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Federica Scanderebech racconta Torino ai tempi dell’emergenza coronavirus

Pubblicato: 16/04/2020 12:13

L’emergenza coronavirus sta mettendo a dura prova la nostra classe politica. Il lockdown, stando all’ultima dichiarazione al Paese del premier Conte, durerà fino al prossimo 3 maggio, dopo potrebbe cominciare la famosa “Fase 2”. Ma come sarà il nostro Paese dopo questo periodo di stop? E come farà a ripartire? Federica Scanderebech, consigliere comunale a Torino nel Gruppo misto di minoranza – Rinascita Torino, racconta a noi di The Social Post come la città sta affrontando l’epidemia di Covid-19 e cosa resta dell’economia di una delle città simbolo del Nord Italia.

Torino e la risposta silenziosa al Covid-19

Torino, come purtroppo tutta Italia e tutto il mondo, si è ritrovata improvvisamente e senza alcun preavviso a dover affrontare con poche armi a disposizione questa enorme emergenza sanitaria, sociale ed economica“, ci spiega subito la Scanderebech. Tutta Italia ha visto la propria città e il proprio Paese cambiare in un attimo da quando l’emergenza coronavirus è scoppiata colpendo fortemente il Nord della penisola: “La cittadinanza tutta è stata fin da subito ligia alle regole, nel giro di poche ore dal primo decreto Conte, un silenzio tombale regnava su tutta la Città, gli unici rumori purtroppo erano quelli delle sirene delle ambulanze. Sicuramente il centro ha reagito meglio delle periferie dove è dovuto intervenire l’Esercito in supporto alla Polizia Locale. Tuttavia mi sento fiera e orgogliosa dei Torinesi ed un doveroso plauso va fatto: Torino si è fermata mettendo al primo posto la salute di tutti, è stato un enorme sacrificio e sforzo per i cittadini, sia per la perdita economica che per la limitazione della propria libertà“.

La crisi economica nell’emergenza

Che impatto ha avuto la pandemia di Covid-19 sull’economia della città?

I supermercati e gli ipermercati sono gli unici che stanno registrando anche qua a Torino incassi da record. I pochi negozi che vendono beni di prima necessità stanno registrando incassi congrui al periodo di ristrettezza. Chi è riuscito ad organizzarsi con il delivery sta riuscendo a colmare le perdite di incassi dovuti alla chiusura dei locali (anche la ristorazione) e stanno lavorando parecchio. Molti banchi dei mercati si sono organizzati individualmente per distribuire la spesa a domicilio lasciando esposto davanti al banco il numero di telefono per gli ordini. Non tutti quelli del settore alimentare purtroppo hanno colto questa possibilità di riuscire a riorganizzare il lavoro in questa maniera puntando sul delivery e coloro che non sono riusciti a stare al passo stanno vivendo settimane drammatiche. Ho proposto al Comune di farsi parte attiva nell’organizzare una rete torinese di delivery e vendite online per non lasciare nessuno indietro. Tutte le buone pratiche e input che il Comune può mettere in campo sono ben accette!

Mezzo milione di euro la perdita del Museo Egizio solo durante la prima settimana dal decreto Conte, 3milioni totali di perdita nel mondo culturale torinese nelle prime tre settimane del decreto. Gli alberghi torinesi registrano un danno di 4 milioni di euro solo per il ponte di Pasqua. Le pasticcerie piemontesi registrano una perdita di 40milioni per la merce di Pasqua invenduta. Numeri che ogni giorno vengono aggiornati, il vero danno sarà calcolabile solo alla fine, per ora possiamo solo registrare quelli che ci comunicano settimanalmente le associazioni di categoria. E tutti coloro che invece non sono rappresentati? Le famiglie? Le persone sole? Il danno è in primis economico, ma anche sociale e psicologico: quel danno sarà incalcolabile.

Che tipo di richieste di aiuto vi sono state rivolte?

