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Omicidio Yara, ora la difesa punta alla revisione del processo: “Sentenze si basano su falso storico”

Pubblicato: 15/01/2021 11:39

Al termine di una giostra infinita di richieste, rigetti e polemiche sull’apparente inavvicinabilità dei reperti trovati sul luogo del delitto Gambirasio, ora la Cassazione ha annullato il provvedimento della Corte d’Assise che respingeva l’ennesima richiesta degli avvocati del muratore di Mapello di poter esaminare i numerosi reperti conservati -e da loro mai avuti in esame.

Ora, gli avvocati Camporini e Salvagni fanno sapere che il team della difesa di Bossetti attende di avere in mano le motivazioni della Cassazione per valutare se, tra le motivazioni, si estrapolano gli estremi per chiedere una revisione del processo anche senza esaminare i reperti.

Per la difesa di Bossetti si è giunti al momento della prova del nove. Se verrà finalmente dato un ok all’esame dei 54 campioni di Dna (spuntati apparentemente dal nulla) e gli abiti della piccola Yara, il risultato di quell’esame metterà una parola fine, in un senso o nell’altro.

54 reperti di Dna da esaminare

Ciò che però sostengono gli avvocati è che, al di là delle analisi dei reperti, il fatto che siano spuntati improvvisamente dei reperti di Dna di cui prima d’ora s’era negata l’esistenza, già possa bastare per rendere il processo fin d’ora portato avanti come nullo. “La magica comparsa nei mesi scorsi di 54 campioni di Dna che per tutto il processo sono stati definiti inesistenti potrebbe legittimare, soltanto questo, una richiesta di revisione” ha spiegato Camporini nel programma Iceberg di Telelombardia: “Anche perché ci sono già tutti gli elementi: la novità e la decisività, in un senso o nell’altro. A questo punto valuteremo anche questa possibilità, addirittura di andare subito a revisione“.

Le motivazioni di sentenza, quando saranno disponibili, daranno sicuramente qualche elemento in più su cui lavorare: “Non appena leggeremo le motivazioni della sentenza di Cassazione faremo le nostre valutazioni anche nel senso di una possibile richiesta di revisione anche a prescindere dall’analisi dei reperti”.

Salvagni: “Nessuno potrà impedirci di fare quegli esami”

Massimo Bossetti è “contentissimo, è quello che aspettiamo da tanti anni”, ci assicura l’avvocato Claudio Salvagni, raggiunto al telefono da The Social Post. Il risultato di questi giorni è, per il team di difesa, “una novità clamorosa e decisiva: durante il processo non è stata concessa la perizia del Dna perché i reperti erano esauriti, o almeno così diceva la sentenza della Corte di Cassazione e d’appello. A gennaio 2020 sono stati confiscati i beni in sequestro e tra questi ci sono 54 campioni di Dna, proprio quelli che interessano, ovvero quelli presi da slip e leggins della povera Yara”. Si tratta, spiega Salvagni, di elementi bastevoli a invalidare l’intera struttura su cui si fonda il processo: “Le sentenze sostanzialmente si basano su un falso storico e, soprattutto, questo permetterebbe di fare nuovi esami sui reperti”.

Ora, si attendono tempi tecnici: quelli necessari ad avere le motivazioni della Cassazione e quelli necessari a capire come procedere: “Ora attendiamo che i giudici ci indichino le modalità di azione, perché, che noi potessimo accedere, era già stato appurato. Nessuno potrà più impedirci di fare quegli esami”.