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Morte di Martina Rossi, per la prima volta in tv l’imputato assolto in appello

Pubblicato: 10/06/2020 18:19

Per la prima volta davanti alle telecamere televisive, Luca Vanneschi ha raccontato a La Vita in Diretta le sue impressioni a caldo dopo essere stato assolto in appello per la morte di Martina Rossi. La sentenza, diffusa ieri, ha scagionato Vanneschi e Alessandro Albertoni, suscitando numerose polemiche.

Le dichiarazioni di Luca Vanneschi

“Ho esultato, ho pianto, è stata una liberazione”, racconta Luca Vanneschi ricordando la sensazione provata alla lettura della sentenza. “Questa è la verità”, sostiene il ragazzo, difendendo la sua innocenza. Nei 9 anni trascorsi dalla morte di Martina Rossi, caduta da un balcone a Palma de Maiorca nel 2011, Vanneschi spiega di aver vissuto male, faticando a trovare lavoro perché “la gente non mi voleva in casa”. E a chi ritiene lui e Albertoni colpevoli replica: “Guardassero dalla nostra parte forse cambierebbero idea”.

Vanneschi ha ricevuto pesanti minacce sui social: “Quando si è davanti a un pc siamo tutti bravi a giudicare”. Un’ultima frase, rivolta ai genitori di Martina: “Capisco il loro dolore, ma devono stare sereni”, afferma, ribadendo di essere innocente.

Perplessità in studio

“Rimango perplesso quando si dice a una famiglia ‘State sereni’ – replica Alberto Matano – quella famiglia ha perso una figlia”. Un pensiero condiviso dall’avvocato matrimonialista Annamaria Bernardini De Pace, collegata in videochiamata. Anche ipotizzando l’innocenza dei due ragazzi nella morte di Martina, la donna si domanda: “Perché non hanno tentato di fermarla?”. Poi afferma duramente: “Io mi sentirei altrettanto colpevole”.

Una sentenza inaccettabile per una donna

Annamaria Bernardini De Pace ha pubblicato oggi per La Stampa un articolo di condanna verso una giustizia a suo avviso “un po’ sciatta”. Per l’avvocato, questo è un verdetto che una donna non può accettare. “Non siamo donne per caso, sappiamo capire quando la violenza entra in conflitto con la vita, spiega De Pace pensando agli ultimi istanti di vita di Martina Rossi.

“Mi sono permessa di criticare una sentenza scritta e fatta valere in nome del popolo italiano”, afferma, chiedendo alla giustizia maggiore credibilità. “Mi domando, i giudici cosa avrebbero voluto? Che la ragazza subisse la violenza? Una ragazza con dei sogni non può accettare un senso rubato.