I primi giorni del decreto e dell’emergenza sono stati davvero caotici, ho passato le giornate a documentarmi e a rispondere al telefono e sui social a tutti, era un mio dovere aiutare. Il decreto andava interpretato, ma nessuno si voleva assumere la responsabilità di farlo, quindi abbiamo dovuto attendere che il Prefetto rispondesse a tutti i dubbi e solo dopo giorni le idee erano più chiare. Inizialmente le persone disorientate chiedevano se avessero potuto prestare assistenza agli anziani della famiglia, famiglie divorziate volevano capire come poter vedere i figli, le attività commerciali non sapevano come comportarsi, i liberi professionisti non sapevano se avrebbero potuto recarsi in ufficio a prendere i documenti. I casi di aiuto per chiarimenti per non incorrere in sanzioni sono cresciuti di giorno in giorno. Su un altro fronte aiuti economici venivano sollevati a gran voce: chi lavora a chiamata, tirocinanti e stagisti lasciati a casa, grandi imprese che hanno ridotto i giorni di lavoro e messo in cassa integrazione i dipendenti, le grida d’aiuto erano solo all’inizio. Tutti coloro che non hanno più incassi, non hanno più un lavoro, rinchiusi nelle loro case e lasciati soli. I casi disperati dei commercianti che devono pagare gli affitti e le bollette e non hanno nemmeno soldi per mangiare, anziani che hanno lavorato per una vita per un reddito di affitto che oggi non ricevono e non sanno come andare avanti. C’è una città piegata, bisognosa. I buoni spesa distribuiti dal Comune non sono bastati a coprire la richiesta, si chiede la collaborazione dei privati nelle donazioni. Non ci rincuora nemmeno sapere che non siamo i soli a vivere questi problemi.

Allora come pensa il Comune di sostenere i piccoli imprenditori e liberi professionisti che si trovano in ginocchio?

Il Comune attende di avere direttive dal Governo, di tasca propria a detta della Sindaca, poco si può fare per aiutare i piccoli imprenditori e i liberi professionisti. I Consiglieri Comunali di minoranza quotidianamente fanno proposte di buone pratiche che il Comune potrebbe attuare per agevolare tutti, in particolare molti sono gli stimoli per reinventarsi, partendo dalla vendita online e dalle consegne a domicilio, piuttosto che a consulenze telematiche. Purtroppo gli appelli sono vani, ci rispondono che l’emergenza non è finita e non è possibile fare valutazioni al momento.

Sono presentatrice di una mozione che chiede di valutare tutti gli sgravi valutabili che il Comune possa mettere in atto. Con la mozione chiediamo io e i miei colleghi di minoranza alla Sindaca, oltre a quanto già intrapreso nello slittamento della rata TARI e COSAP, di sospendere tutti gli adempimenti tributari (comprese le cartelle di pagamento) per tutto il periodo emergenziale, in aggiunta all’esonero dell’addizionale IRPEF e la riduzione dei tributi locali (IMU, CIMP, tassa di soggiorno, TASI e TARI), per ogni giorno di applicazione delle misure di emergenza. Tale mozione presentata a inizio marzo, purtroppo è in Consiglio da due settimane, ma la maggioranza non vuole votarla, adducendo ogni volta provocatorie scuse. Mi auguro possa essere votata il prima possibile.

Federica Scanderebech sorridente in un post su Instagram

Quali sono le categorie economiche più a rischio ora, che stiamo vivendo la fase acuta dell’emergenza durante, e dopo?

Nessuna categoria è esente da questa perdita economica, mi preoccupano di più i commercianti e tutti quei settori dove l’aggregazione era punto determinante di incassi. Le palestre per esempio, così come tutto il mondo dello sport. Ma mi vengono in mente anche i concerti, i musei. Appena ci faranno uscire la nostra vita sarà stravolta, cambierà tutto! Mi immagino i concerti a pagamento online, le palestre a cielo aperto nei parchi tutti lontani e distanziati e con il personal trainer su un maxi schermo, la nascita di nuovi drive-in anziché i cinema, per adesso queste attività scorrono nel mio immaginario, chissà quante altre…

Avete già pensato ad un piano per rimettere in moto la città una volta che l’emergenza sarà rientrata?

