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Coronavirus e tagli alla sanità: è polemica sulle cifre

Pubblicato: 07/04/2020 20:11

È di grande attualità, in questo momento di emergenza Coronavirus, il dibattito sui tagli alla sanità pubblica. Alcuni autorevoli esperti come l’ex presidente dell’Istituto superiore di Sanità (ISS) Walter Ricciardi, hanno parlato di tagli fino a 37 miliardi negli ultimi 10 anni. Ma è davvero così?

La situazione è più complessa di quanto appaia: come spesso accade molto sembra dipendere da come i dati vengono interpretati. In particolare esisterebbero 2 punti di vista: se da un lato si sottolineano i tagli, dall’altro si parla piuttosto di mancati investimenti o di adeguamento inefficace ai costi dell’inflazione.

Ma in concreto, per la sanità italiana, cosa cambia?

Spesa sanitaria e inflazione

Al di là di una questione che potrebbe apparire squisitamente terminologica, è utile citare i dati ufficiali. Uno studio dell’Osservatorio Conti Pubblici Italiani ha valutato l’andamento della spesa sanitaria pubblica dal 2000 ad oggi: “Se guardiamo al totale della spesa sanitaria pubblica – si legge nella ricerca – in realtà registriamo incrementi significativi nel complesso degli ultimi due decenni. Dal 2000 al 2018 questo aggregato è cresciuto del 69 per cento, da 68,3 miliardi a 115,4”. Ma, allora, dove sono i tagli?

L’istituto precisa che l’aumento rilevante della spesa per la sanità è avvenuto sostanzialmente nel primo decennio, fino al 2008, quanto la crisi finanziaria globale ha posto un freno agli investimenti. Da quell’anno in poi si è continuato a registrare un aumento annuo ma in percentuale minore rispetto alla crescita dell’inflazione.

Questo, secondo l’Osservatorio, può aver prodotto la situazione di oggettiva impreparazione a cui stiamo assistendo: “Gli aumenti moderati e comunque inferiori all’inflazione degli anni successivi possono però aver creato problemi in vari ambiti a fronte delle esigenze crescenti legate all’invecchiamento della popolazione e all’elevato costo dei nuovi farmaci e nuove tecnologie”.

37 miliardi di mancati investimenti

In buona sostanza, l’Osservatorio Conti Pubblici Italiani ci sta dicendo che non ci sono stati tagli netti nella spesa sanitaria ma, semmai, un mancato adeguamento ad altri fattori come l’inflazione che ha finito per incidere su molte realtà regionali.

Walter Ricciardi, ex presidente dell’Istituto superiore di sanità, ha parlato al contrario di tagli per 37 miliardi di euro: “Sono state fatte pesanti sforbiciate al personale e alla ricerca e per questo è necessario investire di più e in tempi rapidissimi – aveva dichiarato in un’intervista a L’EspressoNei passati dieci anni si è verificato un taglio ai danni della sanità pari a 37 miliardi di euro e a soffrire sono per lo più le Regioni povere, quelle che stanno affrontando i piani di rientro dal deficit”.

A soccorrerci in questa apparente incongruenza è il rapporto della Fondazione Gimbe, che si occupa di formazione e ricerca sulla sanità pubblica. Nello studio, pubblicato a luglio 2019, vengono citati effettivamente “tagli” per 37 miliardi. La Fondazione, tuttavia, specifica che si tratta di soldi promessi al sistema sanitario da varie manovre finanziarie ma poi non erogati o ridotti rispetto ai livelli programmati. Da un certo punto di vista, quindi, non si tratterebbe di veri e propri tagli alla sanità in senso assoluto ma di mancati investimenti rispetto a quanto stabilito in anni precedenti.

La riduzione di ospedali e posti letto

Cifre, dati e differenti interpretazioni ci danno un’idea della complessità della materia sopratutto quando ci si confronta con un periodo di emergenza difficilmente prevedibile in anticipo. Il dibattito però non deve escludere gli altri dati, quelli concreti di chi ogni giorno si trova a combattere in ospedale.

Come si evince dagli annuari statistici del Servizio Sanitario Nazionale, pubblicati dal Ministero della Salute, gli istituti di cura in Italia sono passati da 1197 a 1000 nel giro di dieci anni, dal 2007 al 2017, con una contemporanea riduzione da più di 225mila posti letto per degenza ordinaria a 191mila. Sono queste le cifre capaci di spiegare, al di là della polemica politica, le difficoltà a cui hanno dovuto far fronte gli operatori sanitari durante l’emergenza Coronavirus.

Ultimo Aggiornamento: 07/04/2020 20:12