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Joseph DeAngelo, da poliziotto a serial killer: decine di omicidi, stupri e rapine

Pubblicato: 19/07/2020 18:42

Gli Stati Uniti possiedono una lista nera di decine di serial killer metodici e senza scrupoli. Nel corso della loro storia, questi assassini hanno sparso sangue e terrore da una costa all’altra, occupando le prime pagine dei giornali con i loro efferati crimini. Alcuni sono diventati delle celebrità, come Zodiac, Ed Kemper, Ted Bundy e Charles Manson con la sua “Famiglia”, tanto da ispirare romanzi, film e serie tv. Un altro celebre assassino è Joseph DeAngelo, “il killer del Golden State”, oggi 74enne. Lo scorso 29 giugno ha ammesso davanti alla corte e ai familiari delle sue vittime: “I did all that” (“Ho fatto tutta quella roba”). Il riferimento è agli oltre 50 stupri, 13 omicidi e più di 100 furti che hanno insanguinato la California tra gli anni ’70 e ’80. L’arresto però è arrivato solo nel 2018.

Joseph DeAngelo, da poliziotto a serial killer

Tra il 1973 e il 1979, Joseph DeAngelo, ex veterano in Vietnam, servì come poliziotto. L’11 settembre del 1975, sparò e uccise il professor Claude Snelling nella sua abitazione di Visalia. Snelling stava cercando di evitare il rapimento della figlia 16enne. La polizia licenziò DeAngelo per un piccolo furto (un martello e di una lattina di repellente per cani). Proprio in quegli anni, nella zona di Sacramento i colpi aumentarono e crebbe anche la violenza dei crimini. Stupri e omicidi invasero la California e i giornali. Soprannomi come il Saccheggiatore di Visalia, lo Stalker Notturno, lo Stupratore dell’Area Est, il Killer del Nodo a Diamante e il più famoso “Golden State Killer” finirono sulle bocche di tutti. Per anni si credette all’esistenza di diversi criminali, finché non si scoprì (decenni dopo) che quelle orrende violenze erano tutte opera di un sol uomo: Joseph DeAngelo.

Il modus operandi del Golden State Killer

All’inizio del ’78, il “Golden State Killer” uccise con una pistola Brian e Katie Maggiore, mentre portavano a spasso il proprio cane a Sacramento, capitale californiana. Furti, stupri e omicidi continuarono senza sosta in tutto lo Stato, diventando sempre più violenti. Il serial killer affinò il suo modus operandi. Sceglieva spesso le coppie tradizionali come vittime. Legava la coppia, poi stuprava la donna e infine uccideva entrambi. Fu il crudele destino cui andarono incontro Alexandria Manning e Robert Offerman il 30 dicembre del 1979. Pochi mesi dopo, fu il turno di Charlene e Lyman Smith. Ad agosto del 1980, colpì ancora, uccidendo Keith e Patrice Harrington nella loro abitazione. Il 5 febbraio 1981, fece irruzione nella casa di Manuela Witthuhn. La 28enne fu stuprata e uccisa. Nel luglio dello stesso anno trucidò Cheri Domingo e Gregory Sanchez. Il successivo omicidio con stupro risale a 5 anni dopo: la 18enne Janelle Cruz.

Arrestato grazie alla moderna genetica

Fu il suo ultimo crimine ufficialmente riconosciuto. Nei decenni successivi, il caso rimase insoluto. Fino al 2018. Il nome Joseph DeAngelo, come riferito dal procuratore distrettuale di Sacramento Anne Marie Schubert, comparve per la prima volta nelle indagini solamente 2 anni fa. Solo grazie alle più innovative tecniche di genealogia genetica ottennero l’arresto. Analizzando il DNA ritrovato sulle scene dei crimini e ricollegandolo a quello dei familiari che volontariamente lo avevano donato per creare un database pubblico, si risalì a DeAngelo. Il cerchio si strinse attorno a lui, ma la conferma definitiva che fosse il serial killer del Golden State arrivò quando gli investigatori recuperarono un fazzoletto da lui gettato nella spazzatura e lo confrontarono con quel Dna senza nome risalente ai crimini di decenni prima. Ad aprile del 2018, il tanto atteso arresto, a Sacramento. Da quel momento, l’assassino è rinchiuso in isolamento in una prigione della capitale.

“Sono colpevole”

DeAngelo è accusato di 13 omicidi, oltre 50 stupri e un centinaio di furti d’appartamento. Lo scorso 29 giugno ha evitato la pena di morte dichiarandosi colpevole delle accuse, davanti alla corte, riunitasi nell’auditorium della California State University di Sacramento, per permettere a oltre 150 familiari delle sue vittime di partecipare alla seduta mantenendo la distanza di sicurezza dovuta all’epidemia di coronavirus. Ad agosto è prevista una seconda udienza: per DeAngelo si prospetta una condanna all’ergastolo. L’accordo raggiunto infatti è una condanna a vita in cambio di una piena ammissione di colpa.

Il sospetto dell’infermità mentale

Dal momento del suo arresto, DeAngelo è stato visto più volte parlare da solo a lungo, come se conversasse con una persona invisibile, che lui chiama “Jerry”. Lo stesso imputato ha ammesso, come riporta la Bbc: “Non avevo la forza di oppormi. Mi ha costretto. Era dentro la mia testa, è una parte di me. Io non volevo fare quelle cose. Alla fine, ho cacciato via Jerry e ho avuto una vita felice. Ma ho commesso tutte quelle cose. Ho distrutto tutte quelle vite. Ora devo pagare questo prezzo”. I pm hanno espresso il loro scetticismo riguardo queste affermazioni, sospettando che DeAngelo fosse cosciente durante i delitti. Se fosse vero, tuttavia, non sarebbe il primo caso: Billy Milligan venne assolto per infermità mentale dal processo per rapimento, stupro e omicidio di 3 studentesse. Milligan infatti era affetto da un grave disturbo dissociativo dell’identità: in lui vivevano 24 personalità diverse.