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Paolo Borzacchiello: chi è lo scienziato delle parole

Pubblicato: 10/03/2020 16:56

Tu parli, lui ti ascolta, poi ti analizza e infine ti riprogramma il cervello
Sembra magia, in realtà non lo è: è scienza! E Paolo Borzacchiello è lo scienziato delle parole per antonomasia.

Uno scienziato moderno, non immaginatelo in laboratorio tra fumi e pozioni, pensatelo più come uno studioso estremamente curioso, determinato e visionario.
Lui si definisce: “Un innamorato perso delle parole e del cervello, un innamorato entusiasta del potenziale umano e della conoscenza in generale”.

È uno dei formatori più apprezzati nella crescita personale in Italia, è fra i massimi esperti d’intelligenza linguistica applicata al business ed è il creatore del metodo HCE, Human Connections Engineering, la disciplina che studia il modo in cui gli essere umani comunicano, pensano e interagiscono.
È anche uno scrittore, celebre già per i suoi saggi, arriva al grande pubblico con i suoi romanzi, che svelano una parte più intima di Paolo Borzacchiello, un regalo che solo in parte ci si aspetta.

Anche la sua storia sembra un libro, nel quale si rincorrono momenti difficili, eroi, aiutanti, antagonisti e naturalmente pozioni non più segrete, perché lui ama liberare le sue conoscenze a tutte le persone che sono pronte per essere liberate

E questo è anche il messaggio principale di uno dei suoi progetti, Upgradeyourbrain, una community “per persone che pensano bene e fanno anche meglio: idee luminose, azioni concrete, pensieri e parole che migliorano noi stessi e cambiano il mondo”.

UPGRADE YOUR BRAIN: potenzia il tuo cervello

Instagram

Upgradeyourbrain è una Instagram community nella quale si trovano consigli di crescita personale sotto forma di prove da superare per avere l’agognata libertà del pensiero. All’incirca ogni settimana Paolo prepara una storia nella quale invita il suo “popolo” a fare qualcosa e a documentare la riuscita della prova con una storia-risposta, ovviamente taggando il progetto.

Di facile esecuzione, le sfide ti promettono di riprogrammare il tuo cervello, quasi senza accorgertene: spegni la luce e usa altri sensi, recita uno scioglilingua, scegli la tua parola della settimana, sorridi, elenca i tuoi successi; sono cose che possiamo fare tutti, ma non è per tutti, devi voler metterti in gioco, o almeno sfidarti, per l’appunto, e vedere che succede.

Far star meglio gli altri ai tempi del Coronavirus

Upgradeyourbrain è anche un progetto per la diffusione di pensieri e parole per migliorare se stessi e il mondo. E in questo momento, più che in altri, si sente il bisogno di aiuto reciproco e di solidarietà. Qual è stata la tua idea per far star meglio gli altri?

Ci ho pensato tantissimo. Non ci ho dormito due notti. Volevo un modo per aiutare davvero, oltre il solito video di incoraggiamento. E poi all’improvviso mi sono ricordato delle decine di migliaia di persone che hanno letto i miei romanzi (La Parola Magica e II Super Senso [NdD]) e che mi hanno testimoniato di come questi romanzi, che sono scritti tutti in una tecnica molto particolare, li abbiano cambiati. Sono libri, Marta, che all’interno della storia ti danno messaggi… potenti… e così ho deciso di scrivere un racconto con gli stessi personaggi dei libri, un racconto gratis, per tutti, che davvero con tutto cuore spero possa arrivare a chiunque. Ne scriverò un capitolo al giorno, fino al lieto fine. 

Jane Alexander, Rosita Celentano e Paolo Stella: testimonial d’eccezione

Come è nata l’idea di Upgradeyourbrain?

È nata dal voler raggiungere le persone gratuitamente e far avere loro cambiamenti importanti.

