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Patrick Zaki ancora in carcere, ora si trova insieme ai detenuti politici

Pubblicato: 07/03/2020 18:19

Continua l’incubo per Patrick George Zaki, lo studente dell’università di Bologna di origini egiziane, arrestato con l’accusa di crimini contro lo Stato. Dal suo arresto avvenuto lo scorso 7 febbraio, Patrick è stato già spostato due volte di carcere e ora, alla terza udienza, per il 27enne non ci sono speranze di rilascio.

Patrick insieme ai detenuti politici

A rendere note le condizioni dello studente è stato uno dei suoi legali. Hoda Nasrallah ha riferito all’Ansa non solo che Patrick resterà in carcere di Tora, al Cairo, ma sarà anche rinchiuso insieme a detenuti politici. Questa la sorte che toccherà allo studente, ma i legale ha voluto rassicurare tutti confermando che Patrick non si trova però nel braccio dello Scorpione, il terribile braccio di massima sicurezza.

Le sue condizioni sono buone

Secondo quanto riferito dall’Eipr, Patrick sta bene: “Si trova meglio a Tora che a Masoura”. Nella giornata di sabato è stata anche concessa la visita dei genitori. Patrick Zaki resterà in carcere ancora per i prossimi 15 giorni, il trasferimento alla Tora è avvenuto lo scorso 5 marzo, ed è stato in quel momento che i suoi legali hanno intuito l’esito della terza udienza.

Per Patrick questo è già il terzo trasferimento; il 27enne è accusato di diffusione di notizie false, incitamento alla protesta e istigazione alla violenza e crimini terroristici. Zaki ha negato tutte le accuse in ogni udienza.

Vogliono consegnarlo all’oblio

Amnesty International Italia segue molto da vicino la vicenda di Patrick George Zaki. A seguito del rinnovo della carcerazione Amnesty accusa l’Egitto di voler consegnare lo studente e la sua sorte all’oblio. “L’obiettivo della detenzione preventiva prolungata – si legge nel comunicato firmato Riccardo Noury – è di consegnare un prigioniero all’oblio”.

Per questo, è fondamentale che in vista dell’udienza di sabato prossimo, e di quelle che eventualmente seguiranno, non si disperdano l’entusiasmo, l’emozione e la solidarietà dell’ultimo mese e che ognuno continui a fare la sua parte”. Amnesty non ha dubbi, Patrick George Zaki non ha colpe, la sua “È una prigione di coscienza” in quanto è detenuto a causa del suo impegno nella lotta per i diritti umani.