L’Amministrazione ad oggi si sta confrontando con gli altri Comuni italiani in sede di Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani ndr.) per un ipotetico piano per rimettere in moto la Città, ma il Consiglio Comunale non è ancora stato ad oggi coinvolto. Ci sono le idee dei singoli Consiglieri che non trovano riscontro in un dibattito più ampio, mi auguro presto di poter dare il mio reale contributo attivamente, ne sento l’esigenza e la necessità per il bene della nostra Città. Sto presentando diverse mozioni, per accendere un dibattito sulle idee concrete ed attuabili che ad oggi emergono nel mio personale confronto con le tante persone che sto ascoltando nella quotidianità, che mettono a disposizione le loro idee e competenze per prevedere un riinizio. Il Comune dovrebbe anche riprendere dai grandi cantieri, che danno molto lavoro, partendo da procedure semplificate come quelle del Ponte Morandi di Genova. Mentre l’Amministrazione addirittura sta mettendo i bastoni tra le ruote alle procedure dei lavori della Torino-Ceres imponendosi su una pista ciclabile che richiede una variante ed ulteriori ritardi nei lavori di una così grossa infrastruttura.

Occorre destinare le poste di bilancio destinate agli investimenti, al finanziamento di spese correnti di bilancio, nonché la possibilità di utilizzare gli avanzi di amministrazione destinati a spese di investimento e la parte disponibile del medesimo avanzo a finanziamento di spese correnti senza alcun vincolo. Il Governo deve aiutare i Comuni sbloccando tutte quelle risorse bloccate e vincolate, solo così si può in primis dare liquidità al bilancio anche di Torino.

Vede, la mia rabbia deriva dal fatto che la Sindaca e la sua Giunta Comunale continuano a dichiararci che a loro non spettano poteri in merito a questa emergenza sanitaria e che attendono direttive dalla Regione che è l’unica titolare nelle competenze sanitarie. Nella realtà dei fatti molti altri Sindaci, invece, si sono spesi ben di più emanando ordinanze di loro pugno per contenere i contagi. Alcuni Sindaci hanno fin da subito, tramite ordinanze, imposto alla cittadinanza l’uso delle mascherine, piuttosto che divulgando buone pratiche. Alla richiesta esplicita di mandare una Circolare informativa nei mercati torinesi invitando ai mercatali l’uso di mascherine e guanti, l’Amministrazione comunale ha prontamente risposto che non era di sua competenza. Con questo atteggiamento comunale di rimbalzo di competenze non si ha avuto la giusta attenzione al contenimento del contagio. Così in molte situazioni si è arrivati a momenti di totale emergenza, ne cito una sola: l’elevato contagio nei dormitori pubblici sia degli ospiti che dei lavoratori delle strutture; argomento che avevo denunciato già tre settimane fa chiedendo le comunicazioni della Sindaca in Sala Rossa, comunicazioni negate. Le mie sono parole forti di rabbia, perché un Sindaco dal momento che riceve segnalazioni ha la responsabilità di intervenire il prima possibile e salvaguardare la salute di tutti i suoi cittadini che governa, indipendentemente dalle competenze dell’uno o dell’altro.

La Sanità in prima linea contro l’emergenza

Non si possono dimenticare coloro che combattono l’emergenza nei corridoi degli ospedali. Al momento com’è la situazione negli ospedali e nelle terapie intensive piemontesi?