Jane Alexander per Upgradeyourbrain
Jane Alexander per Upgradeyourbrain

Tra i testimonial più attivi ci sono Jane Alexander, Rosita Celentano e Paolo Stella, come sei entrato in contatto con loro?

Paolo e Jane sono lettori entusiasti. Lui continuava a fare storie e a nominarmi, allora siamo entrati in contatto, siamo diventati anche amici e quindi è nato come lettore.
Con Jane una cosa molto simile: un mio cliente le ha fatto leggere La Parola Magica e, visto che c’è la produzione di un film, di una serie tv e di un’opera teatrale, voleva far interpretare a lei un ruolo da protagonista.

Mentre Rosita in aula, è una cliente. Ci siamo piaciuti perché lei è una donna estremamente intelligente, molto colta, molto attiva nel sociale, che per me è importante.

Paolo Borzacchiello ride insieme a Paolo Stella
Album privato di Paolo Borzacchiello: qui con Paolo Stella

Fin dall’inizio del progetto c’è anche Candela, lei è una modella e una fashion blogger, si è invaghita di Respira come se fossi felice (libro scritto da Luciana Landolfi e Paolo Borzacchiello [NdD]) e ha cominciato a regalarlo e a fare storie su come questo libro le avesse cambiato la vita. Lei ha un vezzo curioso: compra 17 copie del libro alla volta, ne tiene sempre una in borsa e quando vede una persona che potrebbe avere necessità la regala.

Come sono gli influencer?

Paolo e Candela si sono rivelati molto sensibili e molto profondi. Ce ne sono poi altri che ho conosciuto, che evito di nominare e di parlarne. Come diceva Wittenstein: “O di una cosa posso parlarne bene o preferisco tacerne”. Quindi è un panorama molto variegato.

Rosita Celentano all’evento “A lezione con Leonard Want”

Sveglia: la paura vende di più della felicità

Parte del manifesto di Upgradeyourbrain recita: “Vogliono spegnerci il cervello e farci credere quello che vogliono. Ci spaventano, perché sanno che con la paura è più facile convincerci a fare cose che altrimenti non faremmo”, chi?

Io qui mi riferisco al mondo della politica in generale, senza entrare in temi di parte, ad alcune parti del marketing e ad alcune parti del mondo della formazione della crescita personale. La paura statisticamente fa molto più leva rispetto alla promessa di ricompense. Quando una persona ha paura perde lucidità di pensiero ed è disposta a fare cose che in condizioni normali non farebbe

Ad esempio, dopo l’11 settembre han fatto firmare agli americani una serie di leggi, senza entrare nel merito, però diciamo che se sei in spiaggia alle Maldive e il mondo è perfetto e mi chiedi di firmare la legge sulla violazione della privacy, io ti dico di no. Se si è appena schiantato un aereo su una torre e il rischio è che potrebbe capitare ancora, per il tuo bene, ti faccio fare questa cosa. Quindi la paura in generale.

Ci sono frasi che tu scrivi, cito: “Fatti domande e resta sveglio”, “Spegni la luce, accendi il cervello”, “Cambia abitudine e sveglia il cervello”. Da cosa ci dobbiamo svegliare?

Dall’anestesia dell’abitudine. Il cervello purtroppo per natura tende a sviluppare abitudini. I gangli della base (gruppo di nuclei sottocorticali responsabili di diverse funzioni, tra cui i movimenti volontari, l’apprendimento delle abitudini e le emozioni [N.d.D.]) servono a proteggerci dalla troppa fatica e purtroppo ti fanno fare le cose in automatico, è svegliarci dal punto di vista della conoscenza.

Sfida numero 4 di Upgradeyourbrain: cambia abitudini e... sveglia il cervello!
Instagram Upgradeyourbrain

Se il politico, di destra o di sinistra, ti dà un messaggio e tu non sai che quella parola vuol dire quella cosa, che l’uso di quella metafora può produrre quel tipo di effetto, tu sei addormentato! La mia sveglia è: leggi con attenzione e studia, così la prossima volta che tal politico ti dirà quel tipo di frase tu sai che potrebbe attivare in te quel tipo di reazione e quindi quel tipo di comportamento potrebbe essere stato sospinto non per il contenuto, ma per il modo in cui ti viene raccontato.

