A 6 anni dalla scomparsa e morte di Elena Ceste, la giustizia ha già emesso il suo verdetto: a ucciderla è stato il marito, Michele Buoninconti. L’uomo è stato condannato a 30 anni di carcere, ma non ha perso le speranze che il suo caso venga riesaminato. Dietro all’istanza di revisione c’è l’investigatore Davide Cannella, che in esclusiva a The Social Post ha raccontato tutto quello che non torna nel caso dell’omicidio di Elena Ceste.
Caso Elena Ceste, Buoninconti chiede la revisione
Ci sono voluti 11 mesi perchè il corpo di Elena Ceste rispuntasse, in un canale del Rio Mesa in provincia di Asti. La madre 37enne era sparita da San Pancrazio a Motta a Costigliole d’Asti e per lungo tempo non c’è stato nessun indagato. Poi, trovato il corpo, è arrivato l’arresto del marito Buoniconti e le condanne, fino all’ultimo grado. Da quasi un anno, però, si lavora già alla revisione del caso e dietro c’è Davide Cannella della Falco Investigazioni, che ha di recente rifiutato di seguire il caso Roberta Ragusa per “problemi ostativi” con i legali di Antonio Logli.
Poche settimane fa, proprio Cannella aveva denunciato la scomparsa di alcuni reperti dal Tribunale di Asti: “Poi sono saltati fuori, la cosa è rientrata. Erano presso il comando dei Carabinieri. Infatti il dottor D’Orio, che è il nostro genetista, andrà lì a fare i rilievi che non abbiamo potuto fare“.
I dubbi sulla colpevolezza di Buoninconti
Nel caso della Ragusa, Cannella aveva dichiarato di non aver trovato spiragli per un risultato diverso da quello che ha portato alla condanna di Logli. Nel caso di Elena Ceste, invece, è molto diverso: “Il punto focale è che Buoninconti è stato accusato dell’omicidio della moglie, ma il medico legale non è stato in grado di dire come è morta“. Difficile, considerando lo stato di conservazione del corpo. “Stiamo parlando di un omicidio, di un incidente, oppure c’era soltanto Buoninconti che poteva aver voglia di ammazzare la moglie perchè si era scoperto tradito?” la domanda dell’investigatore, che non esclude quindi che ci possano essere altre persone “interessate” ad uccidere la donna.
La causa della morte di Elena Ceste
Tutto, quindi, parte da come è morta Elena Ceste: “Non è stata strangolata, ma soffocata. Lo strangolamento richiede la rottura dell’osso ioide, che in questo caso era integro“. Quindi, “Il medico legale ha ipotizzato, ma è mera ipotesi, che possa essere stata soffocata. Se chiede al medico legale con quali basi lo dice, lui dice: ‘non lo so’“. Una dichiarazione molto forte, considerando che di mezzo c’è una condanna in Cassazione.
Difficile, per Davide Cannella, provare per certo che sia stata soffocata e che quindi ci sia stato un vero e proprio omicidio: “Nel caso di strangolamento c’è l’osso iloide che può dirlo, ma se è intero come si fa a dire che è stata soffocata ‘forse con un cuscino’, altra ipotesi peregrina, come fa a dirlo?“.
Il sopralluogo sul luogo del ritrovamento di Elena Ceste
Per l’uomo chiamato a trovare elementi per far rivalutare il caso di Michele Buoninconti, quindi, “Hanno preso per buona la via più comoda. È stato accusato il marito probabilmente perchè dicono: ‘tu ti sei scoperto tradito e hai ammazzato la moglie, in un momento d’impeto ti sei sbarazzato del corpo“. Proprio il luogo di ritrovamento, però, è un altro dei punti al vaglio delle indagini private: “Andare a gettare la moglie dove è stata trovata è il posto più sbagliato che possa esistere“.
Due i motivi: “È stata trovata in un canale, vicino c’è un campo di noccioline. Alle 9 del mattino poteva incontrare chiunque, qualche contadino, il proprietario, chiunque“. Ma ancora: “Perché portare il cadavere lì e non 300 metri più avanti, dove c’è il fiume Tanaro?“. Inoltre, rivela Cannella, vicino al canale c’è una serra, aperta nell’orario in cui si ritiene che Buoninconti abbia lasciato il corpo. “Possibile che nessuno abbia visto la macchina di Michele?” è la domanda attorno a cui gira tutto.
Il luogo, la distanza da percorrere, la serra aperta e nessun testimone. Sono molti gli elementi che vengono ritenuti validi per richiedere la revisione del processo. “O è un genio del crimine, o è un cogli**e, oppure i fatti non son andati così” è il caustico commento dell’investigatore, per un caso che però per la giustizia al momento non è più considerato un mistero.
La sentenza contro Michele Buoninconti
Per la Cassazione, infatti, non ci sono dubbi: è stato Michele Buoninconti a uccidere Elena Ceste. “È l’unica possibile lettura da dare“, secondo le parole contenute nelle motivazioni della sentenza rese note pochi mesi dopo la definitiva condanna. I giudici avevano confermato quanto stabilito dalla Corte di assise d’appello di Torino. “Commise il delitto e poi occultò il cadavere, compatibilmente con il falso alibi già predisposto” venne spiegato nelle motivazioni.
Buoninconti, per loro, premeditò tutto con “una serie di azioni ben studiate, così da poter essere eseguite in continuità secondo una cadenza sul filo dei minuti“. Venne anche data lettura del movente: Buoninconti uccise Elena Cese perchè mosso “dal più atavico dei sentimenti maschili: una sete di dominio unita ad un malinteso senso dell’onore“. Questo perchè aveva “l’esigenza di affermare il proprio dominio unitamente a un sentimento di vendetta di fronte a tradimenti comprovati“.
Così la Cassazione, sulla “chiara e premedita volontà omicida” di Michele Buoninconti. Ora, le possibilità dell’ex vigile sono tutte nella revisione e nei dubbi sollevati dall’investigatore privato.