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L’Università di Torino contro il blocco alla sperimentazione sui macachi

Pubblicato: 27/01/2020 15:29

Pochi giorni fa la terza sezione del Consiglio di Stato, presieduta da Franco Frattini, ha accolto l’appello della Lav (Lega Anti Vivisezione animale) che aveva chiesto di sospendere i test in corso sui macachi nell’ambito del progetto Light-Up.

Le polemiche sul progetto Light-Up

A novembre il Tar del Lazio aveva respinto la prima richiesta di sospensione della Lav, dopo che l’associazione aveva presentato a giugno un appello all’ex Ministro della Salute, Giulia Grillo. La polemica è nata in seguito al via libera al progetto sperimentale “Light Up – Turning the cortically blind brain to see”, realizzato in collaborazione dalle Università di Parma e di Torino.

Il progetto, che prevede lo sfruttamento di alcuni macachi come cavie, ha l’obiettivo di rafforzare le conoscenze relative al recupero delle funzioni visive in seguito a una lesione cerebrale.

La sperimentazione sui macachi e le proteste della Lav

In un’intervista a Open uno dei ricercatori del progetto, il dott. Marco Tamietto, ha spiegato che in seguito a un danno cerebrale “alcune funzioni rimangono sorprendentemente intatte, siamo in grado di afferrare oggetti, evitare ostacoli, riconoscere espressioni facciali, senza esserne consapevoli. Vogliamo potenziare queste competenze residue e orientare il potenziale di ricupero del cervello, promuovendo quanto più possibile un recupero della funzione visiva. Ma per farlo dobbiamo prima studiare i meccanismi fisiologici e neuronali che ne sono alla base».

La necessità di utilizzare i macachi deriva dal bisogno di sperimentare su organismi complessi. “I metodi non invasivi sull’uomo ci danno una mappa utile – prosegue Tamietto – ma anche imprecisa e molto in ritardo rispetto alle reali risposte dei singoli neuroni in tempo reale.

In seguito all’avvio delle sperimentazioni, la Lav si è attivata per bloccare il progetto prima con una petizione, poi con una serie di passaggi formali che lo hanno, ad oggi, bloccato. Secondo l’associazione la ricerca, costata 2 milioni di euro, prevede una serie di metodi estremamente dolorosi per i macachi, che vengono immobilizzati e resi clinicamente ciechi.

La preoccupazione delle Università

Ma in seguito alla sospensione da parte del Consiglio di Stato, l’Università di Torino ha espresso forte preoccupazioneper la crescente messa in discussione del principio costituzionale della libertà di ricerca“. La Terza Sezione ha richiesto “con massima urgenza di fornire prove sull’impossibilità di trovare alternativa ad una sperimentazione invasiva sugli animali”, cosa che gli Atenei affermano di aver già fatto.

Le prove richieste con urgenza dal Consiglio di Stato sono già state presentate a tutti gli organi competenti durante l’iter per il conseguimento delle autorizzazioni necessarie a selezione e finanziamento del progettoha affermato in un comunicato l’Università di Torino.

Secondo la senatrice a vita e farmacologa Elena Cattaneo, che ha rilasciato una dichiarazione al Fatto Quotidiano, “l’ordinanza inverte l’onere della prova, pretendendo che sia il Ministero della Salute a dover dimostrare l’inesistenza di metodi alternativi alla sperimentazione su animali”, mentre la prova dell’assenza di alternative alla sperimentazione animale è già una legge.

Così, se da un lato c’è chi chiede con forza di cessare le sperimentazioni e le crudeltà sugli animali, dall’altro c’è chi rivendica risultati e progressi medici, ottenuti proprio grazie a questo tipo di sperimentazioni. La battaglia non è di certo finita qui.