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Taranto, operaio ex Ilva positivo al coronavirus. Fiom: “Tutelare la salute dei lavoratori”

Pubblicato: 29/03/2020 20:33

Il primo operaio dell’ex Ilva di Taranto, ora ArcelorMittal, è risultato positivo al coronavirus. L’uomo, addetto agli impianti di ossigeno, avrebbe accusato malori durante il turno notturno nell’acciaieria venerdì.

In esclusiva per The Social Post, il segretario della Fiom Cgil Taranto, Giuseppe Romano, ha commentato le misure prese per salvaguardare la produzione, ritenendole insoddisfacenti per tutelare la salute dei lavoratori durante l’emergenza COVID-19 che sta piegando l’Italia.

Taranto, positivo operaio al coronavirus

L’operaio dell’acciaieria di Taranto avrebbe passato ore in isolamento con febbre ed è stato poi portato all’ospedale Moscati, nel reparto di Malattie Infettive predisposto per l’emergenza coronavirus. L’uomo è poi risultato positivo al tampone.

Saranno ora sottoposti ai controlli coloro che sono entrati in contatto con lui, compresi i colleghi. L’azienda sta sanificando l’area come indicato dai protocolli.

Il prefetto decide lo stop parziale alla produzione

Proprio pochi giorni fa era arrivata la decisione del prefetto di Taranto Demetrio Martino sul blocco dell’attività produttiva a fini commerciali fino al 3 aprile. Per l’emergenza coronavirus, ArcelorMittal avrebbe mantenuto solo i 3500 lavoratori interni e altri 2mila dell’indotto per garantire la sicurezza degli impianti.

La scelta non è stata accolta favorevolmente dai sindacati, che hanno richiesto un incontro con il prefetto e gli altri enti coinvolti. Le associazioni dei lavoratori avevano evidenziato la necessità di “contenere al minimo tecnico gli impianti riducendo la presenza di dipendenti diretti e dell’appalto all’interno dello stabilimento“.

Il commento di Giuseppe Romano, segretario Fiom Cgil di Taranto

Giuseppe Romano, sulle decisioni prese in merito agli impianti ArcelorMittal, non usa mezzi termini: “Il prefetto con il suo decreto ha messo l’asticella della presenza dei lavoratori, 3500 lavoratori diretti e 2mila dell’appalto. Il che significa che nello stabilimento di Taranto sono autorizzati ad entrare quotidianamente 5500 lavoratori. Per noi sindacato è inaccettabile perché è troppo alto il rischio di contagi“.

Le zone di contatto dei lavoratori sono le più a rischio, spiega il segretario dei metalmeccanici tarantini, dal pullman di trasporto, agli spogliatoi e alle mense aziendali. “Avevamo chiesto anche il confronto con il prefetto, con il custode giudiziario avvenuto ieri, per cercare di tenere più bassi i numeri“.

La necessità di tenere bassi i contagi

La risposta non è stata quella sperata, visto il DPCM ed essendo l’acciaieria un’azienda a ciclo continuo ad alto rischio di incidenti. “Abbiamo continuato a chiedere di ridurre i numeri perché secondo noi si può fare“, continua Romano, “Si può diminuire la forza lavoro proprio per diminuire il rischio contagi“.

A volte il destino ci mette il suo e oggi è risultato positivo un operaio. Stiamo aspettando tutti il protocollo della Asl per la quarantena dei colleghi“. I contatti con le aziende continuano e la preoccupazione principale riguarda il numero di lavoratori che dovranno ora porsi in isolamento. “Quelli della squadra e del turno sicuramente, bisognerà ricostruire tutti i contatti perché bisogna vedere in quali spogliatoi si è andato a cambiare“.

“Troppi lavoratori, l’avevamo detto”

In questo momento sono proprio le dimensioni dell’impianto a destare preoccupazione. “Vorrei ricordare che nell’Ilva di Taranto ci sono spogliatoi da 1500 posti l’uno, non so come si riuscirà a ricostruire tutta la vicenda. Speriamo di circoscrivere il più possibile“, continua Romano, “L’avevamo detto che il rischio c’era. Quel numero di lavoratori dal nostro punto di vista era troppo elevato“.

Il cambio di passo

Il segretario Fiom Taranto si aspetta ora che qualcosa cambi: “Bisognerà vedere l’Asl che tipo di protocolli metterà in atto perché bisognerà capire quanti lavoratori saranno interessati dalla quarantena“.

Non è solo l’emergenza coronavirus il problema: “Domani mattina ci dovremmo incontrare per la cassa integrazione che l’azienda aveva aperto per la quasi totalità dei dipendenti. Capiremo anche come si procede. Facciamo intanto gli auguri di pronta guarigione al lavoratore“.

Il giudizio sull’azione del governo

Sui provvedimenti adottati dal governo in merito al comparto industriale, “L’intento è sicuramente positivo“, dichiara Romano, “però poi bisognerà passare dalla teoria alla pratica“. Per quanto riguarda la tutela dei lavoratori sospesi dall’attività lavorativa, “Abbiamo già vissuto altre stagioni di cassa integrazione, di ammortizzatori sociali pesanti, ma non come questo, è talmente massiccio che è complicato solo pensarci. Quindi non possiamo che auspicare una celerità nell’erogazione delle casse integrazione e degli ammortizzatori sociali, altrimenti rischiamo di fare esplodere la rabbia anche dei lavoratori. Ma diciamo che come intento mi sembra positivo“.

L’accusa a Confindustria

In merito alla decisione sulla semi-chiusura delle aziende produttive strategiche “mi sembra chiaro che Confindustria ci ha messo lo zampino. Nel senso che molti di quelle produzioni, di quei codici ATECO, per capirci, che sono stati autorizzati, dal nostro punto di vista non sembrano proprio strategici in questa fase. Si poteva stringere di più. Ora c’è solo una priorità che è quella di contenere il contagio e quindi quella di salvaguardare la salute e la sicurezza dei lavoratori“.

Il pericolo sociale a Taranto

Il coronavirus desta anche maggiori preoccupazioni in Regioni come la Puglia, specialmente nella provincia di Taranto che vede un massiccio impiego dei suoi cittadini proprio nell’impianto ArcelorMittal. La Cgil Puglia stima una perdita dal 7 al 16% di Pil nella Regione. Riguardo i pericoli che possa esplodere una bomba sociale in questo momento economicamente precario, il segretario Fiom si augura che questo ovviamente non avvenga.

Non voglio dirlo neanche, spero proprio di no. Ma è evidente che se riduciamo le occasioni di rischio e contagio agevoliamo questo tipo di discorso. Non a caso abbiamo insistito con l’azienda e il prefetto per cercare di tenere bassi i numeri e speriamo di riuscirci. Altrimenti sarebbe complicato pensare a come gestirla“.

Ultimo Aggiornamento: 29/03/2020 20:35