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Festival di Sanremo, i monologhi che hanno segnato la storia

Pubblicato: 25/01/2020 22:21

Parole, parole, parole e non solo quelle sul palco del Festival di Sanremo. In occasione di una 70esima edizione che, di dovere, volgerà gli occhi al passato omaggiando la grande tradizione sanremese, ripercorriamo alcuni dei momenti salienti del Festival passando attraverso i monologhi più belli che hanno saputo incidere il cuore e la mente della kermesse.

Festival di Sanremo 1989, l’uragano Grillo

Sanremo è la mia sconfitta“, correva l’anno 1989 e Beppe Grillo probabilmente ancora non aveva mai pensato di trovarsi un giorno al centro della scena politica con il Movimento Cinque Stelle. Parlando di monologhi che hanno fatto “la storia” del Festival di Sanremo, è d’obbligo ricordare il suo discorso avvenuto sul palco dell’Ariston quando, tra lo sconcerto generale, rese pubblico alla platea di uditori il compenso che aveva ricevuto per la sua performance (350 milioni di lire, un bel gruzzoletto). Una cifra che era stata accompagnata da una lunga dissertazione su tutte le penali presenti sul contratto firmato con la Rai – sulle quali, di norme, permane il segreto lavorativo – qualora avesse provato a pronunciare sul palco parole come “i socialisti rubano“. Un testo impegnato politicamente e non solo in cui il comico si accaniva su indistintamente sui giornalisti (descritti come “falliti“) e che alterò gli equilibri, e non solo quelli, in casa Rai che subito dopo decise per la sua esclusione dal piccolo schermo. Un vero e proprio monologo piovuto dal cielo all’improvviso, concordato solamente in parte, e che lasciò dietro di sé miseria e distruzione come dopo il passaggio di un uragano.

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Festival di Sanremo 2002, l’elogio all’amore di Roberto Benigni

Ama e fai ciò che vuoi, quando si ama si può peccare, si può saltare addosso alle delizie del mondo e quando sorridono si improfuma l’aria di viola intorno a noi“, pronunciava sul palco dell’Ariston queste parole Roberto Benigni nel lontano 2002 rivolgendosi a Vittoria Belvedere e Manuela Arcuri sotto gli occhi compiaciuti di Pippo Baudo. Un elogio, un inno all’amore pronunciato ovviamente con una buona dose di ironia tipica della favella toscana del grande Roberto Benigni che quest’anno tornerà al Festival di Sanremo anticipato da una velata polemica sul suo cachet.

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Festival di Sanremo 2013, Luciana Littizzetto contro la violenza sulle donne

Tu sei mai stato innamorato Fabio?“, così diceva la voce di Luciana Littizzetto rivolgendosi alla sua spalla destra da anni ormai, Fabio Fazio in quel del Festival di Sanremo del 2013. Un monologo il cui fulcro verteva proprio su un tema che si trova tuttora, purtroppo, al centro della cronaca, al centro del dibattito e delle discussioni quotidiane: la violenza sulle donne. “L’amore con la violenza e le botte non c’entrano un tubo. Un uomo che ci mena, non ci ama – tuona la Littizzetto dal palco dell’Ariston – Un uomo che ci picchia è uno str**zo e dobbiamo capirlo subito al primo schiaffo, perché tanto arriverà anche il secondo, il terzo e il quarto“. Un incipit ironico, tipicamente in chiave Littizzettiana, che ha però poi svoltato su un tema delicato quale è il femminicidio. Un monologo particolarmente apprezzato, applaudito, e che tuttora viene ricordato come uno degli interventi più belli arrivati a Sanremo.

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Festival di Sanremo 2015, la Rip Parade di Luca e Paolo

Graffianti come, talvolta, solamente loro hanno saputo esserlo. Era il 2015 e sul palco del Festival di Sanremo arriva la coppia formata da Luca e Paolo con la loro irriverente e pungete Rip parade. Un umorismo nero e dissacrante che ha saputo conquistare tanto quanto irrigidire il pubblico sule note di “E impazza sulla rete la commemorazione e con i colleghi tutti lì a twittare RIP Forever hashag #Immortale con il selfie fatto ieri al funerale“. Ironia sì, ma anche e soprattutto una non troppo velata critica ai mala tempora currunt coniugata ad una riflessione sull’odierna commercializzazione della morte.

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Festival di Sanremo 2018, le lacrime di Favino

Un monologo poi, quello dell’attore Pierfrancesco Favino che ha saputo suscitare una forte emozione sfociata, per molti, in lacrime di commozione. La notte poco prima della foresta il nome del brano portato in scena dall’attore sul palco dell’Ariston che ha voluto far rivivere le parole scritte nel 1977 dal drammaturgo francese Bernard – Maria Koltès. Un monologo che porta in scena il tormento di un giovane protagonista che cerca in tutti i modi di trattenere uno sconosciuto incontrato casualmente in una serata all’insegna della solitudine. “Racconta una storia che riguarda tutti, il bisogno estremo degli altri, dello stare insieme e, al tempo stesso, l’insofferenza dello stare insieme“, racconterà poi Favino a Il Corriere della Sera, interrogato sul perché della pièce.

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Festival di Sanremo 2019, l’anti-razzismo di Claudio Bisio

È passato poi, per concludere, appena un anno dall’ultimo monologo che ha segnato il pubblico del Festival di Sanremo. Al centro dell’attenzione, sotto l’occhio di bue, il comico Claudio Bisio che ha voluto portare in scena un lungo discorso avente per focus un tema, anche questo, sempre attuale: il razzismo. Un monologo anti-razzista sciorinato attraverso un rimpasto di canzoni di Baglioni che però non aveva fatto particolarmente breccia nel cuore della critica.

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