Paolo Borzacchiello sul palco dell'evento "A lezione con Leonard Want"
Paolo Borzacchiello sul palco dell’evento “A lezione con Leonard Want”

Tu hai detto che riconoscere il linguaggio è importante, ma non basta la conoscenza:

L’abitudine è uno dei pericoli peggiori, procediamo in automatico. Io in auto per esempio faccio tanti esercizi di pratica di sveglia: mi concentro sul momento presente, sul volante da sentire, sono lì, non sono distratto, non sempre perché a volte ho bisogno di fantasticare. Però quello è un tipo di sveglia. Il cambiare le abitudini. Sforzarsi di stare attenti. Fare cose con intento. Io mi sforzo tutti i giorni, in momenti sparsi nella giornata, ad essere cosciente, è una decisione che devi prendere e devi ricordarti di farlo, è un allenamento perché il cervello tende a fare il contrario.

E quand’è che ti regali momenti di incoscienza:

Quando sento di averne il bisogno. Ieri sera tornavo da una consulenza e avrei avuto da fare una serie di cose, mi sono detto: “Sono stanco, è tardi, sono su un regionale: mi guardo una serie tv”.

Quindi Paolo non è un robot? Si concede anche:

Raramente, perché so che ho una serie di impegni che devono essere mantenuti, poi io tendo a seguire molte cose di persona. Molta gente mi scrive se sono veramente io che rispondo ai messaggi. Io ho un ufficio che si occupa del marketing e delle relazioni, però se qualcuno mi scrive che ha bisogno rispondo io.

Quando noi esprimiamo la nostra preferenza, per esempio in politica, poi tendiamo a sostenere la persona che abbiamo votato. Anche se ci siamo svegliati e sappiamo interpretare criticamente il suo messaggio, dove finisce la conoscenza e inizia il voler avere ragione ad aver votato quella persona?

È una linea difficilmente calcolabile, considera che noi abbiamo dentro il nostro cervello dei modelli: quel politico ti piace perché evoca in te una serie di dinamiche, di destra o di sinistra, padre severo o padre amorevole, bene o male ecc.

Io ho cambiato opinione politica proprio attraverso la conoscenza, studiando il modo di comunicare di alcune persone che ispiravano la mia simpatia, mi sono reso conto che c’era tanto lavoro dietro che avrebbe potuto condizionarmi. Scoprendolo ho realizzato che non era così simpatico questo personaggio. 

Una volta mi han chiesto se fossi di destra o di sinistra e ho risposto: “Sto sopra”, cioè può darsi che una volta voti un politico di una certa schiera, perché dice delle cose, al prossimo giro ne voto un altro.

È uno sforzo importante perché tendi poi ad essere coerente con te stesso, ma sapendo che il cervello funziona in questo modo e sapendo che il patteggiare per qualcuno può essere collegato ad una dinamica che si chiama di coerenza e impegno, per cui lo difendo a prescindere perché l’ho votato, quanto meno mi chiedo: “Lo difendo perché mi piace davvero questa cosa?”, “Perché davvero la trovo giusta?”, “Perché davvero mi rispecchia?”. Questo genere di domande, secondo me, ti sveglia il cervello e la maggior parte delle volte rispondo: “Sì, se non fosse di quella etichetta, non sarei d’accordo”. 

Per sapere come funzioni non puoi togliere il problema, perché tenderai comunque a essere coerente con te stesso, però sapere che lo stai facendo per quello e non per un reale valore ti può aiutare, se hai abbastanza coraggio per cambiare idea e di ammettere che non devi per forza farti piacere tutto quello che arriva da una certa parte, perché ci vuole anche un po’ di coraggio in questo, allora ti aiuta, ma non è evitabile.

