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Coronavirus in Italia, lo studio dell’ISS: età media e patologie preesistenti delle vittime

Pubblicato: 06/03/2020 14:07

Di ieri sera l’appello del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che invita la popolazione italiana a non cedere al panico di fronte all’emergenza da Covid-19, il Coronavirus. L’ultimo bollettino diramato dalla Protezione Civile italiana circa i dati del contagio riportavano di oltre 3mila persone positive al test per coronavirus – 3858 l’ultimo dato rilevato – 148 decessi in tutto e 414 persone guarite.

Nelle ultime ore un interessante studio condotto dall’ISS – Istituto Superiore di Sanità – ha analizzato i dati alla luce di contagiati, deceduti e guariti in Italia in relazione alla diffusione del Covid-2019.

L’ISS: lo studio su 105 vittime per Covid-19

Una panoramica alla luce dei rilevamenti e degli aggiornamenti in continua trasmissione dagli ospedali che ha permesso all’equipe dell’Istituto di tracciare il profilo di un “paziente potenzialmente a rischio” ponendo l’attenzione su fattori comuni tra le vittime accertate.

Un lavoro volto a non creare allarmismi ma al contrario, a controllare e prevedere quali possano essere i soggetti più a rischio e, di pari passo, escogitare un piano d’azione sanitario che possa essere ancor più efficace in termini di prevenzione e tutela.

Le discriminanti: età, patologie preesistenti e sesso

Secondo quanto rilevato dall’ISS, basandosi su uno studio di dati raccolti sino al 4 marzo scorso e dunque alla luce di 105 pazienti italiani deceduti, l’età media delle persone colpite è 81 anni. All’età si aggiungono doverosamente ulteriori discriminanti: “Sono in maggioranza uomini e in più di due terzi dei casi hanno 3 o più patologie preesistenti“, si legge nel comunicato diffuso dall’Istituto ripreso successivamente anche dal Ministero della Salute.

Sempre dal medesimo comunicato si apprende anche la discrepanza d’età media tra le persone decedute per coronavirus e quelle che hanno contratto l’infezione. “L’età media dei pazienti presi in esame è 81 anni, circa 20 anni superiore a quella dei pazienti che hanno contratto l’infezione – rileva l’ISS – E le donne sono 28 (26.7%)“.

Sempre dall’ISS: “La maggior parte dei decessi 42.2% si è avuta nella fascia di età tra 80 e 89 anni, mentre 32.4% erano tra 70 e 79, 8.4% tra 60 e 69, 2.8% tra 50 e 59 e 14.1% sopra i 90 anni. Le donne decedute dopo aver contratto infezione da COVID-2019 hanno un’età più alta rispetto agli uomini (età mediana donne 83.4 – età mediana uomini 79.9)“.

Uno studio preliminare

Oltre al sesso e all’età, dal questionario appositamente studiato e fatto compilare nei casi di morte intra mura ospedaliere, terza discriminante rilevate come “fattore comune” tra i recenti decessi sono state le patologie preesistenti.

I dati sul campione di decessi preso in esame hanno mostrato come il 67,2% delle 105 persone decedute per Covid-19 sino al 4 marzo scorso, presentasse 3 o più patologie prima di contrarre il Covid-19; il 18,3% presentava 2 patologie preesistenti e il 15,5% una o nessuna. Si sottolinea come lo studio sia preliminare e volto a defilare quelle che potrebbero essere – alla luce di eventuali e ulteriori conferme – potenziali caratteristiche principali dei pazienti più a rischio.

Persone fisicamente debilitate da patologie, nella maggior parte dei casi più di una – e di età avanzata: soggetti sensibili verso i quali saranno adottate più forti tutele e attenzione.

Clinicamente guarito, guarito e clearance

Ma non ci sono solamente soggetti a rischio. Parlare di coronavirus significa anche dover puntare l’attenzione su un bollettino di persone guarite. C’è però un vocabolario di parole relativo alla guarigione che occorre conoscere per poterne cogliere le diverse sfumature.

Nel Documento relativo alla definizione di ‘Paziente guarito da Covid-19’ e di ‘Paziente che ha eliminato il virus SARS-CoV-2’, l’ISS specifica le diverse diciture tecniche con le quali possiamo parlare di pazienti guariti. Si va dalla persona clinicamente guarita da Covid-19, dunque un paziente che dopo aver sfogato i sintomi dell’infezione ritorna asintomatico ma che può ancora risultare positivo al test, al paziente guarito, tecnicamente asintomatico e risultato negativo a due test consecutivi.

Diverso ancora il paziente che ha eliminato il virus, caso definito clearance: “[…] indica la scomparsa di RNA del SARS-CoV-2 rilevabile nei fluidi corporei, sia in persone che hanno avuto segni e sintomi di malattia, sia in persone in fase asintomatica senza segni di malattia“.

Ultimo Aggiornamento: 06/03/2020 15:39