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Coronavirus, rubate 1.200 mascherine destinate ad un ospedale

Pubblicato: 17/03/2020 17:31

Grave e triste episodio quello riportato in Sardegna, dove sarebbero state rubate un migliaio di mascherine protettive destinate ad un ospedale di Carbonia. I Carabinieri stanno indagando, ma il fatto getta una triste ombra e alimenta una già precaria situazione di tensione.

Carbonia, all’ospedale mancano 1.200 mascherine

A riportare la notizia sono numerosi quotidiani locali. L’ospedale Sirai di Carbonia attendeva l’arrivo di uno stock di 2.000 mascherine protettive, ma quando la farmacia dell’ospedale ha ricevuto il pacco avrebbe subito notato che lo stesso era stato manomesso. Stando a quanto riporta La Nuova Sardegna, qualcuno avrebbe aperto la copertura in cellophane per poi richiuderla con del nastro adesivo. Secondo i numeri riportati, sarebbero 1.200 le mascherine rubate. Una decine di queste erano provviste di visiera in plastica ed erano destinate a chirurghi e personale della sala operatoria. Una perdita fondamentale, quindi, per garantire l’operato dell’ospedale.

La mancanza di mascherine, peraltro, sta costringendo il Governo e gli operatori a pensare a come produrne in grandi quantità in modo alternativo, per esempio nelle carceri.

Le indagini si concentrano sul trasporto delle mascherine

Stando a quanto riportano le fonti, le mascherine sarebbero partite da una ditta di Bari. Una volta denunciato il furto delle stesse, fondamentali per far funzionare a pieno l’ospedale, sono partite le indagini dei Carabinieri. Per prima cosa avrebbero ovviamente contattato la ditta, che avrebbe dichiarato di aver inviato tutto il materiale richiesto.
Il furto, allora, potrebbe essere avvenuto durante il viaggio: qualcuno, forse con l’intento di rivendere le mascherine a prezzo maggiorato sul mercato nero, le rubato le mascherine, sigillato alla buona il pacco e lasciato che arrivasse poi alla farmacia interna dell’ospedale Sirai di Carbonia.

La notizia crea sconforto ed è in completa antitesi con gli appelli all’unità e alla coesione del premier Conte. Lo sciacallaggio e la criminalità però sembrano non fermarsi neppure di fronte all’emergenza Coronavirus.