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Martina Rossi: la rabbia del padre per la prescrizione

Pubblicato: 04/12/2019 16:58

La morte di Martina Rossi risale al 2011, dopo un terribile volo da un balcone dell’hotel Santa Ana di Palma di Maiorca. Da allora la sua famiglia si batte per avere giustizia, alla ricerca di una verità che gli 8 anni trascorsi senza di lei non hanno restituito.

Morte di Martina Rossi: lo spettro della prescrizione

Dopo la morte della 20enne, due persone sono finite a processo con le accuse di tentata violenza sessuale di gruppo e morte in conseguenza di altro reato. Il primo grado a carico degli imputati, i giovani Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi, si è chiuso con una condanna a 6 anni di reclusione.

Era il 14 dicembre 2018 e il 28 novembre scorso, a quasi un anno da quel verdetto, è scattata la prescrizione del secondo reato di cui erano accusati e per cui erano stati condannati.

Secondo l’accusa, sono loro i ragazzi da cui la vittima avrebbe tentato di fuggire per scampare a uno stupro, finendo per morire dopo una caduta dal sesto piano dell’albergo in cui si trovava per una vacanza con le amiche.

Attualmente è rimasto in piedi solo il reato di tentata violenza sessuale di gruppo, il che significa un sensibile abbassamento della pena in caso di condanna anche in appello.

Anche in questo orizzonte, però, la prescrizione è uno spettro non secondario: i termini con cui interviene, per questa fattispecie, sono più lunghi ma la famiglia della ragazza non si sentirebbe al riparo da un altro colpo di scena. Se l’accusa di violenza sessuale di gruppo venisse derubricata, infatti, questo scenario potrebbe tradursi in realtà.

Le parole del padre della vittima

Intervenuto ai microfoni del Fatto Quotidiano, Bruno Rossi, padre della 20enne, ha descritto alcuni passaggi della dura battaglia per la verità sulla morte della giovane.

L’uomo ha definito “estenuante” il processo sul caso di sua figlia: “Non è possibile che un giudice condanni a pene che poi non possono essere eseguite e che un dibattimento si fermi anche dopo una condanna in primo grado“.

Il percorso di coraggio e interrogativi, per i genitori di Martina Rossi, continua, con la speranza che “chi si rende protagonista di reati così gravi come la violenza sessuale e la morte di una persona non possa ‘giocare’ a mandare tutto in prescrizione“.

Infine un appello alla politica, lanciato attraverso i microfoni del quotidiano: “Chiedo di pensare, perché non ci sia più un’altra Martina“. Per la difesa dei due imputati, la ragazza si sarebbe suicidata.