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Reddito di cittadinanza: scatta l’obbligo di fare lavori socialmente utili

Pubblicato: 13/01/2020 10:57

Nell’ambito degli ormai celebri Patti per il Lavoro e per l’Inclusione Sociale previsti dal Reddito di Cittadinanza, scatta ora un nuovo obbligo. I beneficiari infatti sono chiamati a fare lavori socialmente utili, attività di volontariato o altro. C’è anche un numero di ore minime e chi non si adeguerà perderà il Reddito di Cittadinanza.

Arrivano i Puc: i progetti utili alla collettività

Il Ministero del Lavoro ha pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana questa novità, che riguarda un decreto legge del 22 ottobre 2019. La norma riguarda i beneficiari del Reddito di Cittadinanza, coloro che percepiscono quindi soldi dallo Stato e che in molti casi nel frattempo stanno cercando lavoro tramite i Centri per l’Impiego, come previsto dai patti.
Ora, questi beneficiari dovranno svolgere lavori socialmente utili chiamati Puc (Progetti utili alla collettività), ossia attività di volontariato e di supporto nei Comuni di residenza. Una norma obbligatoria e che altrimenti può prevedere il ritiro del Reddito di Cittadinanza.

Le regole dei lavori socialmente utili

Il provvedimento sembra ricalcare quanto fatto nel 1993, quando coloro che erano in cassa integrazione o in mobilità dovettero rendersi utili per attività socialmente utili. Ora la norma sembra tornata in vigore, con alcuni paletti ben precisi.
I Puc infatti sono obbligatori, pena il decadimento del sussidio. Il concetto di base è molto semplice: se percepisci il Reddito di Cittadinanza, devi renderti utile alla comunità. Il tutto per un monte ore compreso tra 8 e 16 alla settimana. Nello specifico, “il beneficiario è tenuto ad offrire nell’ambito del Patto per il lavoro e del Patto per l’inclusione sociale la propria disponibilità per la partecipazione a progetti a titolarità dei comuni, utili alla collettività, in ambito culturale, sociale, artistico, ambientale, formativo e di tutela dei beni comuni“.

Cosa dovrà fare chi percepisce il Reddito di Cittadinanza

A breve, quindi, chi percepisce il Reddito di Cittadinanza dovrà rendersi disponibile per lavori socialmente utili. Sono escluse alcune categorie dal provvedimento: persone occupate con un reddito superiore a 8.145 euro per lavoro dipendente e 4.800 euro per lavoro autonomo, persone che frequentano un corso di studi, di formazione o un tirocinio, chi prende pensioni di cittadinanza e gli over 65, disabili e accompagnatori, donne in gravidanza.
Il decreto fa alcuni esempi di questi lavori, come aiutare l’assistenza domiciliare per gli anziani, la manutenzione del verde pubblico o ancora aiutare nelle biblioteche, nelle scuole e attività di volontariato. Tutti ruoli non retribuiti né di responsabilità, che in alcun caso dovranno costare il posto a personale assunto. Solo un supporto, quindi.

Chi non li farà perderà il Reddito di Cittadinanza

Il decreto specifica anche che chi non si adeguerà, vedrà decadere il proprio Reddito di Cittadinanza. Il Comune e i Centri per l’Impiego conteggeranno le ore e i beneficiari potranno “fornire le proprie preferenze in riferimento alle aree di intervento“. Bisognerà però giustificare le assenze e sarà comunque possibile recuperare le ore perse e gestire quelle da fare in diversi giorni. Resta fermo l’obbligo entro fine mese di arrivare alla quota richiesta.

Per iniziare, i Puc dovranno attendere che tutti i Comuni siano pronti ad attivare i progetti, il cui “resoconto” verrà gestito dalla Piattaforma Gepi (Gestione patti per l’inclusione sociale).

Ultimo Aggiornamento: 13/01/2020 11:02