Le sfide di Upgradeyourbrain

https://www.instagram.com/tv/B8intAcKHoa/?utm_source=ig_web_copy_link

Upgradeyourbrain è anche una serie di sfide che tu lanci al tuo pubblico su Instagram. Perché le sfide?

Considera che i grandi cambiamenti non si possono mai fare in modo radicale e violento, è un principio che in natura si chiama omeostasi, cioè se tu eserciti una forza ottieni una forza uguale e contraria.

La sfida è il modo per far passare agli altri dei concetti importanti senza fargli una lezione, cioè io faccio fare azioni facili da compiere e veloci da fare. La sfida come gioco: fallo così vieni poi ripostato e ritaggato, quindi c’è la parte ludica e attraverso la quale la persona, un po’ alla volta, modifica dei comportamenti e dei pensieri, anche senza sapere cosa sta facendo, perché il bello delle cose che io metto in Upgradeyourbrain è che sono cose che funzionano a prescindere dal tuo livello di consapevolezza.

Se io ti dico di parlare con queste 4 o 5 parole e tu lo fai frequentemente, il tuo cervello cambia, anche se non sai che quella parola funziona in quel modo lì. Quindi la sfida è per renderla condivisibile, per farla diventare virale, per far giocare le persone, per farle divertire mentre stanno meglio, perché il cambiamento può anche essere molto piacevole, molto divertente.

La conoscenza rende liberi o l’abito fa il monaco?

Uno dei tuoi claim è: “La conoscenza rende liberi”. Liberi per cosa?

Liberi di scegliere, per me il criterio essenziale nella vita è avere la libertà di scegliere. Sono libero di scegliere quando arrivo ad un livello di conoscenza abbastanza profondo circa le opzioni tra cui posso scegliere e quando posso praticarle entrambe. Libertà di scelta vuol dire per me essere confortevoli in entrambe le scelte. Quando a volte una persona sceglie, solitamente sceglie per ripiego, perché magari non è capace di fare una cosa o perché magari non ha abbastanza informazioni sull’altra, allora lì non è scelta, è ripiego. Scegliere liberamente vuol dire: potrei fare una cosa, potrei fare l’altra, starei bene in entrambe le versioni, quindi scelgo.

È sempre possibile stare bene in entrambe le versioni?

Nel mio cervello sì e se non è possibile adesso può diventarlo di sicuro. Io sono convinto che possiamo stare in zona di comfort in qualsiasi contesto, nella misura in cui non ti senti a tuo agio non sei libero davvero di scegliere, perché stai scegliendo in modo non completo.

In una fase di crescita, quando una persona si mette alla prova, ci sta anche non essere a proprio agio in determinate situazioni…

È il passaggio inevitabile.

Ti faccio un esempio: vestirsi in abito o vestirsi in jeans. Io per anni mi sarei sentito un po’ in difetto a farti una lezione o un’intervista in jeans e maglione, era una situazione in cui sceglievo l’abbigliamento non in modo libero, perché la realtà era che sceglievo solo in base a quello che mi faceva stare meglio. Adesso che posso farti l’intervista in abito scuro o in jeans e maglione e sto bene e mi sento a mio agio in entrambe le versioni, ora sono libero di scegliere maglione o giacca.

Una delle primissime cose che ti ho sentito dire è che l’abito fa il monaco:

Esattamente sì.

Allora spiegami: quando l’abito fa il monaco e quando tu sei libero di fare lezione in jeans e maglione?

Qui ci sono due aspetti: io sono libero di fare lezione in abito o maglione perché mi sentirei totalmente a mio agio in entrambi i casi. Poi c’è un altro aspetto: se io vado in un’aula dove c’è lo stereotipo del docente di un certo tipo, io mi presento, per esempio, con la divisa tradizionale per soddisfare aspettative di persone che non hanno ancora guadagnato quel tipo di libertà mentale e in più c’è una parte di pregiudizio ineliminabile, perché il cervello procede per scorciatoie, per cui ti aspetti che il docente abbia una certa divisa.

