A quasi un anno dalla tragedia di Corinaldo, non cessa il dolore e la richiesta di aiuto di molti dei genitori che quella notte hanno perso il figlio. Il padre di Emma, 14 anni, non riesce a sbloccare il telefono della figlia, da cui vorrebbe vedere ancora una volta il suo sorriso.
La calca in discoteca uccise 6 persone
Il 7 dicembre sarà un anno esatto da quando 6 persone, di cui 5 giovanissimi, persero la vita nella discoteca La Lanterna Azzurra di Corinaldo. Durante un concerto di Sfera Ebbasta, qualcuno sparse dello spray al peperoncino, una parte della balconata crollò e alcune persone vennero calpestate dalla calca in fuga.
Per la vicenda furono arrestate 7 persone, la cosiddetta banda dello spray. Mentre la giustizia cerca di fare il suo corso, però, ci sono famiglie che cercano di combattere contro il dolore quotidiano.
Il padre di Emma e il telefono bloccato
Tra questi c’è Fazio Fabini, padre della 14enne Emma, una delle vittime. Ha rilasciato un’intervista a Repubblica, in cui ricorda la figlia e si strugge per un problema apparentemente irrisolvibile.
La famiglia di Emma ha ritrovato il cellulare della figlia: era stato sequestrato dai Carabinieri, quindi nuovamente consegnato alla famiglia dopo le indagini. Lo stesso, però, è bloccato e nessuno sembra in grado di aiutare. “Era un mio regalo per la licenza di terza media, comprato a mio nome, ho firmato io il contratto” dice il padre 62enne. Tanti i tentativi di indovinare il codice, nessuno a buon fine. Call center, Apple center non hanno aiutato, così come la Polizia Postale.
Forse si apre una possibilità, ma costosa: “Mi rivolgo al maresciallo Saracino della caserma di Ancona che coordina le indagini, è molto gentile e disponibile, mi fornisce il numero di un esperto di informatica che collabora con il Tribunale e che mi dice che una società di Monaco di Baviera può farlo per 3 mila euro“. Tanti soldi per sbloccare il telefono della figlia e vedere quindi gli scatti degli ultimi mesi.
Vogliono vedere la vita attraverso gli occhi della figlia
Fazio e la famiglia insistono molto su questo punto, quasi un anno di lotta per riuscire ad accedere al telefono. “Aveva Instagram, ma come tutte le ragazzine scattava a raffica, faceva molti video – dice a Repubblica il padre — Vorremmo rivedere il suo sorriso, non c’è foto in cui non sia lieta, recuperare non solo quell’ultima notte, ma anche il suo viaggio a Londra“. La necessità quindi è poter vedere attraverso gli occhi della figlia, gli ultimi scatti: “Ha vissuto solo 14 anni, ritrovare i suoi ultimi mesi per noi è fondamentale, vedere le cose con i suoi occhi è un modo per starle ancora vicino“.
La replica alle accuse e il posto nel cimitero
Oltre alla questione telefono, Fabini e le altre famiglie devono fare i conti con una giustizia lenta e alcune critiche di chi pensa siano stati genitori irresponsabili. Fazio Fabini rigetta le accuse: “Emma era una ragazza educata, chiedeva, non pretendeva, e io non credo che l’educazione sia nel negare senza motivo. È lo Stato che deve fare in modo che i nostri figli frequentino edifici dove le norme di sicurezza siano osservate“.
Nella sua famiglia, c’è un ulteriore dolore: “Emma al cimitero è in loculo in alto dove la mamma, va ogni giorno, e non può arrivare. Non poteva essere messa una fila più in basso, accanto a Daniele?“.
Daniele è Pongetti, altra vittima di quella notte e del quale poco tempo fa la madre aveva parlato. Perché oltre alla giustizia, agli indagati e al clamore attorno al cantante, quello che resta è il dolore delle famiglie, che si riflette anche nelle piccole cose, come un telefono bloccato.