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Omicidio Roberta Siragusa: i primi risultati dell’autopsia

Pubblicato: 05/02/2021 10:15

Dietro l‘omicidio della 17enne Roberta Siragusa, ritrovata senza vita in un burrone nelle campagne di Caccamo (Palermo) il 23 gennaio scorso, si ricompone progressivamente un quadro di elementi sconcertanti. Non ultima, l’evidenza di una fine atroce emersa dai primi esami sul cadavere. L’autopsia avrebbe portato a galla anche un’ipotesi terribile. In carcere, con l’accusa di omicidio volontario e occultamento di cadavere, il suo fidanzato 19enne, Pietro Morreale, attualmente unico indagato per il delitto.

Roberta Siragusa: la terribile ipotesi dopo l’autopsia

Oltre alle evidenze di una “vistosa ferita” nel cranio della 17enne, l’esame autoptico avrebbe portato a galla un ipotetico scenario agghiacciante dietro gli ultimi istanti di Roberta Siragusa.

Le condizioni del corpo della ragazza, a margine del ritrovamento in quel dirupo tra Termini Imerese e Caccamo, erano apparse da subito drammatiche, al punto che persino gli esperti chiamati a ricostruire la dinamica e le cause del decesso ne sarebbero rimasti turbati.

E c’è attesa per le risposte che l’autopsia potrebbe consentire di cristallizzare, ma alcune indiscrezioni, riportate dall’Ansa, restituiscono ulteriori tasselli al puzzle di quella notte di orrori. I primi risultati dell’esame sul cadavere avrebbero fatto emergere un possibile scenario: la 17enne sarebbe stata stordita con un colpo alla testa, e potrebbe essere stata arsa viva. Data alle fiamme, stando a quanto filtrato finora, mentre era priva di sensi.

Roberta forse morta per asfissia

I primi particolari emersi dopo l’esame autoptico, riporta il quotidiano locale Giornale di Sicilia, non si discostano dalla cornice di brutalità immediatamente ipotizzata dopo il ritrovamento del corpo.

La giovane potrebbe essere morta per asfissia, il fumo dell’incendio appiccato dal suo assassino l’avrebbe soffocata. La posizione protrusa della lingua della vittima potrebbe confermare questa ipotesi, poiché evidenza riscontrabile nelle morti per strangolamento o, come sostenuto per il caso della 17enne, in quelle per soffocamento.

In cella il fidanzato 19enne, Pietro Morreale, sulla cui auto il Ris avrebbe isolato tracce di sangue. Dopo il trasferimento dal carcere di Termini Imerese al Lorusso di Pagliarelli (Palermo), avrebbe tentato di dar fuoco a un rotolo di carta igienica. Non è chiaro, riporta Ansa, se si sia trattato di un gesto dimostrativo o di un tentativo di suicidio. Agli inquirenti, il ragazzo avrebbe reso una versione che risulterebbe sconfessata dagli elementi in mano al Ris: Si è data fuoco“, avrebbe dichiarato, dipingendo la sua posizione come estranea a quell’orrore.