E poi c’è anche l’aspetto della libertà da unire all’abito che fa il monaco, cioè se sono vestito in giacca ho una performance diversa da quando sono vestito in jeans. Non ha a che fare col sentirmi a mio agio, ha a che fare con il modo in cui il mio cervello sviluppa ormoni: in aula mi serve più testosterone perché devo far annusare l’ormone del docente alpha e so che vestirmi con una giacca produrrà nel mio cervello questo effetto. L’abito fa il monaco non è soltanto l’apparenza ma è FA il monaco, cioè trasforma te.

Questa è libertà per esempio: so che effetto mi fa un maglione, so che effetto mi fa una giacca, decido come voglio stare e scelgo o giacca o maglione in base a come voglio stare, perché so cosa fanno entrambe le cose.

Quand’è che si è abbastanza bravi e riconosciuti da poter fare lezione con un maglione?

Secondo me non ha a che fare con la fama.

Se una persona si iscrive ad un tuo corso, probabilmente, lo ha scelto per farlo con te. Altro esempio, Steve Jobs indossava sempre un maglioncino e su di lui ha un effetto diverso che su un’altra persona:

Sì, io ti posso dire che non ho una regola, ho cominciato a fare lezione senza cravatta da un paio d’anni, quando con libri e romanzi la credibilità è cresciuta. In ufficio io sono andato in abito fino ad un paio di anni fa, adesso ho un’altra divisa che è jeans e maglioncino blu… molto simile a Jobs!
Per me è stato nell’avere il riconoscimento del pubblico, come autore di bestseller.

UPGRADEYOURBRAIN come il TED

Paolo Borzacchiello all'evento dedicato di Upgradeyourbrain

Quando ho analizzato Upgradeyourbrain mi è venuto in mente un paragone illustre con il TED:

Caspita!

Il manifesto del TED recita: è un’organizzazione no profit che ha come obiettivo la condivisione di idee che meritano di essere diffuse.

Esatto! È uno dei miei momenti ispiratori per quanto concerne le attività che faremo con Upgradeyourbrain: vogliamo creare una serie di conferenze, ispirandoci dichiaratamente al modello del TED, per portare in giro, in modo gratuito, principi e idee tutte focalizzate sul cervello che possano aiutare le persone a stare bene. La nostra strategia di azione è proprio quello di fare conferenze in giro per l’Italia!

Come l’avete studiata: ci saranno degli ospiti con un tema centrale o sarai soprattutto tu a condurre?

Nel mio immaginario ci sono io e anche altre persone, proprio perché la mia idea è creare tante persone che possano fare quello che faccio io, altrimenti sarebbe un po’ contraddittorio sulla conoscenza rende liberi. Se servissi sempre io penserei di non aver fatto un gran lavoro, perché più siamo più persone possiamo raggiungere.

Perché fai questa cosa? Mi riferisco a Upgradeyourbrain e anche ai Falsi Miti, alle tue rubriche su Instagram e all’Ordine di Merlino. Tu hai una scuola, hai fatto corsi per altri fino a poco tempo fa, scrivi libri, perché fai anche questo, al di là del raggiungere il pubblico che non legge e che finora non ti ha conosciuto? 

Non so dirti, è la mia missione nella vita. Quando ho fatto i miei primi corsi mi avevano detto di scrivere la mia vision ed era rendere le persone e le aziende libere attraverso l’uso del linguaggio. Forse perché ho patito i limiti di alcune situazioni, il non poter giocare perché non respiri, il non poter fare certe cose perché ti prendono in giro. Ho patito tanto quella roba lì e adesso sono molto della filosofia orientale sul condividere la felicità l’aumenta.

