Vittorio Sgarbi, al centro della bufera a seguito di un video postato sui social in merito all’emergenza Coronavirus, si è scusato. Un fatto, come lui stesso spiega in un’intervista a Il Giornale, eccezionale ma necessario in questa circostanza.
Vittorio Sgarbi si scusa
“Mi scuso raramente perché raramente sbaglio, generalmente ho ragione” esordisce così Vittorio Sgarbi, lo spietato critico d’arte è intervenuto sulla questione che lo ha visto al centro di svariate polemiche; un video in cui con toni un po’ troppo sopra le righe, ha contestato duramente la questione dell’emergenza Coronavirus, sminuendola.
Un video postato sul suo profilo Facebook, e prontamente rimosso dal Social Network, nel quale, usando espressioni colorite affermava: “Chi c*o è Burioni? Questo è un virus del buco del co”. Poi, contro il virus e le prime zone rosse: “Gli italiani non escono di casa, non vanno al cinema. Io giro ovunque. Le uniche zone che mi attraggono sono le zone rosse. Vorrei andare a Vo’, Codogno, Bergamo, Lodi“.
“Fra 15 giorni sarà finito tutto. Però intanto ci hanno spiegato che dobbiamo essere prudenti, fermi così come dei ci chiusi in casa a letto. Alzatevi! Ribellatevi! Andate in giro! Andate a Codogno!”
La versione del critico
Sgarbi ha dato dunque la sua versione dei fatti in merito a ciò che lo ha spinto a fare quel video e a prendere quella posizione. “Io ho ascoltato svariati virologi che hanno, almeno sino al 9 marzo, stimato il pericolo del Covid-19 come relativo… Poi la situazione è stata valutata diversamente” ha spiegato affermando di essere così finito al centro di una tempesta polemica in cui non avrebbe dovuto trovarsi.
“È stato da irresponsabile perché non dovevo far circolare informazioni rassicuranti che esulano dalla mia competenza. Però è anche vero che io sono irresponsabile di quelle informazioni la cui responsabilità ricade sui competenti che le davano, e che no mi pare si scusino”.
Non voleva incitare nessuno
Vittorio Sgarbi ha poi spiegato che non era sua intenzione incitare nessuno a violare le norme. La sua reazione era scaturita anche, a suo dire, da quanto saputo da alcuni abitanti delle zone di Piacenza: “Si sentivano trattate come appestati” ha spiegato, sostenendo che il suo intento era quello di veicolare un messaggio ottimista perché “Questa malattia non è come la peste”.
“Di nuovo sono stato frainteso e quindi mi scuso. Lo ridico: mai incitato nessuno a violare decreti” afferma e poi, sul lockdown italiano afferma “Temo che le chiusure e il tutti a casa siano stati fatti anche con ritardo. (…) Sono stato irresponsabile a fidarmi di informazioni che credevo scientifiche e certe, ma non lo erano”. Un dietrofront già manifestato sui social, in quanto ora, come lui stesso spiega, si dedica alla condivisione di poesie e opere d’arte, “Cose di cui sono competente e mi appartengono”.