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Gabriele Parpiglia: “La mia seconda vita si chiama famiglia”

Pubblicato: 04/12/2020 11:46

Intervista a cura di:
Marco Zoccali

Il giornalista e autore televisivo Gabriele Parpiglia è da poco tornato in onda con la trasmissione che lo vede indossare i panni di conduttore, Seconda Vita (trasmesso su Dplay), che mette al centro del racconto i percorsi di rinascita di volti noti della tv e dello spettacolo.

In questa seconda edizione gli ospiti di Gabriele Parpiglia sono Matteo Giordano de Il castello delle cerimonie, Tommaso Zorzi, Aurora Betti, il wedding planner Enzo Miccio, Martina Nasoni, lo chef Damiano Carrara e Federico Lauri, più conosciuto come Federico Fashion Style.

Ognuno di loro ha raccontato a cuore aperto a Gabriele Parpiglia la propria storia di cambiamento e trasformazione in seguito a momenti di difficoltà e di “rottura” avvenuti nella loro vita.

A indagare invece sulle vite del conduttore ci abbiamo pensato noi.

Sono partito da Reggio Calabria con un sogno

Partiamo dall’inizio Gabriele, qual è stata la tua prima vita?

Nella mia prima vita ero un ragazzo nato a Reggio Calabria e partito per Milano con il sogno di fare il giornalista. Avevo 80mila lire in tasca, tre mesi di affitto pagati e un “in bocca al lupo” caloroso datomi da mia madre, che in quel momento poteva permettersi solo quello e quello mi ha donato, ma per questo la ringrazierò sempre. Il mio era un sogno non facile da realizzare, però avevo le idee chiare, non ho mai desiderato fare altro e da quel momento non ho mai smesso di avere fame. Ogni mattina mi sveglio e cerco di capire dove non devo sbagliare, dico “attento a non fare cazzate perché tutto può sparire in un secondo”. Di sicuro non mi adagio su quello che ho già realizzato. Nella prima vita c’era il sogno e nella seconda sto continuando a tenerlo in piedi.

Oltre ad essere giornalista sei autore televisivo, scrittore e in Seconda Vita anche conduttore: come gestisci tutti questi impegni nelle tue giornate?

Ho un vantaggio, che poi un vero vantaggio non è in quanto si tratta di una patologia: io non dormo. È così che so le notizie prima degli altri (ride [NdR]). A parte gli scherzi, soffrendo di attacchi di panico e di altre patologie mi addormento e mi sveglio col cervello sempre attivo. 

Da quando è scoppiato il lockdown inizio le mie giornate con una sorta di rito “fantozziano”: lavo i denti, dico ad Alexa di accendere la radio, seleziono tutte le vitamine che devo prendere, bevo il caffè e poi via con videocall, whatsappate, Zoom. Mi adeguo a quelli che sono i mezzi per lavorare in pandemia, però ho avuto una grande fortuna rispetto a tanti: ho potuto viaggiare per lavoro. Nel primo di questi viaggi sono entrato in un bar a prendere un caffè e sentendo il rumore delle tazzine, cosa che non succedeva da molto tempo, mi sono emozionato, è stato scioccante. Riempio le mie giornate con il lavoro e cerco di non pensare troppo alla situazione generale a differenza di quanto ho fatto durante il primo lockdown che mi ha letteralmente mandato nel pallone.

In televisione vince chi offre risate

In questo periodo molto particolare a causa del Covid, quale pensi che sia il ruolo della televisione, che è una parte importante del tuo mondo?

Oggi la televisione è diventata fondamentale, lo dicono i dati di ascolto e la voglia di distrazione del pubblico, voglia che sento anche io. Le persone sono a casa disperate e i programmi televisivi aiutano a scacciare i pensieri per qualche ora. Non stiamo parlando di programmi di cronaca o di attualità che raccontano la pandemia, ma di programmi come il Grande Fratello, che va in onda quasi ininterrottamente da un anno e continua ad avere milioni di spettatori.

Da autore e conduttore televisivo, qual è il segreto per risultare interessanti agli occhi del pubblico, cosa vince sul piccolo schermo?

Vince chi offre risate, chi emoziona restando però lontano dalla parola Covid perché per mesi siamo stati bombardati da notizie relative alla pandemia e al dolore. Vince chi sa dosare in maniera giusta il linguaggio basso con quello alto.

Il ragazzo partito con 80mila lire in tasca ha realizzato il sogno di diventare giornalista, oggi che sogni insegui?

Sono scaramantico quindi non li rivelo, però ti dico che la prossima vita la immagino con una famiglia. Dopo aver rifiutato per tanto tempo l’idea di costruire qualcosa di mio, oggi ti dico che la mia seconda vita si chiama famiglia.

Ultimo Aggiornamento: 21/02/2021 21:02