Mi piace l’idea del giocare partite in cui vincono tutti. Mi ritengo una persona privilegiata, non fortunata perché mi sono guadagnato tutto e non sopporto la parola fortuna in generale, però faccio una vita adesso che mi mette in una posizione di privilegio e così restituisco una parte, è il mio modo di fare beneficienza.

Paolo Borzacchiello e la sua spocchia mentale

Hai anche tu degli hater? 

De La parola magica qualcuno ha scritto che il protagonista è arrogante, pieno di sé, superbo, tutte cose vere, fra l’altro, quindi… non mi hanno sconvolto più di tanto.

Fa parte di Borzacchiello o di Paolo?

Son proprio così io, io ho una spocchia mentale allucinante.

Aiutami a capire, Paolo: mi dici “Io sono arrogante, io ho una spocchia mentale” e quando viene fuori questo tratto e quando viene fuori il Paolino?

Anche Paolino secondo me è un po’ arrogante, cioè non perché balbettava ed era asmatico e ciccionello che non fosse arrogante: non riusciva ad esprimerlo. 

Come la maggioranza delle persone che incontri, solo che non te lo dicono. Intimamente ognuno di noi pensa di essere un po’ più figo degli altri: io lo confesso candidamente. Poi sono anche umile, se mi dai un feedback lo ascolto e ascolto pareri diversi. Sono molto selettivo, ecco, forse il termine più corretto è estremamente selettivo, cioè ascolto le persone, ma devi piacermi, devi essere intellettualmente secondo me al mio livello, sono pignolo.

Chi è al tuo livello intellettualmente?

Ce ne sono un sacco di persone: il mio socio per esempio [Luca Mazzilli N.d.D] è la persona più intelligente che io conosca, ogni cosa che lui mi dice la contemplo, la maggioranza delle volte gli do ragione perché è più sveglio di me, ci sono persone brillanti nella mia vita, poche ma brillanti.

Ascoltare una persona che, secondo il tuo parere, non è al tuo livello, non ti può comunque  dare un motivo di riflessione?

Certo, infatti, io tendo nonostante l’afflato iniziale del non mi interessa, non capisci un cazzo, a rifletterci: forse non sono così arrogante, forse mi pongo così, probabilmente è anche molto personaggio. Ragionandoci è più personaggio che Paolino.

Io rispondo volentieri a tutti, anche a quelli critici, purché ci sia una volontà costruttiva, non secondo me… secondo te chi sei? Se non c’è evidenza scientifica che dimostri l’esistenza di queste preferenze, studia oppure chiedi.

Ci sono molti trainer, influencer, coach e formatori in Italia che portano avanti delle idee passate o addirittura smentite e quindi le persone che si affidano a questi coach e formatori pensano che queste siano ancora vere, anche perché molto spesso tanti dicono la stessa cosa:

È legittimo, infatti, io non ce l’ho con chi ha quel tipo di idee, ma con chi senza chiedermi una spiegazione o senza un pensiero critico, solo perché pensa che sia vero, lo dà per vero assoluto. Per me il dubbio è la cosa che rende le persone intelligenti.

Quindi a te piacciono le persone che ti mettono in dubbio?

Beh, lo trovo molto stimolante, perché il fatto di essere comunque quanto meno messo in discussione mi permette di strutturarmi di più, per esempio ho scritto delle cose tempo fa in alcuni libri che adesso studiando mi sono reso conto non sono più così vere, quindi non ci vedo nulla di male nel cambiare idea, nell’arricchire il tuo punto di vista.

Paolo Borzacchiello è o non è un guru?

Spesso dici che non vuoi essere considerato un guru, ma poi hai dei “seguaci” che appaiono dipendenti da te, che ti scrivono, cito:

  • “Sei il mio guru”
  • “Immensamente grata per la tua esistenza”
  • “Io ti adoro”
  • “Io ti amo”
  • “Paolo, sei tra le 3 persone che hanno sostanzialmente influenzato la mia vita. Ti stimo oltre ogni modo. Vivo ogni tuo successo (e iniziano ad essere parecchi) con orgoglio e entusiasmo, come se fossi mio fratello o una parte di me… Sei unico!”