La Regione Piemonte ha fatto, in poche settimane, uno sforzo enorme: i posti in terapia intensiva sono aumentati da 287 a 595, un raddoppiamento. Un ringraziamento enorme va a tutta l’Unità di Crisi, a tutti coloro che a vari livelli stanno lavorando in prima linea come medici, infermieri e tecnici sanitari per la salute di tutti noi, ma anche ai tanti volontari e alle tante donazioni, oltre ai lavoratori che ci stanno assicurando i servizi di prima necessità e di utilità pubblica. La Regione ha aperto da pochi giorni e con grande tempestività l’Ospedale di Verduno, stanno mettendo in atto azioni per la realizzazione di un ospedale all’interno delle OGR di Torino, si sta valutando a 360 gradi come affrontare l’emergenza che secondo molti non ha ancora visto l’apice. Parrebbe che la Regione abbia prodotto il primo kit di tamponi, con reagenti, il tutto di produzione made in Piemonte, questo finalmente potrebbe consentire un maggiore numero di tamponi ad una spesa minore, speriamo si possano mettere in atto tutte le iniziative per testare l’intera popolazione piemontese per rimettere in moto la nostra economia e poter ridare respiro a tutte le persone.

Alcune cliniche private torinesi hanno spontaneamente messo a disposizione le loro strutture per accogliere pazienti malati, la prima che lo ha fatto è stata la Pinna Pintor. In tutta la Regione le cliniche private hanno messo a disposizione circa 600 posti letto. So che Torino ha fatto un censimento di hotel e caserme, ma anche dei grandi spazi espositivi a disposizione, per verificare la disponibilità di ulteriori posti letto. Infatti, risulterebbe purtroppo da alcuni medici di famiglia che molti dei nuovi contagi si stanno rilevando dalle persone che dismesse dagli ospedali stanno tornando in casa a svolgere la quarantena forzata, credo che queste persone andrebbero, purtroppo, isolate ancora per tutto il periodo della quarantena obbligatoria, nelle strutture alberghiere, ma questo è un mio parere personale, senza competenze mediche e decisionali in merito. Prendo atto del problema e faccio un personale ragionamento a voce alta!

Torino e l’emergenza coronavirus

I Torinesi fin da subito hanno rispettato le regole. Torino si è fermata immediatamente, anche chi non aveva il dovere di farlo, in base ai primi decreti, ha responsabilmente e coscienziosamente chiuso le sue attività. Mi sono sentita molto orgogliosa della mia Città. Ci sono ancora molte criticità però nelle periferie. I multati per non aver rispettato i decreti sono circa il 13% dei fermati negli ultimi giorni, a testimonianza del fatto che si tende ad essere meno ligi in questo momento al dovere di prevenire il contagio. Le denunce sono notevolmente aumentate rispetto alle scorse settimane e questo dato è allarmante. La raccolta dei dati delle denunce la sta facendo la Prefettura di Piazza Castello, che da quando sono iniziate le misure restrittive l’11 marzo e fino al 2 aprile ha collezionato 4.531 violazioni su 51.251 controlli.

Nei telegiornali abbiamo visto che nei fine settimana, con i primi caldi, in moltissimi si sono riversati in strada ignorando le direttive e senza mascherina…

Invito la Sindaca ad emanare un’ordinanza urgente così come ha fatto il Sindaco di Virle e il Sindaco di Forte dei Marmi, solo per citare due esempi, ad obbligare la popolazione all’uso di dispositivi di precauzione e contenimento del virus; dopo un reale censimento dei luoghi in cui poterle comprare rendendo pubblico un elenco di attività che ne abbiano le scorte. Non deve passare la notizia che aumentando i guariti rispetto ai decessi in Piemonte si possa abbassare la soglia di attenzione, i contagi giornalieri rimangono e sono numeri ancora elevati.

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Cosa pensa di quello che accade in Lombardia e Veneto?

