa a un uomo contro il suo volere.

Secondo le autorità ci sarebbe piena collaborazione tra Kenya ed Italia per cercare la ragazza, e c’è persino stato un processo a 3 uomini che avrebbero fatto parte del commando. Eppure ad oggi Silvia Romano non è mai tornata a casa e la sua famiglia continua a lottare per chiedere cosa si sa della sua sparizione.

Scomparsa da un anno, nessun riscatto richiesto

Silvia Romano è scomparsa un anno fa, ed al momento la Farnesina non ha dato una versione ufficiale di come starebbero procedendo le indagini per ritrovarla. Si sa però che la polizia keniota aveva ritenuto di poter risolvere il caso in pochissimo tempo (e così invece non è stato) e che le ricerche portano a supporre che ci sia Al Shabaab, gruppo terroristico di radice islamica. È emerso in questi giorni tramite fonti somale di AdnKronos che il rapimento di Silvia sarebbe stato mirato: il commando voleva prendere proprio la ragazza, per via del fatto che si credeva che stesse facendo proselitismo religioso. Questo giustificherebbe il fatto che non sia mai arrivata una richiesta di riscatto, e che quindi Silvia venga vista come qualcosa di diverso dallo strumento per il profitto economico. Sempre secondo queste fonti Silvia potrebbe trovarsi in Somalia e che nel corso dei mesi sia stata passata da un gruppo terrorista all’altra: il passaggio di cellule avrebbe favorito il complicarsi delle indagini.

Il ricordo del padre per il compleanno

Poco tempo fa il padre di Silvia, Enzo, aveva scritto ricordando la figlia il giorno del suo compleanno: “Oggi compi 24 anni. È il secondo compleanno che vivi laggiù in Africa.. L’anno scorso festeggiavi con i tuoi amati bambini: quella torta con le scintille, piena di gioia e sorrisi “bianchi più che mai” intorno a te, e tu sorridente e felice di essere là.. Questo compleanno è diverso.. Ma posso regalarti DOLCI PENSIERI, trasmetterti forza ed energia dal profondo di un cuore che soffre, ma che non ha mai smesso di CREDERE che tornerai tra le nostre braccia”.

In quella circostanza aveva anche riportato una frase di Silvia: “Amo piangere commuovendomi per emozioni forti, sia belle sia brutte, ma soprattutto amo reagire alle avversità. Amo stringere i denti ed essere una testa più dura della durezza della vita. Amo con profonda gratitudine l’aver avuto l’opportunità di vivere”.

L’Italia chiede risposte

Molte personalità italiane hanno più volte criticato la scarsità di notizie che le istituzioni italiane fornivano sul caso Romano. Tra i più attenti alla causa c’è Giuseppe Civati di Possibile, che pochi giorni fa scriveva: “Credo sia doveroso che a un anno di distanza ci sia una comunicazione ufficiale del nostro esecutivo sulla situazione di #SilviaRomano. Troppe le voci ufficiose, troppe le mezze verità, troppi i pettegolezzi“.

Ultimo Aggiornamento: 21/11/2019 11:52