Ah, questo me l’ero persa.

Questa persona ti sta dicendo: “vivo te come se tu fossi una parte di me”:

Il dubbio che io ho avuto quando ho letto i commenti sotto i tuoi post è stato sul tuo claim “La conoscenza rende liberi”, è possibile che non li stia rendendo liberi, ma che stia cambiando semplicemente la dipendenza e quindi che siano dipendenti dal tuo pensiero?

È possibile! Infatti, io insisto molto sul tema, quando leggo queste cose, io dico: “Niente guru per carità” e cerco di fare il possibile attraverso i miei post per demistificare il tutto, quindi, è possibile che uno possa diventare dipendente da me, ma non è la cosa che voglio e, infatti, le storie di Instagram e i post sono sempre finalizzati a farti crescere. Se tu fai le cose che io ti dico di fare poi ti passa, perché diventi più critico, più intelligente, nel senso di intelligere.

La maggior parte delle cose che ti vengono insegnate, non funziona, ma sono intenzionalmente insegnate male, perché in questo modo la persona non risolve i suoi affari e continua ad avere bisogno del docente, del guru di turno. Le cose che ti insegno sono risolutive, ma non qui per spocchia mentale, per scienza. Io ce l’ho coi falsi miti perché ti mantengono con le catene addosso. Tu applichi una certa idea, non funziona, pensi di essere tu inefficace e ritorni dal guru. Se tu fai le cose che io ti spiego sui libri o in aula, questa dipendenza poi si scioglie in automatico perché ti ho reso capace di fare la cosa per davvero.

So di avere una presa molto forte sulle persone che parlano con me, faccio del mio meglio, io svelo tutti i miei segreti, proprio perché il mio intento è renderti il più possibile cosciente. Il Codice del Linguaggio che è il libro più tecnico che ho scritto finora, c’è dentro tutto quello che io so fare. Il mio auspicio è che a furia di farlo tu possa essere così bravo e intelligente da discernere l’afflato emotivo e il contenuto. Faccio del mio meglio, poi mi rendo conto che su alcune persone ho un presa emotiva così forte che potrei dire davvero qualsiasi cosa.
Se tu fai le sfide di Upgradeyourbrain o leggi i miei libri c’è scritto tutto quello che devi sapere per liberarti di me. 

Quindi dici che è una fase iniziale?

È una fase che è normale che ci sia, perché parli col cuore, tocchi corde importanti, una persona vede in te un modello, una guida d’ispirazione o un’ancora di salvezza. Legittimo. Poi io approfitto della mia posizione per insegnarti cose belle.

Che cos’è che ti rende diverso dagli altri trainer, in Italia ce ne sono tanti anche molto famosi e molto ricchi:

Io non così ricco per il momento, perché ho scelto un approccio totalmente anticommerciale: corsi per poche persone, libri volutamente complessi per poche persone, proprio perché non mi interessa la massa o vendere a poco prezzo cose che tutti possono comprare pur di promettere il miracolo, perché non è il mio stile, preferisco meno, ma con un certo tipo di sostanza. 

Mi rende diverso, per quello che è il mio punto di vista, anzitutto il coraggio di cambiare idea, cioè io vedo ancora persone, anche quotate, che dopo 20 anni sono ancora lì a dire le solite 4 cose, quando anche l’evidenza più chiara è che sono sbagliate. Io ho avuto il coraggio di ritirare il mio libro di 5 anni fa che non va più bene.

Una delle mie caratteristiche di cui sono molto fiero è l’onestà intellettuale, che tantissimi colleghi non hanno, oltre che la competenza, io parlo con formatori, guru e coach e li senti parlare 2 minuti e gli chiedi 2 informazioni in più di quelle che devono dire e non sanno da che parte girarsi, sono ignoranti, ignoranti nel senso che non sanno un cazzo di quello che insegnano, hanno letto tre frasi sui libri e quello vendono.