Purtroppo la Lombardia malgrado l’ottima sanità realizzata con anni di impegno dall’ex Presidente Formigoni ha avuto uno tsunami incredibile da dover fronteggiare in pochi giorni. Ho avuto modo di confrontarmi con una mia amica milanese riguardo alla app che Sala ha pubblicizzato per mappare volontariamente lo stato della salute dei cittadini, non sta avendo grosso seguito da parte della popolazione purtroppo e così come strutturata non può ancora essere uno strumento del tutto utile. Il Veneto penso che stia reagendo ottimamente ed a mio avviso sarà la prima Regione ad uscirne bene. Da quanto apprendo come Piemonte siamo indietro di una settimana rispetto alla Lombardia e al Veneto nella diffusione, quindi è utile osservare le loro azioni e valutarle. Ho, invece, molto apprezzato il Sindaco Decaro di Bari che in molte occasioni è stato incisivo e determinato nel comunicare le iniziative alla popolazione, quali la chiusura da subito dei parchi di sua spontanea volontà, prima del decreto che lo imponesse. Credo che anche Torino abbia bisogno di un operato così impattante e di forte comunicazione mediatica, anziché continuare a vedere dirette facebook dalle segrete stanze del Municipio ed apprendere in questa maniera, noi stessi Consiglieri le decisioni per mezzo social o addirittura dai canali personali (blog personale) della Sindaca delle azioni messe in campo.

La violenza domestica durante il lockdown

Non per tutti restare a casa è la soluzione più sicura. So che ha portato in commissione comunale il problema delle violenze domestiche. Cosa sta facendo Torino per tutte le persone che si trovano costrette a vivere tutto il giorno in una situazione di pericolo fisico e psicologico?

Il telefono rosa ha registrato un dimezzamento delle chiamate per aiuto derivante da violenze domestiche, questo dato è da brividi. Il fenomeno della violenza sulle donne è già complicato da affrontare in tempi normali figuriamoci in un momento in cui le nostre libertà di movimento sono ristrette. In alcuni Paesi europei le donne che hanno necessità di aiuto in questo momento si stanno recando nelle farmacie e stanno pronunciando una “parola in codice” al farmacista che da quel momento avvia tutti gli strumenti per supportare la vittima. La mia idea, invece, è quella di distribuire a tutte le panetterie e in tutti i mercati torinesi un sacchetto (es. sacco del pane) con sopra le indicazioni del numero verde antiviolenza 1522 che rimane attualmente attivo e di tutti i servizi ancora funzionanti, purtroppo dobbiamo assolutamente sfruttare questi canali di prossimità per non lasciare sole queste donne in un momento così difficile. Ho chiesto l’art 93 per poter discutere lo scorso lunedì la mia mozione in Consiglio, ma questa maggioranza non ha ritenuto urgente poterlo affrontare, discussione rinviata spero al prima possibile, perché bisogna agire velocemente.

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Il numero verde antiviolenza 1522 è attivo anche in questi giorni e molti servizi a supporto psicologico per la violenza stanno operando tuttora in Città, quindi invito l’Amministrazione a sponsorizzare e promuovere i servizi attivi anche con azioni di comunicazioni di prossimità. Un serio ragionamento va fatto a livello comunale su un nuovo metodo di comunicazione incisivo ed ad ampio raggio. Per esempio il Sindaco di Imperia ha promosso una telefonata automatica ai suoi concittadini per comunicare i servizi attivi e chiedere contezza delle esigenze della popolazione.

C’è un messaggio che vuole mandare ai cittadini torinesi che stanno vivendo questa situazione di estrema difficoltà?

Un caro e forte ringraziamento personale a tutti i Torinesi, nessuno escluso, per lo sforzo personale che stanno compiendo, alle famiglie, a chi è isolato da solo, a tutti gli imprenditori che stanno aiutando anche con azioni personali i loro dipendenti, a tutti coloro che stanno lavorando per il mantenimento dei nostri servizi essenziali mettendo a repentaglio la loro salute, alle donazioni e non in ultimo ai medici, infermieri, volontari e alle Forze dell’Ordine. Grazie di cuore a tutti! L’emergenza non è ancora finita, non possiamo mollare ora, anche se le giornate di sole non ci aiutano. Solo collaborando tutti insieme ne usciremo, nel vero senso della parola. Rassegniamoci la nostra vita è già cambiata e non sarà uguale a prima, ma con l’energia, la forza e la determinazione ne usciremo tutti. Grazie Torino!

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Ultimo Aggiornamento: 23/11/2021 18:08