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Coronavirus, Fase 3: cosa cambierà per l’Italia

Pubblicato: 08/06/2020 21:56

In queste ore è iniziata a circolare il piano che il capo della task force Vittorio Colao presenterà al premier Giuseppe Conte. “Iniziative per il rilancio – Italia 2020-2022” il nome di quella che viene definita come la Fase 3 dell’emergenza Coronavirus in Italia. Stiamo ancora prendendo le misure alla Fase 2, quella della convivenza con il virus, ma come detto da Conte i numeri impongono di concentrarsi sul problema economico. Da qui il piano della task force economica e sociale.

I punti della Fase 3 di Vittorio Colao

Stando ai documenti divulgati, sarebbero numerose le iniziative proposte, in 6 macro-aree e settori che puntano a rilanciare l’Italia. Tra questi, ampio spazio hanno ovviamente le tematiche del lavoro: in Italia ci si prepara ad un drastico calo del Pil, ma anche a contenere la possibile emorragia di lavoro.

Tra i punti di maggior interesse espressi dal piano di Vittorio Colao, spiccano nuove norme sullo smart working, sulla responsabilità del datore di lavoro in caso di contagio e sulla mobilità a impatto zero.

Favorire lo smart working nella Fase 3

In mezzo ai tanti termini di derivazione anglosassone che gli italiani hanno imparato a conoscere (come lockdown), c’è anche smart working; per milioni di persone è stato un vero salvagente, che ha permesso di continuare a lavorare da casa e rispettare le misure contro il Coronavirus. Lo stesso però non sparirà nel nulla e anche per il futuro lo smart working potrà essere uno strumento da incentivare.

Nel documento, viene riportato infatti che andrebbe definita una disciplina legislativa dello smart working per tutti i settori, le attività e i ruoli (manageriali e apicali inclusi) compatibili“. Per la task force lo smart working dovrà quindi diventare “opzione praticabile per aziende e lavoratori“. Attenzione anche alle famiglie: il lavoro da casa potrebbe diventare il metodo preferenziale per “per il sostegno dei figli nei primi gradi della scuola (fino ai 14 anni)“, garantendo così flessibilità lavorativa.

Il contagio da Covid-19 come infortunio sul lavoro

Un altro dei punti focali che ha in parte frenato la ripartenza da parte di imprenditori e datori di lavoro, è la responsabilità penale in caso di contagio dei dipendenti. La task force ha quindi invitato a trovare un compromesso, affinché il contagio da Covid-19 venga trattato come infortunio sul lavoro. Questo permetterebbe di essere molto più tutelati, in caso di infezione.

Per favorire questo aspetto e rilanciare concretamente il Paese e il lavoro, la responsabilità penale o civile non sarà del datore di lavoro, a patto che siano stati adottati tutti gli obblighi di sicurezza previsti.

Rinnovo contratti e mobilità

Tra gli altri punti – assieme a incentivi per il Turismo, la rete 5G e al tentativo di riportare in Italia capitali e sanare chi vuole regolarizzare il lavoro in nero – spicca anche una parte sul rinnovo dei contratti determinati. Il clima di incertezza potrebbe infatti portare al mancato rinnovo di migliaia di contratti; specie per quelli che hanno raggiunto il limite di durata a tempo determinato. Per venire incontro alla questione, si propone di allentare la scadenza dei contratti che durano 12 o 24 mesi, garantendo così il rinnovo e il lavoro.

Infine, la task force punta a incentivare il Trasporto Pubblico con nuovi mezzi a basso impatto; spazio anche per “pianificare investimenti e finanziamenti a favore della ciclabilità“. Un modo, insomma, per provare a rendere l’Italia a misura di distanziamento sociale, ma anche più green per il futuro.

Ultimo Aggiornamento: 09/06/2020 20:23