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Chiara Appendino condannata, il commento dei parenti delle vittime

Pubblicato: 27/01/2021 20:21

Il processo a carico di Chiara Appendino per la strage di piazza San Carlo oggi è arrivato alla prima sentenza, la sindaca di Torino è stato condannato a 1 anno e 6 mesi con condizionale, in primo grado. Una pena che ricalca la richiesta della procura che aveva invece chiesto 1 anno e 8 mesi. Oltre a Chiara Appendino sono stati condannati l’ex questore Angelo Sanna, l’ex capo gabinetto Paolo Giordana, il dirigente di Turismo Torino e capo dell’evento Maurizio Montagnese e il progettista Enrico Beroletti.

Il processo si è tenuto con l’iter del rito abbreviato, le accuse erano quelle di disastro, omicidio e lesioni colpose. La condanna arriva a pochi mesi da quella della gang di piazza San Carlo che, con lo spray al peperoncino usato per le rapine diede il via alla calca assassina. Il bilancio fu terribile, 1’690 feriti e 2 morti e proprio i parenti delle vittime si sono espresse in merito alle condanne.

“La sentenza non ci restituisce nostra madre”

I parenti delle due donne morte a seguito della calca, Marisa Amato e Erika Pioletti hanno commentato la sentenza. Il dolore è immutabile e, come loro stessi hanno dichiarato, la sentenza non ha cambiato nulla. Queste le dure parole dei figli di Marisa Amato, la donna rimasta prima tetraplegica a causa della calca e poi deceduta: La sentenza di oggi non ci restituisce nostra madre e non fa scomparire la sofferenza, fisica e psicologica, da lei patita”, le loro parole riprese da diverse testate come Repubblica, e ancora: “Questa sentenza non cancella il dolore e non colma la sua assenza, né oggi né domani”. La memoria di Marisa Amato vive nei figli e nella onlus che loro stessi hanno aperti a loro nome, I sogni di nonna Marisa.

La rabbia di Fabio Martinoli

Intervistato da La Repubblica, Fabio Martinoli, fidanzato di Erika Pioletti ha lasciato intendere di non essere felice della sentenza. Lui la felicità l’ha persa quella notte, perché da allora il lutto e il senso di colpa non lo hanno mai abbandonato. “La mia vita è una tortura”, ha detto, loro quella sera si trovavano in piazza San Carlo per festeggiare il compleanno guardando la finale di Champions League. La Juventus era la passione di Fabio e Erika lo seguiva ovunque: “Quel giorno era il mio compleanno, a me non è mai interessato molto festeggiare i compleanni, ma si può immaginare come sia stato da quell’anno in poi… Quella data me la ricordo ora più di quanto non facessi prima”.

Sulla sentenza è stato altrettanto duro: “Aspettavo proprio di sapere come sarebbe andata. Un anno e mezzo: si bruciano la condizionale e per loro cosa cambia? Non succede niente. Non so quanto abbiano capito davvero di quello che è accaduto: ognuno ha la sua coscienza e a quella deve rispondere. Se ce l’ha”.

Ultimo Aggiornamento: 27/01/2021 21:12