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Processo Stato-mafia: il boss Leoluca Bagarella morde un agente di polizia

Pubblicato: 17/01/2020 08:24

Nel corso del delicato processo d’appello per la trattativa Stato-mafia, si è verificato un episodio di violenza da parte del cognato del boss Totò Riina. L’uomo sta scontando numerosi ergastoli ed è noto il suo temperamento violento: quando fu arrestato negli anni ’70, ci vollero numerosi agenti per tenerlo fermo.

L’aggressione durante il processo d’appello

Secondo quanto riporta Repubblica, Leoluca Bagarella ha assalito e morso un agente della polizia penitenziaria. Detto Don Luchino, è conosciuto per essere uno dei superkiller di Cosa Nostra. Il fatto è accaduto nel carcere di Sassari, mentre gli agenti scortavano il detenuto nella sala videoconferenze per assistere al processo. Improvvisamente, il super boss e cognato di Totò Riina si è rivoltato contro l’agente. Entrambi sono finiti in infermeria: il poliziotto per via del morso, Bagarella per lo stato d’agitazione seguito all’improvvisa escandescenza.
La seduta del processo di appello è così iniziata in ritardo.

Il superkiller di Cosa Nostra Leoluca Bagarella

La notizia fa clamore, ma non sorprende in particolar modo. Il protagonista della vicenda infatti è al momento condannato a 28 anni in primo grado per la trattativa Stato-mafia. Tuttavia, tale condanna si somma a numerosi ergastoli ricevuti in precedenza. Leoluca Bagarella è infatti la mente assassina dietro ai più atroci omicidi dello stragismo italiano di stampo mafioso. C’era lui dietro all’uccisione di Giovanni Falcone, di Boris Giuliano e soprattutto del piccolo Giuseppe Di Matteo, il figlio del pentito sciolto dell’acido ucciso nel 1996.
Nel 2002 si scagliò duramente contro il regime carcerario italiano del 41/bis e il suo nome è recentemente trapelato tra coloro che potrebbero beneficiare delle nuove norme sull’ergastolo ostativo.

La foto del suo arresto e le altre violenze

L’immagine in evidenza ritrae Leoluca Bagarella in manette, il 24 giugno del 1995. Le cronache dell’epoca lo hanno ritratto mentre viene portato in manette, ma quello che la foto non racconta è che per scortarlo ci vollero 7 Carabinieri, che faticarono a tenerlo fermo.
Il suo temperamento violento, anche in regime di carcere duro, è rinomato: nel 2008 gettò olio bollente contro un altro detenuto, boss di ‘ndrangheta. Questo episodio gli costò un ulteriore anno di carcere.

Non è chiaro al momento cosa abbia scatenato quest’ennesimo episodio di violenza contro l’agente di polizia penitenziaria. Resta l’evidenza che ci si trovi di fronte ad uno dei più spietati, violenti e pericolosi mafiosi della storia italiana.

Ultimo Aggiornamento: 17/01/2020 08:49