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Cucchi-depistaggio, 2 imputati si costituiscono parte civile: “Subìto un danno d’immagine”

Pubblicato: 16/12/2019 15:54

È cominciato oggi il processo Cucchi per depistaggio, la costola processuale dello storico e immediatamente precedente processo Cucchi-Bis. La novità dell’udienza di oggi è che due degli imputati hanno deciso di costituirsi parte civile contro altri due imputati, appellandosi alla tesi secondo la quale avrebbe agito secondo quelli che erano gli ordini dei loro superiori, senza essere messi nelle condizioni di rendersi conto di ciò che stava accadendo.

Dichiarano di non sapere del pestaggio

I nomi di coloro che oggi sono imputati nel nuovo processo Cucchi sono sorti durante il precedente processo, durante le indagini sorte grazie alle intercettazioni ed alle testimonianze che hanno portato, nel precedente iter processuale, alla condanna di alcuni carabinieri.

A difendersi dalle accuse, e ad accusare a loro volta, oggi sono Massimo Colombo Labriola e Francesco Di Sano.Non sapevamo del pestaggio. Dopo i Cucchi, le vittime siamo noi, hanno detto i due in aula. “C’è stata una strana insistenza nel chiederci di eseguire quelle modifiche che all’epoca non capivamo”, continuano, puntando sul fatto che ciò che è accaduto all’epoca non era chiaro, in quanto mancava a loro la consapevolezza di ciò che le modifiche veramente significavano: “Oggi sappiamo tutto e per questo abbiamo deciso di costituirci parte civile. Non siamo nella stessa linea gerarchica, l’abbiamo subita, erano ordini”.

L’accusa ai vertici dell’Arma

Una nuova Norimberga, dunque? Anche in questo caso i militari hanno “solo eseguito gli ordini”? Ad essere accusati di aver insistito per avere le modifiche delle relazioni di servizio sono Francesco Cavallo e Luciano Soligo, già al tempo vertici dell’Arma, come spiega uno dei legali in aula: “L’ordine fu dato da chi insistendo sulla modifica sapeva qualcosa di piu’. Labriola e Di Sano hanno subito un danno di immagine, da questo punto di vista siamo nella stessa posizione degli agenti di polizia penitenziaria”. Non solo: per portare a termine il sabotaggio della relazione, Francesco Di Sano non poté neppure partire per le ferie: “Fu bloccata la partenza già programmata e con biglietto già acquistato di Francesco Di Sano per la Sicilia, per firmare l’annotazione di servizio già modificata”.