Io so di avere in mano il cervello e cuore delle persone, per me studiare è un atto di responsabilità, in questo mi sento diversissimo dalla maggioranza delle persone che conosco, posso avere tutti i difetti del mondo, ma ho la coscienza di quello che faccio.

C’è gente che sa che è una cosa sbagliata e ti mette comunque la slide, io quella roba lì vado fuori di testa, perché dico: “La gente viene da te fidandosi, sperando che tu possa aiutarla e tu gli dai un’informazione sbagliata, sapendo che è sbagliata, perché non hai tempo di studiare, il coraggio di studiare o coraggio di dire che hai detto una stronzata”. Poi siamo nell’epoca di google, vuoi un’informazione in 3 secondi te la vai a prendere e c’è gente che non ha questo tipo di coscienza. Per me è inaccettabile.

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Ieri, in aula, un signore in fila per l’autografo, quando è arrivato il suo momento, mi ha detto (con occhi lucidi): “mi hai salvato la vita con il tuo libro”. Io ho sorriso, l’ho abbracciato e poi, a porte chiuse, ho avuto una crisi. Il senso di responsabilità per quello che stiamo facendo mi si è palesato con l’impeto di una illuminazione. E mi sono maledetto per tutte le volte che ho cazzeggiato, sprecato occasioni, usato parole a caso invece di parole che salvano. Poi mi sono ricordato che adesso c’è @upgradeyourbrain_community e che sono circondato di amico speciali che mi aiutano in questa missione. Un monito, per me e per tutti quelli che vogliono fare questo viaggio: CHE NESSUNA PAROLA VADA SPRECATA.

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Presente, passato e futuro: il suo progetto più bello

Un messaggio per chi come te vuole cambiare il mondo e vuole un mondo migliore:

Le buone intenzioni da sole non ti portano da nessuna parte. Nessuna buona intenzione senza cervello, strategia e capacità può portare risultati, questo è il primo messaggio. 

L’altro messaggio è avere sempre spirito critico e studiare, perché se vuoi cambiare il mondo devi studiare, devi sapere che pubblicare #prayforamazonia, ad esempio, non solo non serve ad un cavolo, ma tende a togliere il focus dal problema, farti sentire a posto, quando a posto non sei. Per cambiare il mondo devi studiare come funziona l’essere umano, punto.

Chi vuoi essere tu fra 10 anni?

Boh, ti direi tale e quale, più colto, più intelligente, più studioso, con più libri alle spalle, con più scuole nel mondo.

È questo il tuo progetto: aprire delle scuole nel mondo?

Sì, sì nel mondo! Io voglio lasciare un segno: voglio essere quello che ha decodificato la realtà e il modo in cui funzioniamo.

Beh l’hai già detto che stai riscrivendo la storia:

Eh sì, sì, poi sarà la storia a definire quello che è. Nella mia scuola abbiamo richiesto le registrazioni internazionali sul know-how, abbiamo aperto un centro di ricerca proprio per aprire nuova luce su come le persone funzionano nelle interazioni e quindi mi piacerebbe immaginarmi fra 10 anni citato nei libri per essere stato il primo ad aver parlato di questa cosa.

Cosa vorresti che la gente dicesse di te quando tu non ascolti:

Eh… “Che bravo!” oppure “Mi ha aiutato”.

Ok, questo te lo dicono già, cos’è che veramente vorresti sentirti dire con una sincerità tale che è possibile solo quando una persona non ascolta:

Mi piacerebbe che alle mie spalle mi dicessero che sono coerente, cioè che quello che dichiaro poi lo faccio, che non è così usuale.

E quando non ci sarai più?

È stato bello che ci sia stato.

Invece, cosa diresti a Paolo di 20 anni fa?

Fai meno il maestrino, studia di più e fai meno lo stronzo!

Ultimo Aggiornamento: 14/01/2022 11:06