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L’odio si nutre sui social, Federico Rutali e gli hater: “Offendono per attirare l’attenzione”

Pubblicato: 07/12/2020 12:59

Quella di Federico Rutali, giovane influencer di 23 anni, è la testimonianza di un’infanzia e un’adolescenza segnata in maniera indelebile dal bullismo e dal body shaming. Insulti, derisione, fobia sociale, paura a relazionarsi e angoscia di vivere: queste sono le parole più ricorrenti nella narrazione del suo trascorso minato dai bulli, dalle critiche e da una solitudine forzata, un tunnel cui non era consapevole ci fosse un’uscita.

Ora noto influencer su Instagram, l’impegno di Federico è palpabile nei suoi scatti corredati da didascalie all’insegna del body positivity. Ma per quanto sia appoggiato da migliaia di ragazzi, nella sua lotta, Federico Rutali si scontra quotidianamente con l’odio social, un fenomeno inarrestabile. Intervistato da The Social Post, il 23enne ci racconta la sua personale battaglia contro il mondo degli odiatori.

La fame di rivincita con la passione per la fotografia

Critiche, messaggi offensivi, insulti: il mondo dei social non è così lieto come appare. Tante le insidie così come le ripercussioni che silenziose si adagiano nella profondità inferendo ferite che difficilmente si rimarginano.

Hai 23 anni e più di 100mila follower su Instagram, come ti sei affermato nel mondo di social?

Tutto è nato per gioco quando ho iniziato a perdere peso, fino ai 16 anni infatti ho sofferto di obesità. Poi in 3 mesi ho perso 25 kg e da quel momento la mia vita è cambiata: ho iniziato ad avere un fisico normale acquistando molta più sicurezza in me stesso e dentro di me si è scatenato qualcosa. Volevo riprendermi le mie rivincite e da pecora nera mi sono trasformato in un lupo affamato di vittoria contro quei bulli che per anni mi hanno deriso. E per vincere, ho fatto leva sulla mia passione: la fotografia.

Quindi tutto ha avuto inizio da uno scatto?

Sì. Mi piace molto stare sia davanti che dietro all’obiettivo, mi piace scattare foto ma essere al tempo stesso il soggetto degli scatti. Così, un giorno ho deciso di aprire un blog per parlare di me, delle diversità e a 18 anni ho aperto il mio primo profilo Instagram. Fin da subito ho schiacciato l’acceleratore pubblicando foto senza veli seppur niente di eclatante. Dietro molte di quelle foto tanti hanno visto volgarità ma in realtà dietro c’era un messaggio importantissimo: accettarsi per quello che si è senza vergognarsi di nulla, siamo quello che siamo, siamo belli per questo con tutte le nostre forme e con qualche smagliatura.

Per questo motivo ho deciso di mettermi a nudo in tutti i sensi facendo vedere a tutti la forma della mia nuova anima e del mio corpo. Mi sono lanciato e ho iniziato a vedere che le mie foto piacevano a moltissimi ragazzi, molto di loro mi scrivevano per chiedermi magari qualche consiglio, qualche aiuto per uscire dal tunnel e io gli davo tutta la forza che mancava. Bisogna prendere coraggio e rispondere al bullo che ogni giorno deride e calpesta.

A tu-per-tu con l’odio social: dall’insulto al complimento

Immagino che, a maggior ragione, tu abbia dovuto confrontarti apertamente con il mondo degli odiatori social, i cosiddetti hater.

Si, ovviamente e fin da subito.

Che rapporto hai con gli odiatori sui social, come ti comporti?

Io generalmente non blocco nessuno e non li elimino nemmeno perché la brutta figura ce la fa chi scrive un commento offensivo. Chi legge quelle parole non smette di seguire me ma giustamente pensa che chi ha scritto abbia dei problemi per covare così tanto odio dentro da dover criticare e deridere un’altra persona.

Ti è mai capitato di confrontarti direttamente con uno di loro?

Sì, quando mi scrivono in direct inizialmente rispondo perché mi piace il dialogo ma soprattutto voglio capire fino a che punto riescono a spingersi per fargli cambiare idea. Se nessuno parla con loro, e intendo con i bulli o con chi critica o offende, non si può capire cosa si scatena in loro ed è quello che cerco di capire. Cosa li spinge ad insultarmi? Perché mi scrivono offese più o meno pesanti andando a toccare anche la mia famiglia? È questo che voglio capire. La maggior parte delle volte che ho risposto a chi mi scriveva offese mi è stato risposto “Oh mio dio, non credevo mi avresti mai risposto”, poi hanno iniziato a farmi complimenti. Questo perché molte delle volte le offese arrivano per attirare l’attenzione.

Comunque generalmente rispondo con un sorriso, fortunatamente ad oggi molte cose mi scivolano addosso, mi ferisce di più un commento che arriva da una persona a cui tengo e che pensavo potesse conoscermi. In quel caso mi arrabbio e rimango molto deluso ma finché arrivano da persone che conoscono il 5% della mia vita mi fanno solo una gran tenerezza.

Sei arrivato a capire cosa secondo te spinge l’hater ad accanirsi contro una persona?

Se passi la vita a criticare gli altri vuol dire che hai un problema tu, in prima persona. Se hai sempre il dito puntato contro gli altri è perché hai paura di puntarlo verso te stesso ed è questo che voglio fargli capire ed è per questo che rispondo, provo ad accedergli quella lampadina, dimostrargli che ciò che fanno è sbagliato e che dovrebbero farsi un esame di su di sé, non farlo agli altri.