Esattamente un anno fa, all’alba di lunedì 27 gennaio 2020, in un parco di Bedizzole i carabinieri avevano trovato il corpo privo di vita della 39enne Francesca Fontana.
Il cadavere della ragazza si trovava adagiato dietro una fontana, con il volto e il petto coperti di lividi e la cerniera del piumino abbassata. Subito, quindi, gli inquirenti accorsi sul posto avevano ritenuto si trattasse di un omicidio.
Il delitto di Francesca Fantoni
La famiglia aveva dichiarato che Francesca Fontana era uscita di casa intorno alle 17:00 di sabato 25 gennaio, per recarsi in piazza insieme ad alcuni amici. Non vedendola rientrare, i familiari avevano lanciato l’allarme, allertando i carabinieri.
Erano, quindi, partite le ricerche, che avevano prontamente portato al ritrovamento del telefono cellulare rotto della ragazza. Poi, il ritrovamento del corpo.
Il killer di Francesca Fantoni incastrato dalle telecamere
Già nella giornata di mercoledì 29 gennaio, gli inquirenti avevano evidenziato un sospettato principale. Pertanto, la Procura della Repubblica di Brescia aveva emesso un decreto di fermo di indiziato di delitto per il 32enne Andrea Pavarini.
Come rivelato dal capitano Massimo Cicala, durante una conferenza stampa dell’Arma di Brescia, il killer era stato incastrato dalle telecamere: “L’assassinio è stato un atto estremamente violento e il presunto colpevole è stato individuato anche grazie alle immagini delle telecamere, che prima hanno visto uscire i due assieme da un bar e, successivamente, una grossa macchia sulla felpa dell’uomo”. In effetti, durante una perquisizione, le Forze dell’Ordine avevano trovato delle macchie di sangue e fango in una felpa di Pavarini.
Il processo è ancora in corso
Nei giorni successivi, l’autopsia aveva rivelato come la donna fosse stata stuprata e colpita al volto da pugni e calci tali che avevano provocato ferite, fratture e contusioni. Infine, era stata strangolata.
Inoltre, Andrea Pavarini in un primo momento aveva negato le sue responsabilità. Successivamente, aveva confessato, senza rivelare il movente che lo aveva spinto a commettere l’omicidio. Nel mese di ottobre, gli inquirenti avevano chiuso le indagini.
Grazie alla perizia, il consulente tecnico d’ufficio aveva rilevato come l’uomo fosse capace di intendere e di volere, e capace di stare al giudizio.
Il processo, che vede il 32enne accusato di omicidio volontario pluriaggravato, è iniziato lo scorso 14 dicembre ed è ancora in corso.