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Attilio Fontana, soldi alla ditta della moglie per camici anti-Covid? La replica

Pubblicato: 07/06/2020 19:49

Di queste ore una polemica che sembra destinata a creare una nuova tempesta su Attilio Fontana e l’operato della Regione Lombardia durante l’emergenza Coronavirus. La regione è già al centro di inchieste per le morti nelle RSA e la delibera in cui si disponeva il ricovero dei malati lievi nelle strutture; ora un servizio di Report getta l’ombra di una commessa da oltre 500.000 euro alla ditta del cognato e della moglie.

L’anticipazione del servizio di Report

La vicenda è estremamente delicata, dimostrato anche dalla velocità con cui si è diffusa e l’indignazione che sta suscitando attorno ai suoi protagonisti. Il programma di Rai 3 Report condotto da Sigfrido Ranucci, ha condiviso oggi un’anticipazione di un servizio della prossima puntata. Il focus è su un presunto illecito che coinvolge la Aria, l’azienda regionale lombarda che si occupa degli acquisti di spesa pubblica; oltre a lei, coinvolta la ditta che risale al cognato e la moglie del Governatore Attilio Fontana, la Dama SpA.

Questa stessa ditta, sarebbe stata beneficiaria di un grosso ordine di camici e altri dispositivi per la protezione dal Coronavirus; il totale sarebbe di 513.000 euro e la Regione Lombardia avrebbe dovuto pagarli alla Dama SpA.

Camici ordinati senza gara pubblica?

Nel servizio, vengono presentati alcuni documenti emessi da Aria nei mesi scorsi, che dimostrerebbero un acquisto di 75.000 camici e 7.000 set costituiti da camici, cappellini e calzari. Negli stessi, verrebbe specificato che il pagamento sarebbe avvenuto tramite bonifico entro 60 giorni. La bufera riguarda il fatto che quest’ordine sarebbe stato fatto senza una gara di appalto pubblica e in un contesto di potenziale conflitto di interessi, visto i legami tra il Governatore e il cognato Andrea Dini e la moglie Roberta Dini.

La replica: è una donazione, mai preso soldi

Come emerge sia dall’anticipazione del servizio di Report sia dalle parole dei diretti interessati, la verità però sarebbe un’altra. Non si tratterebbe di un acquisto, ma di una donazione fatta da Dama SpA alla Regione Lombardia. A Report, Andrea Dini ha confermato che la ditta non avrebbe preso soldi dalla Regione: “È tutto una donazione, non avremo mai un euro da Aria“. Il programma riporta inoltre altre dichiarazioni precedenti, secondo cui emergerebbe che la ditta avrebbe ricevuto l’appalto a loro insaputa.

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In sostanza, i passaggi in cui si evidenziano sia i costi sia i termini del pagamento sarebbero solo “un automatismo burocratico“, come l’ha definito Attilio Fontana.

Le parole di Attilio Fontana

Il Governatore della Lombardia, che nei mesi scorsi è stato duramente attaccato, ha risposto con una diffida al programma, una querela al Fatto Quotidiano (reo di essere stato capzioso nel presentare la notizia, secondo lui) e un lungo post su Facebook.

In questo, ha sottolineato che Aria SpA avesse il compito di “assicurare l’approvvigionamento di forniture e servizi per fronteggiare l’emergenza“. Tra le società che avrebbero riconvertito la produzione, anche la Dama SpA, che avrebbe “fornito gratuitamente mascherine e camici ad ospedali e amministrazioni comunali“. Quindi l’automatismo burocratico che “accompagnava il materiale erogato attraverso regolare fattura stante alla base la volontà di donare il materiale alla Lombardia, tanto che prima del pagamento della fattura, è stata emessa nota di credito bloccando di fatto qualunque incasso“.

Il Governatore bolla tutta la vicenda come una strumentalizzazione, ma la bufera già scatenata rischia di agitare nuovamente le acque attorno alla Regione Lombardia.