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Alberto Angela sequestrato da criminali e picchiato per ore: il ricordo doloroso

Pubblicato: 23/04/2020 13:13

La confessione è giunta dopo anni e ora Alberto Angela, noto divulgatore, rivive le 15 ore più brutte della sua vita attraverso le colonne di Di Più. I fatti risalgono a circa 18 anni fa, durante le riprese di una puntata di Ulisse in Africa.

Fu allora che alcuni criminali lo rapirono e lo pestarono a lungo. Angela, 58 anni compiuti da poco, credette in quel momento che non avrebbe mai più rivisto sua moglie Monica, sposata nel 1993 e da cui ha avuto i figli Edoardo, Alessandro e Riccardo. Nonostante questo non ha mai ceduto alla paura e ha continuato a viaggiare per raccontare le meraviglie del mondo.

Il ricordo terribile del rapimento

Il paleontologo si trova in Niger per la registrazione di Ulisse – Il Piacere della Scoperta. Mai avrebbe immaginato che il backstage di quella puntata potesse riservargli tanto dolore.

Ho rischiato di essere ucciso” dichiara al settimanale. “Sono stato sequestrato e picchiano da criminali nel Niger ai confini con l’Algeria. Ho temuto davvero di non rivedere più mia moglie“. Poi prosegue. “Poi per fortuna mi hanno liberato. Ero con i sei operatori della mia troupe tra il Niger e l’Algeria nel deserto, per girare una puntata“.

Il racconto di Alberto Angela

A questo punto Alberto Angela scende in dettagli e racconta per filo e per segno il momento del rapimento, ma anche il sadismo dei loro sequestratori che si divertivano a terrorizzarli.

Dal nulla è uscito un veicolo velocissimo, dal quale sono scesi tre individui con turbante e occhiali da sole, ma anche kalashnikov e pistole alla mano” continua il suo racconto agghiacciante. “Ci hanno legato, picchiato per ore, interrogandoci e divertendosi a terrorizzarci: ci hanno anche chiesto se fossimo delle spie“. Sicuramente immagini che rimarranno indelebili nella sua mente. “Sono state 15 ore terribili siamo stati tutti percossi, minacciati e poi derubati di tutto “. Poi conclude: “Oggi sono qui a raccontare quello che mi è successo e, nonostante la grande paura, non ho smesso di svolgere con grande passione il mio lavoro“.