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Federico Aldrovandi: ucciso da poliziotti, lui morto loro liberi

Pubblicato: 25/09/2020 09:03

La sera del 25 settembre 2005 Lino Aldrovandi e la moglie Patrizia videro il figlio Federico, 18enne, uscire di casa per una serata con amici.

La volta successiva che la coppia vide Federico Aldrovandi, il giorno dopo, fu anche l’ultima: il loro ragazzo era ormai un corpo senza vita ricoperto di lesioni ed ecchimosi, con il sangue che usciva copioso dalla sua testa.

Sono passati ormai decenni dall’omicidio di Federico Aldrovandi, eppure la sua storia non smette di sconvolgere.

Federico Aldrovandi: la sera della morte

Federico (Altro, per gli amici) era uscito per raggiungere la sua comitiva al Link, noto locale di Ferrara. Lì aveva bevuto, ingerito ketamina e morfina in dosi lievi e si era divertito. Alla fine della serata il gruppo si era avviato verso casa fino a che Federico si era staccato dal resto della comitiva per raggiungere casa sua.

Camminando nei pressi dei giardini di via Ippodromo, Federico ha incontrato coloro che lo avrebbero ucciso: non un gruppo di balordi o malviventi ma 4 poliziotti in divisa.

I poliziotti che uccisero Federico

I primi due, Enzo Pontani e Luca Pollastri, lo hanno fermato: poi hanno chiamato un’altra volante, con a bordo Monica Segatto e Paolo Forlani. Che sono venuti in loro aiuto. Cosa sia veramente accaduto nel contatto tra Altro e i poliziotti è impossibile dirlo: quello che si sa è che i 4 hanno cominciato ad accanirsi con mostruosa violenza sul giovane, tanto brutalmente da rompere due manganelli contro il suo corpo. Federico, ormai a terra e massacrato di botte, è stato finito dal peso dei poliziotti che sono saliti sul suo corpo provocano un’asfissia schiacciandoli il torace. Quando è arrivata l’ambulanza, chiamata con palese ritardo ed ormai inutile, il giovane è stato trovato prono, con i polsi ammanettati dietro la schiena. Successivamente Federico è stato liberato dalle manette e girato, per dare l’impressione di essere deceduto libro da costrizioni.

La famiglia Aldrovandi: il corpo e la denuncia

I coniugi Aldrovandi hanno saputo della morte del figlio alle 11 di mattina, diverse ore dopo il decesso: in un video recuperato in un momento successivo e che mostra gli agenti muoversi attorno al corpo di Aldro, si può sentire il telefono del ragazzo squillare e gli agenti dire di non rispondere ai genitori.

Il cadavere di Federico Aldrovandi

Il corpo di Aldro parlava chiaro: nonostante i poliziotti avessero dichiarato che il ragazzo si era sentito male e che loro lo avevano semplicemente tenuto sotto controllo, c’erano 59 lesioni sul suo corpo a dimostrare che le cose erano andate diversamente. Prima ancora che ai medici legali ciò fu chiaro alla sua famiglia, che decise di denunciare il fatto sia alle autorità che attraverso i media, con un blog che fece rimbalzare la vicenda di telegiornale in telegiornale: nel giro di pochi giorni nacque il caso Aldrovandi. Al fianco della famiglia fin dall’inizio ci fu Fabio Anselmo, che poi divenne l’avvocato di riferito della famiglia Cucchi per l’omicidio di Stefano.

La causa della morte

Le perizie medico legali del Pubblico Ministero e dei consulenti della famiglia dimostrarono che Aldro non era morto per un malore o per la droga, ma per “insufficienza miocardica contrattile acuta” dovuta al fatto che degli uomini adulti avevano schiacciato con violenza il suo torace, fino a farlo cedere.

Fu fondamentale anche la testimonianza di Anne Marie Tsagueu, una donna che risiedeva poco lontana dal luogo dell’omicidio e che disse di aver sentito Federico gridare dal dolore e chiedere aiuto.

Il processo Aldrovandi e le condanne

Nel 2007 il rinvio a giudizio dei 4 poliziotti con l’accusa di omicidio colposo ha portato ad una condanna per 3 anni e 6 mesi nei confronti di tutti. Erano colpevoli di essere andati oltre i limiti dell’adempimento del dovere, di aver usato la violenza oltre lo scopo di contenimento e di non aver chiamato l’ambulanza con i giusti tempi.

Sarà una condanna agrodolce: grazie alla legge sull’indulto nessuno di loro passerà tutto questo tempo in carcere (che fu comunque considerato una pena misera dalla famiglia Aldrovandi). I 3 uomini hanno scontato in carcere solo 6 mesi, e Monica Segatto, grazie alla legge Severino, solo un mese. Alla famiglia Aldrovandi, in appello, è stato deciso che andasse un risarcimento di 2 milioni di euro.

Il processo Aldrovandi bis

Nel processo Aldrovandi bis, avvenuto nel 2010, sono stati condannati per depistaggio delle indagini i poliziotti Marco Pirani, Marcello Bulgarelli e Paolo Marino.

Durante le indagini erano infatti emerse diverse incoerenze nella gestione delle indagini: non erano stati sequestrati i manganelli spezzati né la volante della polizia controlla quale era stato sbattuto il corpo del giovane, non era stato fatto pervenire sul luogo il Pm assegnato al caso con un depistaggio ed erano stati rilasciati in grave ritardo alcuni nastri registrati sul luogo.

Dal 2014 i poliziotti che hanno ucciso Federico Aldrovandi sono tutti tornati in servizio. Da sempre Lino Aldrovandi e sua moglie lottano per non far dimenticare la morte di Federico e di tutti coloro che hanno vissuto tragedie simili, come Stefano Cucchi.