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Scritta antisemita sulla porta del figlio della deportata: la risposta di Sala

Pubblicato: 26/01/2020 15:21

Domani si celebra il Giorno della Memoria, per ricordare le vittime dell’Olocausto. A ridosso di questa ricorrenza, in cui si rievoca la memoria di una pagina di storia che vorremmo conclusa per sempre, quanto accaduto a Mondovì, nel cuneese, crea un sentimento di inquietudine e ribellione contro il gesto violento e antisemita. Dopo che la scritta “Juden Hier” è comparsa sulla porta di Aldo Rolfi, figlio della partigiana deportata Lidia Beccaria Rolfi, in molti modi la società civile ha manifestato il suo ripudio per questa ignominia.

Beppe Sala, il cartello sulla porta di casa: “Antifa Hier”

L’ultima arrivata è la risposta del sindaco di Milano, Beppe Sala. Il primo cittadino ha pubblicato su Instagram una foto della sua porta di casa, dove ha appeso un cartello con la scritta “Antifa Hier”. Il commento del sindaco all’immagine è: “Qui vivo io“. Sotto il post tanti cittadini, di Milano e non, hanno ringraziato Sala per questa netta presa di posizione su un gesto di vergognosa intimidazione.

https://www.instagram.com/p/B7xvPYkI66F/

Ieri sera in via Rolfi si è tenuta una fiaccolata e un presidio antifascista organizzati dall’associazione “MondoQui”. “Quello compiuto stanotte, proprio a ridosso del Giorno della Memoria, è un atto che ci rattrista, perché specchio di una tendenza politica e civile che sta investendo tutto il paese con sbocchi di odio e aggressività nei confronti dell’altro“, scrivono i promotori sulla loro pagina Facebook.

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Aldo Rolfi: “Clima di odio”

Sentito ai microfoni di La Repubblica, Aldo Rolfi ha commentato quanto accaduto: “Come si fa a non pensare al citofono di Salvini? Assolutamente sì, però tutto questo rientra in un insieme di clima violento, di odio. Odio genera odio per quello che hanno scritto, che era la frase usata durante la Notte dei Cristalli per indicare le case degli ebrei“. A commentare la preoccupante discesa verso un contesto sempre più intollerante è anche Gustavo Zagrebelsky, presidente della Corte costituzionale.

L’episodio, racconta ad Alessandro Contaldo di La Repubblica, “mi ha fatto venire i brividi. Da un po’ di tempo che si usano forme, metafore, espressioni che chi ha un po’ memoria o un po’ di cultura, sa bene da dove vengono“. Paragonando i due episodi della scritta antisemita e del citofono, spesso rievocati come diverse facce dello stesso fenomeno, Zagrebelsky dichiara: “In Germania negli anni di affermazione del nazismo si era aperta la caccia al diverso. Durante la Notte dei Cristalli i cittadini sono stati spronati a dare la caccia, a stanare“.