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Creati i primi neuroni sintetici: possono combattere aritmie e Alzheimer

Pubblicato: 06/12/2019 12:40

La rivista Nature Communications ha pubblicato i risultati di una ricerca sulla creazione dei primi neuroni artificiali. Gli scienziati sono riusciti quindi a creare copie dei neuroni umani, per possibili utilizzi nel campo della bioelettronica. Potrebbero aiutare a contrastare malattie come l’aritmia o l’Alzheimer.

Neuroni artificiali per combattere malattie degenerative

Nello studio guidato dal dr. Alain Nogaret dell’Università di Bath c’è anche un po’ di Italia: la ricerca è infatti firmata anche dai dottori Elisa Donati e Giacomo Indiveri, che lavorano all’università di Zurigo.
Alla base dello studio c’è la creazione del primo neurone artificiale, un risultato fondamentale nel campo della neurologia ma anche della bioelettronica. L’entusiasmo attorno alla scoperta è giustificato dalle sue possibili applicazioni: tali neuroni infatti potranno essere anche utili per contrastare malattie caratterizzate da degenerazione neurale. L’obiettivo infatti è sopperire alla mancanza di neuroni sani, responsabili del trasporto delle informazioni del sistema nervoso. Un neurone artificiale, si legge sulla rivista e sul sito dell’Università di Bath, può infatti aiutare a rispondere correttamente alle stimolazioni elettriche del corpo, facendo quello che non possono più fare altri neuroni malati.

I campi di applicazione dei neuroni sintetici

Gli scienziati sono riusciti a creare un neurone sintetico in silicio, grande meno di una moneta ma in grado di inviare i giusti segnali elettrici al sistema nervoso. L’entusiasmo sta anche nei consumi di questo moderna tecnologia: il neurone artificiale consuma un miliardesimo di un micro-processore, adatto quindi a sostenere l’attività elettrica nel corpo umano nel caso di malattie croniche.
I neuroni artificiali potrebbero essere così impiegati per aiutare nei casi di insufficienza cardiaca come le aritmie, inviando al cuore i giusti segnali per farlo pompare a dovere. Un altro caso di utilizzo, spiega il dr. Nogaret, “potrebbe essere il trattamento di condizioni come l’Alzheimer e in generale malattie degenerative neurali“. Il chip in silicio potrebbe quindi imitare i neuroni veri e continuare a trasmettere i segnali nervosi fondamentali per il funzionamento del corpo.

Le altre scoperte nella cura dell’Alzheimer

La ricerca pubblicata su Nature Communications dà quindi il via a possibili pacemaker intelligenti o un aiuto contro l’Alzheimer. Contro quest’ultima malattia, recentemente si stanno studiando numerose possibilità. Tra queste, pochi giorni fa abbiamo segnalato la scoperta di una molecola per ringiovanire il cervello, che potrebbe quindi rallentare la malattia. Ancora, sul fronte della prevenzione è stato messo a punto un esame del sangue per predire l’Alzheimer con anni di anticipo.

Per ora gli scienziati lavorano sui neuroni artificiali usando dei topi, ma la scienza guarda con ottimismo a questa possibilità, per una futura applicazione umana.

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